Clò dai segretari di moro all'industria

Ciò Ciò Dai segreti di Moro all'Industria ALBERTO CL0/. Lei mi chiede se ci credo... Posso testimoniare con certezza che nessuno muoveva il piattino». Così il professor ,Clò alla Commissione parlamentare sul caso Moro. «Non c'era il trucco, secondo lei?» gli chiese il presidente. «No, nessuno di noi spingeva il piattino. Che cosa lo facesse muovere è una domanda a cui non so dare una risposta precisa. Il gioco sta in questo». «Se il piattino si muove da sé - fece allora osservare il commissario Leonardo Sciascia - è più di un gioco». In effetti. Da quella seduta spiritica, tenuta proprio nel casolare di campagna dell'attuale ministro Ciò, a Zappolino, presso Bologna, esce per la prima volta il nome Gradoli. Al «gioco» - in realtà uno dei più sconvolgenti misteri della vicenda Moro - partecipano Alberto, Adriana, Carlo e Licia Ciò, Romano Prodi e la moglie e altri amici, anche con bambini, che interrogano gli spiriti di Sturzo e La Pira sulla sorte del leader de che in quel momento - e il 4 aprile 1978 - è nelle mani delle Br. Di Gradoli, località del Viterbese, ma anche stada romana dove i terroristi hanno una base decisiva, Prodi parla poi con un criminologo e con gli uomini della de. Inutile dire che, indiscrezione spiritica o meno che sia stata, la segnalazione non va in porto. E così, anche se l'episodio occupa una sera appena nella vita del futuro ministro, l'ombra dei segreti di Moro continua a proiettarsi nella vita pubblica italiana. Per il resto, Alberto Ciò, 48 anni, bolognese, vicino a quella sinistra cattolica a mezza strada fra la democrazia cristiana e il movimento referendario di Mariotto Segni, è uno stimato professore di economia industriale. Già nel consiglio dell'Eni, si occupa di fonti d'energia ed è l'animatore del centro studi «Nomisma».

Persone citate: La Pira, Leonardo Sciascia, Moro, Prodi, Romano Prodi, Sturzo

Luoghi citati: Bologna, Gradoli