La Cina: niente pace con il Papa

Pechino chiude ogni spiraglio, «prima il Vaticano rompa con Taiwan» Pechino chiude ogni spiraglio, «prima il Vaticano rompa con Taiwan» La Cina; niente pace con il Papa Giallo in Nuova Guinea, caccia a due sicari PORT MORESBY DAL NÒSTRO INVIATO Il terrore di un attentato insegue Papa Wojtyla fino a Port Moresby, in Papua-Nuova Guinea, questo remoto angolo di mondo popolato da meno di quattro milioni di abitanti per una superficie grande un terzo più dell'Italia. La polizia sta cercando due cittadini iraniani, arrivati da Manila un mese fa, che ieri pomeriggio hanno abbandonato all'improvviso il «Grandville Motel», senza però lasciare il Paese. «Prendiamo la cosa molto seriamente», ha detto il capo della polizia. Si è aperta una discussione fra le autorità per quanti, concerne gli spostamenti del Papa. Qui il veicolo preferito dal Pontefice è una specie di jeep, aperta da tre lati, e coperta da una tendina gialla. La polizia filippina nei giorni scorsi aveva annunciato l'arresto di tre persone sospettate di appartenere a un non meglio identificato gruppo islamico deciso a uccidere il Papa. Fra questi un cittadino marocchino, Sajeed Hadad. Ma i problemi del viaggio papale a Manila sono piuttosto di ordine politico e interreligioso. Se 50 mila giovani filippini hanno preso l'impegno, offrendolo in regalo al Papa, di astenersi dai rapporti matrimoniali, Chiesa e governo sono ai ferri corti sul «family planning». Una parte della delegazione di «Cattolici patriottici» cinesi presenti alla grande messa se ne è andata, alla vista della bandiera di Taiwan vicina a quella della Cina continentale. Quattro dei loro sacerdoti hanno invece concelebrato anche se ufficialmente il Vaticano non ne sa niente - dopo aver fatto la loro «professione di fede» nelle mani dei missionari del Pime. Il Papa non li ha visti anche se lo avrebbe voluto, perché,, dicono le fonti ufficiali vaticane, «li abbiamo cercati ma senza risultato». Una spiegazione fragile, visto che è stato il card. Jaime Sin a organizzare la loro venuta. E' più probabile invece che la Santa Sede non abbia voluto dare troppa evidenza all'avveni¬ mento, conscia di una certa rigidità di Pechino, espressa ieri dal portavoce dell'ambasciata cinese a Manila, Deng Xia Gun. La presenza della delegazione non deve essere intesa come un passo avanti verso la normalizzazione dei rapporti con Roma, ha detto Deng, ma solo per migliorare i rapporti con la chiesa cattolica filippina, e quelle di altri Paesi dell'area. La Santa Sede «deve rompere i rapporti con Taiwan: la nostra posizione non è mutata, il Vaticano deve riconoscere la Repubblica Popolare cinese come solo governo legale del popolo cinese». Marco Tosarti I Papa saluta i fedeli all'arrivo in Papua Nuova Guinea

Persone citate: Deng Xia Gun, Hadad, Jaime Sin, Papa Wojtyla