Le teste dì cuoio spengano 7 ore di terrore

Segrate: ferito dai carabinieri, rextracomunitario è grave. Arrestata la connazionale che l'aveva aiutato Segrate: ferito dai carabinieri, rextracomunitario è grave. Arrestata la connazionale che l'aveva aiutato Le teste dì cuoio spengano 7 ore di terrore Liberato con un blitz il ragazzo ostaggio di un albanese MILANO DAL NOSTRO INVIATO Tredici teste di cuoio contro un albanese, una ragazza e una pistola sono una partita dal risultato scontato. E così è stato, alle 15,01, nel gelido silenzio di una piazzetta di Segrate: due botti assordanti, tre colpi secchi di mitraglietta, 3-4 secondi di «lavoro» e già le teste di cuoio uscivano dal portoncino della casa della paura togliendosi la maschera nera da uomo ragno con cui si erano introdotti in quell'alloggio al primo piano. Libero e salvo l'ostaggio (un ragazzo di 17 anni), ferito (gravissimo) e disarmato l'albanese sequestratore, rintronata e chioccata la sua ragazza complice in una disperata, grottesca e tuttora confusa avventura. In trionfo i carabinieri-rambo dei Gis cui un bel gruppo di adolescènti brufolósi di Segrate, appostati all'angolo tra la gelateria Ambrosiana e il lavasecco «ecologico», ha dedicato un tifo da stadio: «Dai-dai, spara-spara, ammazzateli-ammazzateli». E, ancora più delicati, quand'è uscita la donna del bandito, svenuta che sembrava morta: «Ammazzate la troia albanese». Per fortuna, invece, nessun morto al termine di sei ore e mezzo di confusione e di paura, nel verde freddo e silenzioso del villaggio Ambrosiano di Segrate, alle porte di Milano. Un albanese di 30 anni, Tonin Ndoja, giacca, cravatta e perfetto italiano (ha detto di essere laureato in lettere), alle 8,30 s'è presentato nella casa di Lucio Clarelli, 45 anni, pugliese, precedenti per truffe ed estorsioni. Ndoja aveva una pistola automatica, una 7,65, con la quale voleva convincere il Clarelli a restituirgli 160 milioni, il prezzo di un «bidone». La storia non è chiara ed al momento c'è soltanto la versione dell'albanese. Ndoja ha raccontato di aver agito per disperazione. Qualche settimana fa, insieme ad altri albanesi, ha raccolto 160 milioni destinati ad «amici» in Albania. Non ha spiegato da dove provenissero quei soldi, se cioè fossero oneste «rimesse» da emigrati, o meno onesti profitti di attività criminali. Comunque sia, qualcuno gli ha indicato il Clarelli, come l'uomo che poteva cambiargli il denaro: da lire in valuta pesante. E Clarelli gli avrebbe dato in cambio 200 mila marchi. E qui la storia non torna perché al cambio sarebbero 210 milioni e non 160. Ma l'albanese non s'è fatto troppe domande, ha creduto di aver trovato «Lamerica» a Segrate, s'è preso il pacco di marchi e l'ha spedito ai suoi corrispondenti in Albania. Questi hanno scoperto che si trattava di soldi falsi e allora avrebbero sequestrato qualche parente di Ndoja, minacciandolo perché recuperasse al più presto soldi veri. Questo l'antefatto, per capire con quale stato d'animo Tonin Ndoja insieme alla sua ragazza (che non sappiamo ancora come si chiama) s'è presentato al portoncino della piccola casa rossa di Segrate, ambiziosamente battezzata «Domus ambrosiana» in una piccola lapide in pietra sopra i citofoni: una pizzeria e un ufficio con porta blindata al piano terreno, tre alloggi al primo. In uno di questi alloggi abita la famiglia Musillo, cioè la signora Giuseppina, mamma della con¬ vivente di Lucio, Caterina Capozza con il figlio di primo letto Cristian, 8 anni, e un nipote, Raffaele Alessi di 17. Arrivato dalla Puglia per le feste di fine anno, c'era anche Giovanni Clarelli, padre di Lucio, il bersaglio dell'albanese. Una situazione anagrafica e famigliare complicata. Ndoja e la sua complice hanno incontrato per le scale Caterina Capozza che stava uscendo di casa per accompagnare Cristian a scuola. L'albanese le ha chiesto subito di Lucio, facendo capire che non aveva intenzioni di scherzare. La donna ha mandato Cristian da solo a scuola ed ha accompagnato i due in casa, precisando che Lucio non c'era. Aveva in mente una trappola por i due rompiscatole ed ha provato a farla scattare. Ha fatto entrare Ndoja in uno stanzino e l'ha chiuso dentro a chiave. Poi s'è spintonata con la ragazza, è caduta, s'è storta una caviglia, è scappata lo stesso, chiudendosi alle spalle la porta con i due, lasciando loro come ostaggi la madre, il «suocero» e il nipote Raffaele, che - sembra - stava ancora dormendo. Erano le 7,45. Ndoja ha provato a liberarsi dalla stanzetta in cui era stato rinchiuso, mentre Giovanni Clarelli a sua volta si chiudeva dentro un'altra stanza, lasciando la moglie e il dormiglione Raffaele nelle mani dei due. Ndoja non riusciva ad aprire la porta della sua prigione e allora, come si fa nei film, ha preso la pistola e ha sparato contro la serratura. Due colpi che hanno fatto sobbalzare i vicini, padroni della pizzeria del piano terreno. Questi hanno chiamato i carabinieri che quando sono arrivati hanno visto alla finestra Giovanni Clarelli che faceva segni e chiamava aiuto. Sono arrivati anche i pompieri, hanno messo una scaletta alla finestra e hanno cercato di convincere Clarelli a scendere giù. Niente da fare. Gli hanno messo una rete sotto e allora s'è buttato. Dall'altra parte dell'alloggio Ndoja cominciava la sua trattativa. Ha chiamato lui stesso il 113, gli hanno passato il funzionario di turno, Dania Manti, bionda, fredda, brava e coraggiosa. La donna s'è precipitala a Segrate; l'albanese le ha aperto la porta dell'alloggio e l'ha fatta entrare per farle capire che le sue intenzioni erano serie, che la pistola era vera (c a quel punto s'è fatto dare anche l'arma della poliziotta) e per spiegarle le ragioni del suo gesto. Dania ha ottenuto la liberazione della signora Musillo. E nelle mani di Ndoja è rimasto solo Raffale. Il ricatto dell'albanese era chiaro: voleva 160 milioni in tempo per arrivare a prendere l'aereo per Tirana delle 17. Minacciava di uccidere il ragazzo. Voleva anche parlare con i giornalisti, ha chiamato ed è stato richiamato da radio, televisioni e inviati sul posto muniti di telefonini: il dramma di Segrate si è trasformato in grande show. La piazzetta è stata circondata e proibita dai carabinieri. E' arrivato il sostituto procuratore Marco Maria Alma e il maggiore dei ce La Forgia, elegantissimo e abbronzato, per la storia l'ufficiale che ha consegnato l'avviso di reato a Craxi e Berlusconi. Ma intanto scattava il pianoblitz e da Livorno partivano i mitici Gis dei carabinieri, le teste di cuoio, forse vogliosi di imitare i colleghi francesi. Là c'erano da liberare 150 persone prigioniere di un commando suicida su un Airbus; qui un solo ostaggio prigioniero di un solo albanese. L'impegno (e il risultato) è stato uguale. L'albanese aveva dato due ultimatum dopo aver ricevuto 80 milioni di anticipo (alle 13,40). Ne voleva altri 80; alle 15,05 scadeva la minaccia di uccidere il povero Raffaele. Alle 15,01 tredici teste di cuoio sgattaiolavano sotto casa: otto all'ingresso principale, cinque dalla finestra della stanzetta da cui s'era gettato Giovanili Clarelli. Un minuto dopo si sono uditi due botti fortissimi. Alle finestre al fondo dell'appartamento (minate a scopo diversivo) e all'ingresso, per sfondare la porta. Poi i tre colpi di mitraglietta, due in pancia all'albanese che non ha fatto in tempo a muovere un dito; un pugno in faccia alla ragazza, già rintronata dall'esplosione. In tre secondi era finito tutto: il brillante intervento dei Gis, la disperata azione di Ndoja, la paura di Raffaele che uscendo ha detto soddisfatto: «Sembrava di essere in un film». Cesare Martinetti MENTRE LE CARICHE ESPLODONO ENTRANO IN AZIONE LE DUE SQUADRE DI GIS: LA PRIMA ENTRA DALLA CUCINA [L'APPARTAMENTO E' AL PRIMO PIANO, I CARABINIERI USANO UNA SCALETTA]: SONO 5 UOMINI, FANNO IRRUZIONE NEL CORRIDOI E SPARANO. CONTEMPORANEAMENTE ALTRI 8 GIS ENTRANO DALLA PORTA D'INGRESSO DOPO AVERLA SFONDATA CON UN CANNONE ADACQUA Gì L'ALBANESE SI TROVA NEL CORRIDOIO DELLA CASA, ACCANTO AL TAVOLINO DEL TELEFONO: STA TRATTANDO CON IL GIUDICE. NEL CORRIDOIO CE' ANCHE LA SUA COMPAGNA. NELLA STANZA IN FONDO CE' L'OSTAGGIO, LA PORTA E' APERTA PER TENERLO sono TIRO. „ QUANDO SENTE L'ESPLOSIONE LA DONNA CERCA DI SCAPPARE VERSO L'USCITA, MA VIENE TRAVOLTA DALLA PORTA D'INGRESSO ABBATTUTA DAI GIS. L'ALBANESE CADE FERITO SOTOI COLPI DELLE SQUADRE SPECIALI 07.45 Un albanese, Tonin Ndoja, accompagnato da un'amica, entra nell'abitazione di Lucio Clarelli. Mentre perlustra rappartamento, la convivente dell'uomo, Caterina Capozza, lo chiude in uno stanzino, telefona alla polizia e fugge. L'albanese prende in ostaggio il figlio, Raffaele Alessi. 8.00 In una stanza attigua si trova Giovanni Clarelli, 69 anni, che ha segnalato dalla finestra la sua presenza ai carabinieri accorsi nel frattempo. Riesce a fuggire lanciandosi dal primo piano su un telone dei Vigili del Fuoco. Cominciano le trattative. 11.45 L'albanese dichiara: «La coipa è di Lucio Clarelli che mi ha rubato una somma pazzesca. Ho 200 mila marchi falsi che mi ha dato lui. La somma mi è stata data in cambio di 160 milioni di lire. In Albania hanno preso in ostaggio la mia famiglia perché rivogliono il denaro». 13.40 Proseguono le trattative, condotte dal funzionario di pubblica sicurezza Dania Manti. Alcuni ufficiali di polizia e carabinieri entrano nell'appartamento, portando 80 dei 160 milioni che Ndoja ha richiesto per liberare l'ostaggio. 14.55 L'albanese vuole riuscire a prendere l'aereo per Tirana delle 17 e, esasperato, decide di lanciare un ultimatum: se nello spazio di quattro minuti la polizia non gli consegnerà tutta la somma che ha richiesto - fa sapere - ucciderà il ragazzo. r*r*r*r>r>r*n15.01 Dopo aver fatto esplodere due speciali ordigni sul lato dell'appartamento dove si trovano Ndoja e la sua complice, 13 carabinieri dei corpi speciali del Gis fanno irruzione nella villetta. L'ostaggio viene liberato, mentre i due albanesi vengono catturati. Tonin Ndonja, l'albanese protagonista del sequestro di una famiglia a Segrate. Per sette ore ha tenuto sotto la minaccia della pistola un ragazzo Tonin Ndonja, l'albanese protagonista del sequestro di una famiglia a Segrate. Per sette ore ha tenuto sotto la minaccia della pistola un ragazzo