Palazzo Chigi il Fort Alamo dei Polo

Vertice infinito tra le sette anime dell'ex maggioranza Palazzo Chigi, il Fort Alamo dei Polo Vertice infinito tra le sette anime dell'ex maggioranza LE STANZE DELLA CRISI AROMA NGORA a Palazzo Chigi per la lunga attesa, l'eterna seduta, l'ennesimo vertice, «il comitato permanente di crisi», come lo chiama Mastella, che però se la sta svignando. Alle 18,15 scende per strada Michelini, e con la faccia di circostanza dell'aiuto chirurgo durante l'operazione sussurra: «Sarà una cosa molto lunga». Sicuro. Forse lassù non se ne rendono conto, ma quanto a tempi di decisione, frequenza di vertici, ritmi notturni, numero e turn-over di persone consultate e consultabili, bene, in questa crisi il Polo delle Libertà presenta scoraggianti analogie con le riunioni che sempre a Palazzo Chigi avvenivano con Mariano Rumor ai tempi del tardo centrosinistra, quando una volta un Consiglio dei ministri non finì che alle dieci del mattino. Atmosfere e andature, anche allora, fra il balcanico e il mediorientale, con la differenza che le correnti democristiane sono state sostituite dai molteplici frammenti del Polo. A cui, per la maggior gloria del sistema maggioritario, si sono aggregate new entry come Michelini, appunto, e il suo braccio destro ex leghista Gubetti che tuttavia rappresenta posizioni differenti da quelle dell'altro ex leghista, Stagliene. Perché mai questa gente che si riunisce ormai tutti i santi giorni continui a farlo essendo - almeno di facciata - perfettamente d'accordo è un mistero che alla lunga - per chi, almeno, punta a lanciare messaggi sempre molto semplificati - rischia di diventare perfino controproducente. Di fronte a tanto scrupolo unitario, comunque, al solo pensiero che ogni singola mossa del Polo deve essere concordata tra Berlusconi, Forza Italia (falchi e colombe), Alleanza nazionale, Ccd, ucd, riformatori, fld ed ex leghisti d'altra origine e sensibilità va decisamente a farsi benedire ogni residua cultura monocratica, aziendalista e qualunque sussulto accentratoro, magari anche milanesizzante. La palude romana dei vertici, in realtà, ha così beneficamente fatto sentire i suoi influssi che le sette anime della maggioranza si vedono e si rivedono come se fosse la cosa più normale, quasi non esistessero altre dimensioni dell'agire politico. Questo veniva in testa, davvero senza malignità, vedendo Pannella che addirittura rientrava a Palazzo Chigi dopo esservi uscito. Oppure ascoltando Mastella che alla speranzosa domanda «Allora, stasera, la riunione è finita?», rispondeva pronto: «Beh, praticamente sì». E tuttavia dietro quell'impercettibile alzata di spalle si poteva leggere una sorta di scettica incredulità: «Ma come finita? Qui nulla finisce. Mai». E infatti Mastella andava, Pannella tornava, nessun altro scendeva e alla terza ora buttata in mezzo alla strada la valorosa cronista di Telemontecarlo dichiarava che il piede le si gelava. Piccole folle di curiosi, intanto, stazionavano al buio sotto il Palazzo con i giornalisti e gli autisti delle scorte. Mini villaggio allo stato nascente. Con aria teneramente ingenua e ragionevolissima sfiducia nell'articolo 92 della Costituzione, un passante imbacuccato si rivolgeva così a un operatore del tg: «E' qui che fanno la lista?». Sì, no, forse, e a quel punto un altro cronista-romanziere quasi cedeva alla tentazione di declamargli la sua, di lista, eminentemente tecnica, con diversi ministri donne. Per cui: alle Poste va Franco Bollo, all'Interno Sara Banda, Remo Contro ai Trasporti, Mario Netta allo Spettacolo, Iva Esente alle Finanze, Marco Visita alla Difesa, Teo Rema alla Pubblica Istruzione, Norma Transitoria ai Rapporti con il Parlamento, Pino Silvestre all'Ambiente... Su, intanto (salottino Deti? Sala delle bandiere? Sala delle galere?) continuava minacciosamente il Vertice che forse affondava Dini, forse no. Ogni tanto le «voci di dentro» superavano il cancellone di ferro scorrevole raccontando di co¬ me D'Alema fosse stato raggiunto dal Quirinale a «Tappeto volante», con Rispoli, Melba Ruffo e Rina Forte. In sala stampa luci spente, un po' di caldo, ma neanche un caffè (macchina rimossa). Ne l'aria di sgombero governativo lasciava minimamente prevedere la cortesia - tutta andreottiana, con intervento di Ciarrapico proprietario del vicino bar «Berardo»: le fastose sinergie del Caf - e il conforto di un buffet. Anche senza buffet, comun¬ que, fuori e dentro, su al primo piano e giù nel cortile, con Dini che giocava a nascondino uscendo dalla porta di dietro e i cortesi poliziotti, davanti, che cercavano di regolare il traffico con inconsapevoli esortazioni al sistema maggioritario («O di qua, o di là!»), Palazzo Chigi continuava a offrire di sé l'immagine suprema del potere. Le lungaggini berlusconianc, d'altra parte, l'estrema fatica ad abbandonare quel luogo sono ampiamente giustificate da questi versi di Curzio Malaparte: «Nel Trentanove, ultima annata buona,/ nel cuoio antico della sua poltrona,/ Ciano a Palazzo Chigi aveva inciso/ col temperino un profetico avviso:/ "Attenti al culo"». E già Quando, sia pure in quella forma intensamente essenziale, ti pareva che l'interminabile vertice riacquistasse un suo decoro, un suo valore politico, una sua forza anche drammatica, ecco, intorno alle 19,30, da via del Corso, chi ti arriva? Il sosia di Berlusconi. Vestito come il Dottore, cappottone, doppiopetto, cravatta a pois, solo che parla - e molto ad alta voce - siciliano. Egli viene infatti dalla provincia di Messina, si chiama Gianni Cardia, fa l'operatore turistico e ci tiene moltissimo a puntualizzare che è «il primo sosia» di Berlusconi. Dal che a conferma che la realtà supera di parecchio l'immaginazione, soprattutto sul piano delle identità - si deduce che dev'esserci pure una guerra strisciante tra sosia berlusconiani. «A quell'altro - spiega infatti Cardia mostrando una foto che li ritrae insieme con certo Tony Gallo che potrebbe anche essere il sosia di Mastella - a quell'altro ci manca il dente davanti^ E quando mai poi continua con aria lievemente sprezzante - ci mette le scarpe cu la fibbia, Berlusconi?». E così dalla fredda notte del vertice si può ritornare con la foto pubblicitaria del sosia. Cb j scrive: «Volete rianimare la vostra serata, passandola in allegria? Invitate il 10 sosia del Presidente e Cavaliere Berlusconi.. Il sottoscritto si sente onoratissimo. Un giorno l'ho incontrato facendo così il nostro gemellaggio. Sono libero da impegni amorosi e posso dedicarmi subito al mondo dello spettacolo, cine-televisivo. Tel. 06/7808962. Ore serali». Filippo Ceccarelli Folla sulla piazza, e il sosia di Berlusconi si fa pubblicità «Una serata in allegria? Eccomi» Pannella, Michelini, Mastella entrano ed escono di continuo «La lista? Sarà una cosa lunga...» Un'immagine di Palazzo Chigi A destra il sosia di Silvio Berlusconi

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