Qualcuno sogna la «macchina di Darwin»

AUTOMI DA FANTASCIENZA AUTOMI DA FANTASCIENZA Qualcuno sogna la «macchina di Darwin» Dopo qualche generazione, evolve in versioni più adatte al nuovo ambiente DALLA fusione fra la disciplina della Vita Artificiale (in Usa nota come «ALife») e la robotica stanno se non altro nascendo degli automi in grado di fornire spunti agli autori di fantascienza. Per Vita Artificiale si intendono gli studi informatici che mirano a creare «organismi» (o, meglio, popolazioni di organismi) che si comportano come le specie viventi del nostro pianeta, in particolare che siano capaci di adattarsi a un «ambiente». Gli organismi «artificiali» sono naturalmente dei software, ovvero invisibili per l'uomo comune, delle pure astrazioni dentro il calcolatore. La robotica, disciplina molto più antica, ha come fine invece quello di costruire macchine concrete che esibiscano un qualche grado di autonomia. Alla recente conferenza PerArc, che si è tenuta a Losanna, l'eroe è stato un micro-robot (l'ultima moda del settore) battezzato Khepera. Nonostante la forma un po' bizzarra (una sezione di cilindro di 5 centimetri di diametro e 2 di altezza), Khepera ben si presta a spiegare alcune proprietà degli organismi viventi. I cosiddetti «Tre Moschettieri», ovvero i tre ricercatori britannici Husbands, Harvey e Cliff della Sussex University, hanno trovato un modo per simulare l'evoluzione di un organismo tramite una rete neurale (un software che rispecchia i principi secondo cui opera il cervello umano) e poi inserire il «cromosoma» così ottenuto dentro Khepera: è un modo mai tentato prima per generare la «vita» in un robot, in un corpo meccanico. Dave Cliff è in effetti uno dei ricercatori che stanno teucando di costruire cervelli artificiali attraverso algoritmi mutuati da quelli dell'evoluzione naturale (darwiniana o no). L'elettronica «embriologica» di Mange (sempre a Losanna) è una delle novità più salienti del campo. Mange usa costrutti elettronici chiamati «field programmable gate array» (Fpga), che non solo hanno la proprietà di riprodurre il circuito di qualsiasi funzione «computabile» (realizzabile tramite un calcolatore), ma sono anche in grado di autoripararsi. Usando questi dispositivi, un allievo di Mange, Sanchez, ha immaginato che sia possibile costruire un «hardware intrinsecamente evolutivo», ovvero un materiale che, per la sua stessa natura, tende a evolversi come un qualsiasi organismo vivente. Basta che i Fpga di Mange vengano programmati per realizzare delle particolari funzioni matematiche dette «algoritmi genetici». Il terzo polo di queste ricerche, dopo Gran Bretagna e Svizzera, è il Giappone, in cui esercitano luminari come Hemmi (che ha costruito contatori digitali in grado di evolvere da soli) e Higuchi. Distribuito in giro per il mondo, è quindi in atto un programma per costruire la «macchina di Darwin», la macchina che, abbandonata in migliaia di esemplari in un dato ambiente, dopo qualche generazione muterà in una macchina di tipo diverso, molto più «adatta» a quell'ambiente. E il confine fra uomo e macchina sarà sempre più labile. Piero Scaruff i

Persone citate: Dave Cliff, Higuchi, Piero Scaruff, Sanchez

Luoghi citati: Alife, Giappone, Gran Bretagna, Losanna, Svizzera, Usa