E se la Terra si espandesse?

NUOVO PARADIGMA GEOLOGICO NUOVO PARADIGMA GEOLOGICO E se la Terra si espandesse? L'indizio: una diffusa fratturazione della superficie LA ricerca di ordine nel mondo è stata ed è alla base delle ricerche nel campo delle scienze naturali: l'emergere dal kaos o dal diluvio costituisce la base palingenetica di quasi tutte le mitologie e le cosmologie. Dove c'era un insieme caotico di indizi frammentari di un pianeta immobile, al giorno d'oggi c'è il disegno - irregolare, ma definito - di una Terra su cui le placche continentali vanno alla deriva, gli oceani si aprono e le montagne si accrescono. La tettonica delle placche è una teoria che spiega alcuni dei più importanti fenomeni geologici, recupera e rende merito alla geniale intuizione di Alfred Wegener sulla deriva dei continenti. Ciò nonostante il paradigma della Terra mobile comincia a sentire il peso del suo quarto di secolo e ci sono alcuni punti in cui la teoria segna il passo: qual è il motore della deriva continentale? Come si concilia la dinamica della superficie con l'attività profonda del pianeta? Dal nero al rosso: dentro il pulsare della Terra di Forese Carlo Wezel (Sperling & Kupfer) è un libro divulgativo che, partendo da quella domanda, permette di prendere confidenza con una serie di temi solo apparentemente lontani dalla nostra vita quotidiana: l'evoluzione degli ecosistemi terrestri dipende in larga parte dall'evoluzione della dinamica del pianeta, comprendere l'una significa dare un senso compiuto allo studio degli altri. Non ci sono ancora gli elementi per sostituire la tettonica delle placche, ma forse è ora di cominciare a considerare i limiti del modello esistente e raccogliere gli elementi di critica su cui impostare un successivo rivolgimento scientifico e culturale. Secondo ricercatori come Wezel, la critica non dovrebbe riguardare solo l'impalcatura teorica - l'interpretazione del reale -, ma anche i dati e le assunzioni di partenza, cioè i presupposti della teoria stessa. La subduzione, per esempio - quel processo di riassorbimento della crosta terrestre nelle profondità del mantello che avviene in prossimità delle fosse oceaniche - non avrebbe un significato reale, i fondali oceanici non si espanderebbero e molte delle evidenze di spostamenti dei continenti non sarebbero tali. Se però la crosta oceanica viene continuamente emessa dalle dorsali oceaniche e non viene consumata da nessuna parte, allora non resta che una possibilità, che la Terra si espanda, idea che oggi fa accapponare la pelle a chi si interessi di geologia. Il supporto di dati analitici non ha ancora lo stesso peso dei dati precedentemente accumulati, ma il valore almeno provocatorio è innegabile e - in una certa misura - salutare. Differenze di densità nel mantello potrebbero essere alla base della dinamica del pianeta Terra, governato dall'ascesa e dal riassorbimento di <q>annacchi caldi», sorta di «bernoccoli» generati dal nucleo terrestre, che sarebbero il vero motore della macchina atomica su cui viviamo. In superficie la rotazione terrestre - da sempre sottovalutata perché ritenuta una forza relativamente debole con le sue pulsazioni potrebbe rivelarsi, in ultima analisi, la responsabile dell'evoluzione ambientale del pianeta. La diffusa fratturazione della crosta terrestre (visibile a qualsiasi scala) sarebbe la prova che la Terra non ha solo cambiato forma, ma anche dimensioni, espandendosi e contraendosi in corrispondenza di congiunture cosmiche periodiche. Ha lasciato il segno la zampata di uno dei maestri della geologia, Sam Carey - il diavolo di Tasmania che per primo ipotizzò, già nel 1937, che la Terra fosse in espansione. Una Terra in espansione asimmetrica e pulsante: sarà questo il nuovo paradigma della geologia? Mario Tozzi Università La Sapienza, Roma LE conoscenze acquisite negli ultimi trent'anni grazie alle spedizioni oceanografiche sono state determinanti per formulare, attraverso la comprensione della dinamica di espansione dei fondi oceanici, la teoria della «tettonica della placche». Teoria secondo la quale la crosta terrestre è costituita da un mosaico di placche, o zolle, in continua dinamica una rispetto all'altra. La creazione di nuova crosta oceanica si ha lungo le dorsali medio-oceaniche dove le placche divergono, mentre la sua «distruzióne» awienè'lùhgo le fosse oceaniche, dove la zolla oceanica si immerge al di sotto della crosta continentale. Ma quali sono gli obiettivi della moderna ricerca oceanografica e in che contesto scientifico si inseriscono? Nell'ultimo decennio, si è passati dall'acquisizione indiretta di dati geofisici e geologici (analisi batimetriche, misure di variazione del campo magnetico, carotaggi in profondità) effettuata in superficie, a una vera e propria esplorazione dei fondali per mezzo di sommergibili di piccole dimensioni, in grado di arrivare oltre i seimila metri di profondità. Il mezzo, in grado di muoversi agevolmente tra i canyon e le fratture delle regioni abissali, permette l'osservazione diretta dei fenomeni geologici e dell'attività vulcanica, consentendo agli studiosi (di bordo) di campionare le rocce per mezzo di un braccio meccanico. Al recente simposio internazionale «I fondali oceanici», Walter Pitman, dell'Osservatorio Oceanografico Lamont-Doherty (Columbia University), ha tracciato la storia dell'esplorazione oceanografica partendo dalla considerazione che la distanza Europa-America ha subito un incremento di circa

Persone citate: Alfred Wegener, Doherty, Forese Carlo Wezel, Kupfer, Lamont, Mario Tozzi, Walter Pitman

Luoghi citati: Roma