I MATERIALI «dal lattice ai derivati del petrolio» di V. Rav.

I MATERIALI I MATERIALI Dal lattice ai derivati del petrolio DAVVERO una vita travagliata, quella di Charles Goodyear, perennemente in bolletta, inseguito dai creditori, ripetutamente in carcere per debiti. Eppure la nostra «era dell'automobile», gli deve molto: Goodyear è l'inventore del processo di vulcanizzazione della gomma, senza il quale il pneumatico non esisterebbe. Era stato il matematico francese Charles Marie de La Condamine, in una relazione all'Académie de France, il primo a sottolineare le proprietà di elasticità e di resistenza del lattice della Hevea brasiliensis, un grande albero incontrato nelle foreste equatoriali durante il suo famoso viaggio nell'America del Sud, tra il 173G e il 1744, per la misurazione della lunghezza del meridiano terrestre. In Francia questo lattice, il caucciù, nel 1761 era servito per costruire dei cateteri, nel 1770 per cancellare le scritte dalla carta e nel 1785 per impermeabilizzare il tessuto dell'aerostato dei fratelli Montgolfier. Ma il lattice era un materiale colloso, poco resistente, che si induriva al freddo c diventava molle e appiccicoso al caldo. Il 24 febbraio 1839 Charles Goodyear, alla ricerca di una strada per migliorarne le qualità, sta riscaldando lattice mescolato a zolfo quando la pentola si rovescia e il composto molliccio si spande sul piano arroventato della stufa. Il giorno seguente Goodyear scopre che la gomma, pur conservando l'elasticità, è diventata più resistente; ci lavora sopra altri 5 anni, infine ottiene un brevetto e può cominciare a sfruttare industrialmente la sua scoperta. A questo punto ci si aspetta il lieto fine: l'inventore povero e ostinato che diventa ricco e osannato. Niente affatto, perché i finanziatori delle sue ricerche lo costringono a cedere i diritti della scoperta e il povero Goodyear finisce la sua esistenza a New York nel 1860, povero e inseguito dai creditori come sempre era stato. Se oggi Goodyear è un nome famoso nel campo dei pneumatici il merito è di Frank A. Seiberìing che nel 1898, fondando ad Akron, nell'Ohio, una fabbrica di articoli di gomma, volle darle, come tardivo risarcimento morale, il nome dello sfortunato inventore. La gomma naturale fu la sola materia prima usata per fare pneumatici fino alll'inizio degli Anni 30, quando cominciò a imporsi la gomma sintetica. Questa aveva fatto la sua comparsa fin dal 1912, quando la Bayer aveva presentato al congresso mternazionale di chimica di New York un pneumatico fatto con un materiale di sintesi. La chimica moderna è in grado di fornire una grande varietà di gomme sintetiche, secondo le prestazioni che si richiedono ai diversi tipi di pneumatici; tutte, comunque, sono ottenute con la polimerizzazione di prodotti derivati dal petrolio. Inizialmente la gomma naturale era ricavata dalla corteccia di alberi selvatici di Hevea brasilien sis e di altre essenze con proprietà simili (circa 200) che crescono nella foresta amazzonica. Ma quando l'industria dell'auto cominciò a svilupparsi rapidamente, questo metodo non bastò più. Fu allora che in tutta la fascia equatoriale cominciarono a svilupparsi enormi piantagioni che già nel 1935 producevano un miGone di tonnellate di lattice. La piantagione fu una delle ultime e più vistose espressioni del colonialismo e della suo mitologia. Stravolse i modelli tradizionali di vita in vaste regioni del mondo, mutò radicalmente il paesaggio in Paesi come l'Indonesia o la Malaysia (75 per cento della produzione mondiale di gomma naturale), Thailandia, Cina, Filippine, India, Sri Lanka. Costa d'Avorio, Nigeria. La produzione di gomma naturale ha continuato a crescere fine agh Anni 40, ha avuto una brusca caduta nel corso della guerra e una successiva ripresa fino a stabilizzarsi a poco meno di 5 milioni di tonnellate l'anno. Il resto del mercato è coperto dalla gomma sintetica: decollata negli anni dello sforzo bellico, oggi ha una produzione circa doppia rispetto a quella naturale. [v. rav.]

Persone citate: Charles Marie, Frank A. Seiberìing