ARIA UNA PAZZA IDEA VINCENTE

CENT'ANNI DI PNEUMATICI CENT'ANNI DI PNEUMATICI ARIA UNA PAZZA IDEA VINCENTE Egli scettici bucavano le gommeper vedere che cosa c'era dentro tura elettrica con pneumatici Michelin, la «Jamais Contente» (mai contenta) dalla curiosa forma a siluro, supera per la prima volta i 100 chilometri orari. Il pneumatico era una brillante soluzione a un vecchio problema, ma la sua affermazione non fu senza contrasti. L'idea che l'aria, un elemento invisibile e impalpabile, potesse essere utilizzata per sostenere pesi e sforzi notevoli come quelli di una vettura in corsa, era così difficile da concepire che all'inizio c'era chi bucava le gomme delle automobili per vedere che cosa realmente ci fosse dentro. D'altra parte i produttori di ruote tradizionali tentavano di difendersi in tutti i modi. Ecco il manifesto pubblicitario di un fabbricante di ruote elastiche dei primi del secolo: «Guidatori! Gli incidenti di auto così frequenti e spesso mortali sono provocati dallo scoppio dei pneumatici; IL PNEUMATICO E' LA MORTE». I Michelin, all'avanguardia tecnologica ma anche nella comunicazione, per far provare le virtù del pneumatico ricorrono alle dimostrazioni pratiche: al Palais de POTREMMO iniziare con la crisalide: involucro indurito che nasconde agli occhi le fasi di una metamorfosi radicale, una distruzione che è quasi morte, e che dà nuova vita. Oppure con una poesia: Morte vita, la morte nella vita I vita morte, la vita nella morte. E' Carlo Michelstaedter, poco prima del suicidio; titolo, La crisalide. La poesia - come la scienza - è un modo di cercare la verità, un mezzo per scandagliare il profondo. Che la morte sia nella vita è un luogo comune non solo letterario ma anche della quotidiana esperienza del mondo. La vita è spreco di vita, e quindi morte. Per ogni individuo che muore finendo il suo ciclo, sono morti spesso non pochi suoi fratelli, molti embrioni che suoi fratelli potevano essere, moltissimi spermatozoi o uova che embrioni sarebbero altrimenti diventati. Ma voghamo attingere ora a qualcosa di più sottile, di meno palese della morte di un organismo, prendendo le mosse proprio dalla crisalide. Quando un bruco si trasforma in farfalla, muore, ma di una morte diversa da quella cui siamo abituati. Muoiono alcune sue parti e danno spazio alla nuova architettura. Sono singole cellule, le singole unità viventi l'Industrie di Parigi nel 1895 allestiscono una pista circolare, una sorta di giostra con il fondo costellato di buche e rilievi sulla quale si rincorrono due carrozzelle, una montata su ruote metalliche l'altra su gomme. I visitatori sono invitati a provare la differenza. Nell'idea dei Michelin c'erano già tutti gli elementi dei pneumatici moderni, eppure da quel 1895 le innovazioni su questo oggetto, all'apparenza semplice ma in realtà sempre più complesso a mano a mano che aumentavano le prestazioni delle auto, non sono mai cessate, come si può constatare visitando la sala storica del pneumatico al Museo dell'automobile di Torino allestita dall'architetto Giuseppe Raimondi, che ora all'argomento ha anche dedicato un libro, «Pneumatici», edito da Fabbri. Fin dall'inizio viene inserito nei bordi del copertone un filo d'acciaio che, grazie alla corrispondente sagomatura del cerchione, lo blocca sulla ruota. Poi si scopre che i vari strati di tela tradizionale che si usano per i copertoni, sfregando tra loro, si surriscalda- André e Edouard Michelin Per progettare i sofisticali pneumatici moderni, la Michelin ha adottalo un potentissimo supercalcolatore Cray, lo stesso che viene usato per guidare le navicelle spaziali l no. L'inconveniente viene eliminato usando, a partire dal 1915, un tessuto senza trama, il cosiddetto cord o cable. Alla fine degli Anni 30 la Michelin lancia il «Métalic» in cui la gomma è unita all'acciaio. Intanto i pneumatici hanno assunto il classico colore nerastro da quando, nel 1904, il chimico inglese Sidney Charles Mote ha scoperto che, aggiungendo nerofumo

Persone citate: André, Carlo Michelstaedter, Cray, Edouard Michelin, Fabbri, Giuseppe Raimondi, La Morte, Sidney Charles Mote

Luoghi citati: Parigi, Torino