Siamo botteghe ma di cultura

Siamo botteghe ma di cultura Siamo botteghe ma di cultura / riihcrlo Eco Sino ad oggi però, a questa scarsa redditività, i librai che continuano a tenere in libreria varie decine di migliaia di titoli (molti di più di un effimero ma grande Salone del Libro) avevano sopperito con l'alta rotazione che le novità e i bestseller garantivano e le grandi catene hanno costruito la propria fortuna su questo. La tenuta del «catalogo» era così assicurata da queste entrate che garantivano anche i piccoli editori ed il flusso continuo dei grandi. Ma l'irrompere sul mercato degli spazi-libri nelle grandi superfici commerciali, al di fuori di ogni regola, ha iniziato la cessione di novità e bestseller con alti sconti, non possibili alle librerie, consentiti anche da una offerta limitata dai 200 ai 500 titoli per le superfici più grandi, senza alti costi di gestione. Può sembrare il solito piagnisteo da bottegai, ma esiste il rischio che presto, anche in Italia, le librerie diventino strutture residuali antieconomiche. Può un Paese civile permettere che le librerie, «risorse culturali», cessino di esistere perché non rispondono alle leggi del libero mercato come vendessero un prodotto qualsiasi la cui fortuna o sfortuna verrebbe determinata da un più o meno azzeccato lancio pubblicitario? OGNI volta che il libraio, dopo aver consultato il computer, si trova a dover comunicare al cliente che il volume richiesto non è fisicamente presente nel suo negozio, subisce con temporaneamente una sconfitta commerciale e, cosa più importante, una sconfitta culturale. La libreria è una «risorsa culturale» di una città, ma strettamente privata e non protetta nemmeno da una auspicabile legge del libro diretta non a elargire contributi e assistenzialismo, ma a regolamentare il mercato. E' una impresa commerciale tesa a conciliare l'esigenza di svolgere un'azione culturale di diffusione e promozione, e ad affannarsi per portare i bilanci possibilmente in attivo, in modo da poter investire in operazioni di miglioramento e ampliamenti di strutture e settori, esaltare proprie specializzazioni, promuovere iniziative e presentazioni, anche di piccoli editori. Tutto questo con ricavi non certo proporzionali ai rischi di impresa e alla mole di lavoro richiesti. Alla scuola per librai che si svolge ogni anno a Venezia, si insegna che, per una corretta gestione dell'azienda, è necessario che il libro abbia un'alta rotazione, che venga cioè venduto nel giro di quattro mesi, superato quel periodo prendono forma rese, cambi, remainders, soluzioni o non soluzioni che rendono ancor più traballante il sistema distributivo librario. Silvio Destefanis

Persone citate: Eco Sino, Silvio Destefanis

Luoghi citati: Italia, Venezia