ARRIVA IL RAPROMANZO

ARRIVA IL RAPROMANZO ARRIVA IL RAPROMANZO E' la musica che ispira i nuovi giovani narratori Gerghi, mode e consumi culturali, tra tv e provincia "no". Come a dire che spesso da parte loro non c'è un progetto di crescita». Esuberanti nella scrittura i giovani autori sono specularmente irrequieti nella vita. «Bisogna farli ragionare, frenarli, ^dirizzarli continua Canalini che fa gran lavoro di scouting -. Con Brizzi ho dovuto per esempio bisticciare in alcune presentazioni pubbliche perché lui e i suoi amici si comportavano con la voglia di far casino come in gita scolastica». Ancora: «il loro tasso di ingratitudine è mostruoso». Una volta arrivati alle stampe si dimostrano scostanti, cronicamente scontenti, ribelli senza causa «come se l'ombrosità fosse diventata una caratteristica genetica delle nuove generazioni». Tra i giovanissimi esordienti c'è il romano Nicola X, sollecitato da Theoria a pubblicare Infatti purtroppo «Diario di un quindicenne perplesso», per mettere a nudo sogni e bisogni della generazione studentesca che ha rovinato le notti a D'Onofrio. Nicola, protetto da pseudonimo, racconta il mondo del Silvia Ballestra-; a fianco Pier Vinaria Tondelli «Avevo in mente da molto tempo di scrivere un romanzo su come vivevano veramente le guardie rosse andate in campagna dice Mang Ke -. Facevano solo sesso, il resto, la politica e i grandi affari che li coinvolgevano in città, non importavano più dopo qualche mese a zappare la terra. Cercavano di evitare il lavoro, rubare qualcosa da mangiare e andare a letto con una contadina. Una casa editrice mi ha offerto un contratto, era eccitata all'idea di un romanzo sulle guardie rosse a luci rosse». Si frega le mani per il freddo e allunga altra carne di capretto nella bollente marmitta mongola che inonda di vapore la stanza. Fuori le migliaia di piccole edicole e librerie sono piene di donnine ammiccanti e scollate. Promettono amore e sensualità ai lettori, e vanno a ruba. Lo stesso contenuto si legge sulle riviste scandalistiche cu cui è piena la Cina. Sesso e scandali sono attribuiti però a grandi personalità del passato, Mao Zedong e sua moglie Jiang Qing fanno la parte del leone. Niente libri, politica, «non vendono», spiega serafico Mang Ke. «Il mio libro è ancora su quelle bancarelle, lo leggono solo come un romanzo pornografico - ghigna -. La censura lo ha considerato un romanzo pornografico e lo ha sequestrato dopo appena un paio di settimane dall'uscita. Non ginnasio Magnani, frequentato in massima parte da figli di intellettuali di sinistra, con un complesso edipico verso il '68 dei genitori. Ecco i gusti che fanno nascere le sue parole: «Ascolto musica ininterrottamente - dice. - Musica che riporta al ribellismo di vent'anni fa, Bob Dylan, i Led Zeppelin, il primo Tom Waits. Musica che accentua il senso di smarrimento rispetto all'oggi». Note contemporanee? «Solo i gruppi che fanno anche politica come 99 Posse o la Banda Bassotti». Perché scrive? «E' una terapia; mi fa bene. Mi chiarisce le idee, è un ottimo strumento per espellere i rospi che ho dentro». Quelli della sua generazione consumano tv? «Sì, molta, per occupare il tempo vuoto. C'è chi passa le intere mattinate senza scuola incollato davanti al piccolo schermo. Ci sono quelli innamorati di Beverly Hills e affini; e quelli che non si perdevano una puntata di Avanzi». Silvia Ballestra, 25 anni, talento ormai confermato (XI compleanno dell'Iguana, La guerra degli Anto, Gli Orsi), bolognese d'adozione, è A destra, il cantante dei Led Zeppe/in Robert Plani Dopo Brizzi e Ballestra, tre esordi: Demarchi, Nesi e il liceale Nicola X stata una tra le prime a scoprire Brizzi, una generazione successiva alla sua («loro sono tutta un'altra storia, sono la "generazione 5", quelli che alle ultime elezioni ci hanno dato quest'Italia politica»). La sua scrittura è impastata di linguaggi; prima fra tutti, naturalmente, la musica. «Il punk è stato per me importantissimo - dice la Ballestra -. Sono nata in un paesino delle Marche, attraverso i dischi e i nastri potevo essere in sintonia con Londra o New York. Gli autori più importanti per la mia formazione? Iggy Pop, da "Iggy" viene l'Iguana del mio primo libro; poi i Clash, i Sex Pistols, i Velvet Underground, Patty Smith». Patria del cuore? «Per un po' è stata Berlino. Fantastica. C'era un intero quartiere abitato dai punk, mentre nelle Marche per vederne uno in carne e ossa dovevi fare sessanta chilometri. Adesso mi piace l'America, Londra si è fermata, mentre in Spagna succedono parecchie cose». Curriculum di immagini? «Fondamentale la Rai3 di Guglielmi, da Blob a Cinico Tv, fino a Un giorno in pretura. Poi Nanni Moretti, Ken Loach, il giovane filmaker Antonio Rezza che viene dalla Ciociaria, una zona a me vicina per geografia e lingua. Amo i fumetti di Pazienza, quelli di Francesca Ghermandi, mentre non sono mai riuscita ad appassionarmi a Dylan Dog». La letteratura che la interessa? «Gli americani, i minimalisti, Hemingway. Non ho mai letto italiani finché non ho scoperto Tondelli. Ora mi concentro sugli autori che lavorano sulla lingua». Cinque anni d'anagrafe. Un altro salto generazionale. Uno spostamento geografico verso la Toscana. Da Prato arriva il romanzo di Edoardo Nesi Fughe da fermo pubblicato da Bompiani nella neonata collana dei «Libri di Panta». Figlio di un industriale tessile, studi di giurisprudenza abortiti al quinto esame, lavora perfettamente integrato nell'omonimo lanificio che fabbrica tessuti per loden. Il suo romanzo insegue le plateali ribellioni di un giovane borghese. «Ho vissuto trent'anni da bravo ragazzo - dice - mi sono sempre tenuto dentro il ribellismo e ora l'ho tirato fuori nel romanzo. Credo che i coetanei della mia zona non ce l'abbiano fatta a entrare in questo mondo. Pochi dei miei amici sono riusciti a continuare il lavoro dei genitori, si sono persi per strada». Nesi è cresciuto letterariamente su Malcolm Lowry o sulla Sf di Harlan Ellison, ama il cinema di Kubrick e ha fatto l'assistente alla regia con l'amico Nuti, in tv guarda solo il wrestling, traduce dall'inglese (per esempio, il primo vero giunge in Italia Michael Hornburg, La cenere degli angeli, per Bompiani). Non ama il gergo («mi sembra un'operazione postsaUngeriana») ma spesso pensa in musica «sono un fan di Cobain e dell'heayy metal». Come molti altri romanzieri generazionali carezza