Ci serve un cannocchiale di Telefoto Ansa

Per il tecnico un alibi (campo disastroso) e un po' di humour Per il tecnico un alibi (campo disastroso) e un po' di humour Ci serve un cannocchiale Spiega Sonetti: «Abbiamo tirato dieci volte in porta senza mai centrarla» Strigliata a Marcao: «Deve capire che da noi ogni partita è battaglia» REGGIO EMILIA DAL NOSTRO INVIATO Inutile cercare ricette strane per questo Torino che delude le rinate aspettative dei suoi tifosi; altrettanto superfluo lambiccarsi il cervello per escogitare tattiche più raffinate allo scopo di rendere maggiormente produttivi gli sforzi dei granata. Quello che serve al Toro è semplicemente un cannocchiale, inteso come strumento utile a evitare certe figure. E' questa la tesi, resa in termini paradossali e semplificata al massimo ma genuina, di Nedo Sonetti, che sentenzia: «La mia squadra ha tirato almeno dieci volte in porta senza mai centrarla; la Reggiana non e stata molto più brava sotto questo profilo, ma in un'occasione c'è riuscita e così ha vinto la partita. Credo che non ci siano molte cose da aggiungere per spiegare quello che e accaduto». Un commento di tal fatta sembra invero un po' troppo sintetico e superficiale per apparire realistico, ma l'allenatore del Torino non è in possesso di argomenti tanto più convincenti: «Semmai - aggiunge Sonetti - c'è da dire che la partita è stata disputata su un terreno disastroso e che la palla era praticamente ingovernabile. Se non fosse stato così, vi assicuro che il Torino e la Reggiana avrebbero offerto ai loro tifosi uno spettacolo ben più divertente». Scava scava, un rimpianto comunque affiora: «Certo, è un vero peccato che la nostra squadra, fresca e veloce nei suoi movimenti, non riesca a qualificare meglio il proprio gioco quando si trova nell'area avversaria. Perché in tal caso si verificherebbe un vero e proprio salto di qualità». Il giovane Marcao, brasiliano piovuto in Italia inaspettato e attraverso canali di mercato abbastanza misteriosi, ha finalmente usufruito della prima concreta opportunità di esibirsi da quando si trova da noi (i pochi secondi contro il Bari non possono certo fare testo), ma nei ventisette minuti in cui è rimasto in campo non si è praticamente fatto notare. E così il suo magro bilancio si completa con una nota di rimprovero. «Il ragazzo deve rendersi conto - tuona infatti Sonetti che l'atmosfera del nostro campionato è ben diversa da quella meno stressante alla quale era abituato. Da noi ogni partita è una battaglia, o quasi: sarà meglio che Marcao lo capisca in fretta». Dei giocatori, soltanto i due «fuoriusciti» dalle file reggiane, e cioè Silenzi e Scienza, hanno voglia e coraggio di raccontare le rispettive sensazioni. Sempre festeggiatissimo nei suoi rientri a Reggio Emilia, l'attaccante non si dimostra molto tenero nel commentare la prestazione della squadra granata. Soprattutto per quanto concerne la diversità di comportamento (e di risultati) tra il Torino in versione casalinga e quello invece da trasferta. «Forse nelle nostre file ci sono troppi giovani dai quali non si possono pretendere miracoli - spiega l'attaccante - e la conclusione mi pare quasi obbligata: probabilmente manchiamo di maturità, anche perché questi alti e bassi si ripetono con frequenza». Chiedere a Silenzi se a metà campionato gli obicttivi della squadra possano subire mutamenti, vuol dire farlo arrabbiare: «Credo che il nostro traguardo debba essere proprio la ricerca di quella continuità che adesso non possediamo - afferma con un gesto di impazienza - perché non è per nulla rassicurante il fatto che si vinca una partita e poi, regolarmente, si perda quella successiva». Perché allora questa sconfitta? Le motivazioni del giocatore sono analoghe a quelle espresse da Sonetti: «Siamo arrivati alla conclusione in modo troppo difficoltoso e regolarmente in affanno, con tiri quasi sempre sbagliati. I nostri avversari non sono stati granché meglio di noi, ma quando sono giunti a tu per tu con il portiere non hanno fallito il bersaglio. La differenza in pratica sta tutta qui, però mi sembra sufficiente per spiegare il successo della Reggiana». Meno dettagliata l'analisi di Scienza, il quale si limita a considerare che «la partita non è stata sicuramente esaltante, soprattutto a causa delle infami condizioni del terreno». Perché il risultato ha premiato la Reggiana? «L'incontro ha avuto una caratteristica e cioè il gran numero di palle che le due squadre hanno sparacchiato a casaccio. Proprio da una di queste è nata l'occasione che ha permesso alla Reggiana di andare in vantaggio e ciò mi pare abbastanza significativo». Caso o no, il pollice è dunque verso per il Toro che adesso attende con ansia i prossimi esami. Tutt'altro che rassicuranti. Pier Carlo Alfonsetti E' il 12' della ripresa: Simutenkov, ricevuta palla da Esposito, infila il portiere granata Pastine. In alto Sonetti [telefoto ansa]

Persone citate: Esposito, Nedo Sonetti, Pier Carlo Alfonsetti, Silenzi, Simutenkov, Sonetti

Luoghi citati: Italia, Reggio Emilia