Palermo: il Gattopardo rinasce con Petit di Luigi Rossi

Palermo; il Gattopardo rinasce con Petit Il coreografo ha chiamato Dominique Khalfouni, una delle più straordinarie danzatrici del nostro tempo Palermo; il Gattopardo rinasce con Petit Citazioni del film di Visconti, fin dall'abito largo di Angelica PALERMO. Chissà se il principe Tornasi di Lampedusa, scrivendo il suo «Gattopardo» al caffè Mazara dietro al Massimo, poteva mai immaginare che quello stesso teatro avrebbe accolto i personaggi del suo romanzo, dapprima nell'opera di Angelo Musco jr. nel 1967 e oggi nel nuovo balletto di Roland Petit. Senza contare ovviamente lo stupendo film di Luchino Visconti, ormai punto di riferimento visivo per ogni translitterazione spettacolare del romanzo. Petit ha cercato di scansare la grande ombra del regista itahano, ma essa ritorna prepotentemente in questa creazione fin dalla prima scena, la presentazione della famiglia Salina sotto il segno araldico del «Gattopardo danzante», spunto iniziale del balletto. Per la verità sembra qui di vedere i personaggi di «Morte a Venezia» con i raffinati vestiti chiari delle donne e i costumi da marinaretto alla Tazio dei fanciulli. Ma il quadro più ce¬ lebre, quello del gran ballo in casa Pantaleone, richiama irresistibilmente quello del film fin dalla citazione letterale del largo abito di Angelica che la squisita costumista Luisa Spinarelli ha voluto ricalcare su quello di Claudia Cardinale. Ed è anche una delle chiavi della vicenda, nel momento in cui Fabrizio «corteggia la morte», come afferma il nipote Tancredi. La morte dalla triplice incarnazione come «signora sempre desiderata»; dapprima l'umile prostituta Mariannina, poi la stella osservata con il telescopio e infine la «signora in nero» che si insinua tra le coppie volteggianti nel sontuoso ballo patrizio. Per i tre personaggi Petit ha chiamato una delle più straordinarie danzatrici del nostro tempo Dominique Khalfouni che balla con Fabrizio alcuni intensi passi a due che sono tra le cose più belle della creazione. Particolarmente segnalabile quello del¬ l'osservatorio, quando la stella si presenta in tutù romantico al principe, in una visione che richiama il sogno nella «Sylphide» romantica della Taglioni. Un po' più in ombra la coppia di giovani interpretata dalla stupenda giovanissima scoperta spagnola Lucia Lacarra (Angelica) e dall'aitante Cyril Pierre (Tancredi). Il momento più importante della loro prova è il gioco a nascondino nelle sterminate stanze del palazzo di Donnafugata. La caratteristica di questo «GaMopardo» è quella di accennare soltanto a momenti significativi del romanzo, una sorta di «suite» di alcune pagine, alcune delle quali forse anche superflue come la toeletta del principe davanti all'esterrefatto padre Pirrone, ridotto al più basso ruolo servile. L'interpretazione di Fabrizio da parte del giovane solista dell'Opera Nicolas Leriche è forse la sorpresa più scioccante dello spettacolo. Sembra impossibile che un ragazzo di ventidue anni possa conferire spessore e credibilità ad un personaggio cinquantenne ed oltre. Eppure Leriche lo ha pienamente reabzzato con autorità e naturalezza, evitando ogni tentazione realistica. Caratteristica, del resto, comune a tutto questo «Gattopardo» che non è caduto nelle tentazioni del folclorismo e ha concesso alla «sicilianità» soltanto la scena del soldato borbonico morto, accompagnata da uno struggente «Stabat Mater» in dialetto siculo. Per il resto Rossini, Bellini, Cherubini e il valzer verdiano, arrangiato in modo particolare per il ballo, hanno fatto da sfondo sonoro al balletto. Le raffinatissime scene e i delicati costumi della Spinatelli hanno concorso in misura determinante al successo. Superba la prestazione del Ballet de Marseille. Luigi Rossi

Luoghi citati: Lampedusa, Palermo, Venezia