«Volete davvero imitare i gesuiti?» di Sergio Romano

«Volete davvero imitare i gesuiti?» Un ghetto simbolico, ma anche un modo per «annettere» gli altri «Volete davvero imitare i gesuiti?» ~|T| L ghetto ha sempre avuto un doppio signiI ficato. Visto dall'esterno è un lager urbano I in cui i cristiani rinchiudono gli ebrei all'oI ra del tramonto. Visto dall'interno è il luo_AJ go in cui gli ebrei coltivano con orgoglio la loro identità e la loro separatezza. Quando il Regno di Sardegna liberò i suoi sudditi di religione ebraica dalle «interdizioni israelitiche», molti rabbini temettero che l'apertura del ghetto avrebbe disperso il patrimonio delle tradizioni religiose e dell'identità spirituale. A Savigliano, in provincia di Cuneo, gli ebrei vivevano in una grande «isola» di piccole case, strette l'una all'altra, che la comunità aveva preso anticamente in affitto con uno strumento perpetuo. Era rabbino da pochi mesi, quando Carlo Alberto promulgò la legge di emancipazione, il giovane Marco Momigliano. Qualche tempo dopo dovette sciogliere il contratto, abbandonare l'isola, trasferire il tempio in un palazzo a due piani. La fine del ghetto, che l'opinione liberale percepì come un atto di illuminata saggezza, fu uno dei momenti più dolorosi della sua vita. Più tardi, negli Anni Venti del nostro secolo, Joseph Roth constatò che nulla aveva preservato l'originalità e l'aristocrazia morale dell'ebraismo quanto gli «shtetl», i villaggi ucraini e bielorussi in cui l'impero zarista aveva confinato i suoi sudditi ebraici dopo la spartizione della Polonia. Che cosa avrebbe fatto il rabbino Marco Momigliano se fosse vissuto a Londra negli ultimi anni del secolo ventesimo? Avrebbe anch'egli sottoscritto, come molti ebrei di Golders Green, la richiesta di un ghetto simbolico allargato a un quartiere abitato prevalentemente da gentili e circondato da un sottile filo di nylon? Credo che la proposta gli sarebbe sembrata bizzarra e assurda. Avrebbe risposto ai suoi amici inglesi che l'eruv sembra riflettere gli aspetti meno positivi della tradizione ebraica. Per due ragioni. In primo luogo perché è frutto di una mentalità casuistica e leguleia che consuma il proprio tempo a decidere se il fedele abbia il diritto di servirsi di uno scacciamosche, nelle ore del sabato, per allontanare la mosca che si è posata sul suo naso. In secondo luogo perché nessuna religione ha il diritto di «annettere» gli altri chiudendoli in una sorta di recinto religioso. Così fecero i gesuiti in Cina e in Paraguay quando sostennero che il modo migliore per convertire gli indigeni era quello di trasferirli intatti, con i loro costumi e le loro tradizioni, all'interno della Chiesa cattolica. Volete davvero imitare i gesuiti? avrebbe chiesto il rabbino Momigliano ai suoi correligionari londinesi. Sergio Romano

Persone citate: Carlo Alberto, Green, Joseph Roth, Momigliano

Luoghi citati: Cina, Cuneo, Londra, Paraguay, Polonia, Sardegna, Savigliano