Londra il nylon magico che divide gli ebrei

IL CASO. Voluto dagli ortodossi, nasce il primo eruv inglese IL CASO. Voluto dagli ortodossi, nasce il primo eruv inglese Londra, il nylon magico che divide gli ebrei D LONDRA IEC1 invisibili chilometri di filo da pesca recinteranno lo spazio mistico che renderà più vivibile il sabato ebraico ortodosso nei quartieri chic della Londra settentrionale: entro i suoi confini, anziché restarsene tappati in casa, gli osservanti potranno portare chiavi in tasca e bambini in braccio, spingere passeggini o carrozzelle. Un bel sollievo dal divieto di trasportare alcunché al di fuori delle mura domestiche ne! giorno del Signore. Ma molti percepiscono quel filo come un muro. Il primo eruv inglese, conforme al perimetro sperimentato da Salomone 3000 anni fa, attizza le proteste di chi lo considera un atto di prepotenza culturale. I primi ad arrabbiarsi sono stati proprio gli ebrei liberali, che hanno accusato gli ortodossi di voler imporre a tutti, gentili compresi, un «cerchio magico», e - peggio - di intestardirsi a fabbricare un ghetto con le proprie mani. La geografia spirituale di un gruppo fa a pugni con i connotati fisici delle idilliche collinette di Finchley, Golders Green e Hampstead Garden Suburb. Più ancora del filo da pesca, molti abitanti non sopportano l'idea di vedersi piantare un bel palo di cinque metri davanti alla finestra del salotto. Per tendere bene il nylon ed evitare che si insacchi, ci vorranno infatti 85 nuovi piloni di legno che rischiano di sconvolgere l'ambiente e la staccionata di casa. Ma, quel che è più delicato, molti percepiscono l'eruv come un reticolato simbolico nel cuore della città, una parata di religiosità aggressiva destinata a dividere la comunità multirazziale: in fin dei conti, si obietta, gli ebrei rappresentano soltanto un terzo della popolazione dell'area. «Un terzo è tanto, ne beneficeranno 10 mila persone», ribatte Edward Black, portavoce di quel comitato per l'eruv che l'ha spuntata sul parere contrario del Consiglio comunale di Barnet strappando un sì al ministro per l'Ambiente John Gummer, famoso per aver abiurato l'anglicanesimo ed essere volato in braccio alla Chiesa di Roma. «Da un tale conservatore che non sopporta le donne prete, che altro potevate aspettarvi se non il sostegno a forme di religiosità forte?», hanno mugugnato alcuni all'indomani del verdetto. «Forte o non forte, l'eruv non darà fastidio a nessuno - ribattono i suoi sostenitori, ovvero le quattro sinagoghe ortodosse unite e il rabbino capo ■. Anzi, non ve ne accorgerete nemmeno». Chissà se lo sa Clinton che la casa Bianca e la Corte Suprema rientrano in un eruv. Otto pali dovranno attraversare il verde di Hampstead Heath, santuario ecologico. Quanto al nylon lassù per aria, non darà certo fastidio alle persone, ma é più che profano per gli animalisti: «Gli uccelli andranno a sbattervi contro, si faranno male». I confini sfruttano anche strade cintate o linee di metropolitana, ma i «buchi» nel tracciato vanno colmati con cancelli simbolici, ovvero pali e l'ili: quella foresta senza rami né foglie è però puro sacrilegio per i tutori dell'architettura della zona, una delle poche a Londra con un piano regolatore inflessibile. Bruscolini, risponde i! comitato per l'eruv: «Nelle 8 miglia quadrate in questione ci sono già 40 mila pali della luce, o del telefono, o segnali stradali. Non saranno i nostri 85 a fare la differenza». La differenza la fanno invece i pali dello spirito, i picchetti interreligiosi. Ma non sono i gentili lo zoccolo duro dell'opposizione: non hanno alzato la voce i musulmani, gli scintoisti, o i cristiani di Londra Nord. Quello sull'eruv è un dibattito che ha squassato soprattutto la comunità ebraica. I suoi avversari ebrei non vogliono vivere in un quartiere esplicitamente ebraico e rifiutano la definizione di giudaismo coniata da un gruppo che considerano una falange di zeloti. «Sono costernata - esclama la residente Norma Blaustein -. Ciò incoraggerà un certo tipo di persone a venire ad abitare qui con i loro costumi e vestiti. Quest'iniziativa rappresenta solo il 2% della popolazione ebraica». A non pochi abitanti, profughi dell'Europa nazista e sopravvissuti ai campi di concentramento, l'eruv ricorda irresistibilmente un ghetto. Oltre all'imbarazzo che provano nell'imporre un modello ai vicini di casa, si ribellano all'idea di farci la figura di «una tribù afflitta da totem e tabù», come ha scritto un lettore al Jewish Chronicle. E non hanno affatto apprezzato l'accusa di «antisemitismo» loro scagliata da qualche fervido sostenitore dell'eruv. «Smentisco che qualcuno di noi possa essere stato così crudo - esclama Edward Black -. Un rabbino ha solo detto che alcuni avversari ebraici dell'eruv possono aver assimilato certi atteggiamenti antisemiti, e precisamente quello che gli ebrei devono essere invisibili». Anche la parola «ghetto» suscita però emozioni violente quando piove in campo avversario. «L'eruv non è niente del genere si indigna Black -. Riguarda soltanto le leggi del portare e non è certo un luogo di insediamento forzato. Indica una comunità integrata in una società ospite tollerante. E' segno di una democrazia sana, e l'Inghilterra ha una bella tradizione di tolleranza per le minoranze». «Ma che cosa dicono questi qua, quello dell'eruv è un nuovo fondamentalismo», esplode Edmund Dell, ex ministro, ebreo e laburista, a nome di chi teme turbamenti nella convivenza anglo-ebraica. «La maggior parte dei non ebrei della zona non ha banfato per paura di essere tacciata di antisemitismo», ci spiega Christopher Kellerman, manager di quell'Hampstead Garden Suburb Trust che ormai ha gettato la spugna nella battaglia per salvaguardare l'estetica del quartiere. Aveva invece parlato fuori dei denti il loro ex presidente Lord McGregor, denunciando «l'arroganza» dell'eruv e prevedendo attacchi neonazisti: «Attrarrà gli estremisti del National Front». «Gli attentati sarebbero uno choc, non ce ne sono stati né negli Usa, né in Israele, né in Australia - ci assicura Black -. I pali non hanno mica una stella di David sopra. Non saranno distinguibili da quelli del telefono». Ma le critiche all'eruv non vengono solo da sinistra. Gli Adath ultraortodossi non si rallegrano affatto all'idea di rilassare i precetti del sabato. I loro rabbini dubitano che si possa adattare a una metropoli un sistema che valeva per una città fortificata, ma soprattutto, sogghigna un editorialista dello stesso Jewish Chronicle, «hanno un'avversione istintiva verso ciò che può rendere il sabato meno pesante». Sono tornati comunque a casa con le pive nel sacco; e la stessa sorte è toccata ai più liberali, laicamente convinti, se è lecita la citazione, che il sabato è fatto per l'uomo e non viceversa. Alcuni di loro, per scongiurare l'eruv nudo e crudo, si erano ingegnati a tirar fuori proposte ipertecnologiche o apertamente ironiche. «Perché non ne delimitiamo i confini con un raggio laser ultravioletto?», ha suggerito tale Peter Simpson. «Perché invece non con le Isole Britanniche? sono insorti altri -. Perché non con la barriera di ozono?». L'ozono non sarà forse nel Talmud, ma, azzardano alcuni, è nelle coscienze dei credenti liberi. Maria Chiara Bonazzi Un'area delimitata per eludere i veti dello shabbat. «Così alimentiamo l'antisemitismo» IVANfcltitf Dieci chilometri di filo da pesca recinteranno il primo eruv inglese, un'area di 8 miglia quadrate nei quartieri chic della Londra settentrionale