«Di Grozny avrei fatto un cratere»

IL LEADE» DEGLI ULTRA' IL LEADE» DEGLI ULTRA' «Di Grozny avrei fatto un cratere» Zhirinovskij: bravo Boris, ma picchia di più VMOSCA LADIMIK Zhirinovskij si sente già con un piede nel governo. E tutto sombra dargli ragione. Lo incontro a Radio Liberty, sede di Mosca, dove sta per prendere; parto a un dibattito con giornalisti russi o stranieri. E' appena arrivato un dispaccio d'agenzia che riferisce della sua intervista al settimanale tedesco Spiegei, dove il leader dell'estrema destra russa dico che, se fosso stato lui al comando dell'operazione cecena, «al posto di Grozny ci sarebbe ora solo un grande cratere». Conforma? «Confermo». Dunque lei ritiene che sia questo il modo per risolvere la crisi cecena? «Un momento. Io parlo di un'operazione specifica. In generale i bombardamenti non sono giustificati, ma al punto in cui siamo non c'è altro da faro che chiuderò la faccenda con tutti i mezzi». E dei discorsi su una soluzione politica, che ne pensa? «So fossimo stati noi al potere avremmo fatto diversamente fin dall'inizio. Si poteva convincere Dudaev, magari offrendogli un posto onorifico a Mosca. So che lui era disponibile, trattai con lui nel 1993. Non fu fatto perché al potere c'orano i democratici, non per colpa mia. Se non avesse funzionato potevamo bloccare economicamente la Repubblica, soffocarla c costringerla a più miti consigli senza sparare un colpo. Non fu fatto. Infine si poteva semplicemente impacchettare le decine di migliaia di eoceni che girano per la Russia e portarli di forza nel loro Paese. Sarebbero stati loro a rovesciare Dudaev di fronte alla prospettiva di perdere i loro affari ir. Russia, inclusi quelli mafiosi. Questo e l'unico modo di trattare con i caucasici. Io li conosco bene, sono incapa- ci di compromessi». Una specie di deportazione? «La chiami come vuole. Se vogliono essere indipendenti so ne stiano a casa loro». Qui lei sembra parlare come Solzenicyn. «Sciocchezze. Quello è pronto a regalare tutto, anche il Kazakistan. Como risultato la Russia si ridurrebbe a Tuia, e lui ci starebbe bene, come Tolstoj». Cos'è per lei una banda armata? «Io dico che l'esercito russo ha il diritto di muoversi sul territorio russo. La colpa è dei eoceni che hanno fatto resistenza. I morti civili sono una cosa negativa, ma inevitabile. E poi voi giornalisti fate tanto chiasso per i morti di oggi ma avete taciuto sulle centinaia di migliaia di persone che sono cadute in questi tre anni sotto il regime di Dudaev». Centinaia di migliaia? Non risulta. «A me risulta». Non la preoccupa la coincidenza tra le sue posizioni e quelle di Eltsin? «Non sono io che ho cambiato posizione. L'hanno cambiata loro. Cioè ci hanno ascoltato. Ora vedo che Eltsin e molto più patriottico di quanto non fosso nel 1992. La spiegazione è semplice e io avevo previsto tutto. I democratici hanno fallito, la riforma economica è fallita. Non hanno più consenso nel Paese. Non conoscevano la Russia e non hanno previsto che avrebbe prevalso il patriottismo. Non nazionalismo e estremismo, proprio patriottismo. Io sono democratico c patriottico. Ora Eltsin ha capito che gli conviene stare con i patrioti. Sono stati Gaidar o Burbulis a spingerlo a distruggere l'Urss. Lui non aveva esperienza di politica nazionale, veniva da Sverdlovsk, ha dirotto Mosca, cosa no sapeva? La colpa è dei suoi consiglieri». E' la vecchia storia dello zar buono, ingannato dai boiari... «No. E' cambiata la situazione». Lei non teme di essere usato da Eltsin? «Meglio essere usati, magari por un breve periodo. Io so che la gente semplice non vuole il mercato. So che rivuole l'inno sovietico e la bandiera sovietica. Diamoglieli. So che è contro la privatizzazione. Eliminiamola. Diamo ai russi quello che vogliono. Ho due varianti tra cui scegliere: lasciare Eltsin e il suo governo andare a fondo e trarre vantaggio dal loro crack. Oppure aiutarli a evitarlo. Scelgo di aiutarli. Ho detto che, se serve al Paese, sono pronto perfino a sciogliere il mio partito. Ho detto che sono pronto a fare un governo o a partecipare a un governo. Finora non mi hanno dato niente e per questo io sono rimasto pulito». Quindi lei non appoggerebbe una mozione di sfiducia contro il governo e contro Eltsin? «Non l'appoggerei di certo. Sono i radical-democratici che preparano il golpe. Io sono contro ogni atto avventato. Io sono pronto allo elezioni presidenziali. I democratici non le vogliono porche i loro candidati, Javlinskij, Kovaliov, Lebed, perderebbero di sicuro...». Il generale Lebed? Lei lo considera un radical-demo- cratico? «Certo, sta con loro». E Eltsin le elezioni le vuole? «Niente affatto, le perderebbe anche lui. Ma alla gente le elezioni non interessano. Al popolo interessa il corso politico. Questo bisogna garantire. Il Presidente, lo voglia o no, sta venendo sulle nostre posizioni. Così potrà rimanere un altro po' al suo posto. Non ha ragione di temerci, è nel suo interesse. Noi gli faremo un monumento a Ekatcrinburg, gli daremo privilegi e una onorevole pensione. Se andassero al potere i democratici lo metterebbero sotto processo. Se Eltsin farà la politica che gli proponiamo siamo pronti a tenerlo anche fino al 1999». Ma questo scenario presuppone che non si voterà più fino al 1999. «Ho già detto che la gente delle elezioni se ne frega. E poi io propongo di votare per una nuova Duma, anche subito. Lo forze in campo sono chiare: o noi, o i comunisti, o i radical-democratici. Vinceremmo noi. Se prendiamo 300 seggi il Parlamento sarà omogeneo con il Presidente e non ci saranno più conflitti tra potere legislativo e esecutivo». Zhirinovskij capo del governo oggi, domani Presidente? «L'ho sempre detto. Ma non ho fretta. Eltsin rimanga pure al suo posto, visto che farà la nostra politica». Giulierto Chiesa In alto Zhirinovskij nel quartier generale. Qui sopra una donna cecena disperata