Da Catelani applauso a metà di Irene Pivetti

Da Catelani applauso a metà Da Catelani applauso a metà «Ilpool doveva evitare le telecamere» grazie proprio a Mani Pulite) diventato appuntamento d'obbligo politico-mondano. Ci sono i presidenti di Senato e Camera, Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti; tre (ex) ministri tutti della Lega (mica per niente siamo a Milano): Roberto Maroni, Francesco Speroni e Giancarlo Pagliarini; il cardinale Martini; più, ovviamente, tutte le autorità cittadine. Tutti ricercati da giornalisti e fotografi. Ma mai quanto quel signore in abbigliamento casual che abbraccia gli (ex) colleghi e proprio nell'occasione annuncia che «non» farà il ministro. Antonio Di Pietro, appunto. E' l'unico nome, il suo, che Catelani pronuncia per esteso. Quando si rammarica del fatto che si sia «allontanato» dall'inchiesta di cui era stato «il perno» e che per questo ha subito «qualche problema» poi «rapidamente superato». D'altronde Catelani aveva commentato l'abbandono di Di Pietro con un lapidario: «Nessuno è indispensabile». Citato qui per esteso, Di Pietro ritorna anonimo ma ben individuabile - assieme agli altri colleghi del pool - in altre parti della relazione. Al momento degli elogi, quando Catelani dice: «Alla stregua di tali elementi oggettivi (oltre duemila indagati di cui quasi novecento già rinviati a giudizio, ndr) deve riconoscersi l'immenso lavoro compiuto con alta professionalità ed evidente impegno dai magistrati della procura di Milano per pervenire ad un risultato di giustizia in tempi brevi». Poi al momento delle critiche. «Non può trascurarsi - dice Catelani - il particolare che quando un soggetto è, per la natura stessa dell'attività svolta, sovraesposto | ha l'obbligo naturale di meditare sempre ogni suo atteggiamento. Il | magistrato del pm deve mantenere una particolare riservatezza, soprattutto con riferimento a dichiarazioni che possano riguardare procedimenti o indagini, ma anche quando si percepisca che le proprie dichiarazioni o il proprio comportamento possano essere oggetto di strumentalizzazione». Legge e poi aggiunge, a braccio: «Certi atteggiamenti, anche di carattere televisivo, sarebbe meglio siano evitati». Poi ancora un chiaro riferimento al progetto di legge elaborato dal pool. Catelani non è d'accordo né nel merito («Non vi può essere altra soluzione per Tangentopoli che non sia quella giudiziaria»), né nel metodo: «Dobbiamo essere consci dei limiti che la Costituzione pone alle nostre iniziative per rispettare il principio della separazione dei poteri». Infine le ispezioni: «Non sembra che vi sia ragione di scandalizzarsi per un accertamento, sopratutto nei confronti di persona la cui opera deve svolgersi all'insegna della legalità, della trasparenza e della controllabilità». E se ci sono stati «equivoci», dice (con chiaro riferimento alle polemiche col procuratore capo Borrelli», si potranno evitare in futuro con «frequenti consultazioni». Finisce Catelani, ira gli applausi di rito. Pochi interventi dopo di lui. Tra questi l'Iex) sottosegretario Domenico Contestabile. Che difende l'operato de! ministero omettendo di citare - guarda caso - quel decreto, universalmente nolo come «salvaladri». Susanna Marzolla Proposta al congresso

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