Il segretario super partes di Augusto Minzolini
// segretario superpartes // segretario superpartes ROMA. Mauro Zampini, segretario generale della Camera, ci scrive: «Circa le affermazioni attribuite al ministro Tatarella nell'articolo di Augusto Minzolini di sabato, preciso che non ho mai partecipato ad alcuno degli incontri politici che il presidente della Camera abbia avuto con esponenti di qualsiasi parte politica; il segretario generale della Camera non è «il suo segretario generale», ma è il segretario generale dell'intera Assemblea, in posizione di assoluta equidistanza da tutte le parti politiche». Gli risponde il ministro Tatarella: «Il ruolo super partes invocato da Zampini si esercita contribuendo ad evitare l'utilizzo degli uffici della presidenza della Camera come luoghi di incontro per soluzioni politiche non collegate all'attività dell'assemblea. Tutto ciò che accade ai vertici degli uffici politici della Camera appartiene alla responsabilità comune del presidente e del segretario generale». [Ansa] tino. «Anche noi abbiamo rischiato un po', ma Roberto Maroni ha smascherato i venduti e ora possiamo dirgli bravo e grazie». Ma non è detto che basti un bravo e grazie. Attorno a Maroni si è ormai concentrato tutto il combattivo dissenso antiBossi. Ieri Maroni ha lasciato perdere l'argomento, e allora sono stati i «dissidenti» a farsi sa. Tutto il sabato tra letto e figli dopo un'assemblea notturna con trecento leghisti dell'Alessandrino. Bossi euforico, come avesse lo scalpo di Berlusconi in mano. «Da presidente del Consiglio è stato un dramma, e se non c'è più il merito è della Lega, è nostro». E fino alle cinque del mattino i segreti della crisi sono stati raccontati ai leghisti riuniti all'hotel San Mar¬ «Rimpianti?». Sì, insomma, un po' di magone da trasloco anticipato, prima di lasciare queste stanze di Palazzo Chigi? «Magone? La fuga da queste stanze, con questa tappezzeria, questi mobili falsi e bruttini, ò la prima cosa che qualunque gentiluomo auspicherebbe. La conduzione di un ministero non è esattamente il coronamento delle mie ambizioni. Preferisco di gran lunga una laurea ad honorem a Oxford». Intanto l'avventura del governo Berlusconi è finita. «Correggo: si ò interrotta». Si è interrotta dopo soltanto sette mesi. Perché? «Perché c'era un pazzo dinamitardo, il suo nome era Umberto Bossi, che sotto la giacca era imbottito di bombe e non vedeva l'ora di dar fuoco alle micce per far esplodere tutto. E' esploso tutto. E il dinamitardo è morto». Ferendo gravemente Berlusconi. Nessuna colpa, da parte vostra? «Abbiamo commesso errori marchiani. Cerco di elencarli, con la garanzia che poi posso parlare di tre indiscutibili meriti del governo Berlusconi». Prego. «Non abbiamo saputo perseguire un accordo sulle regole con l'opposizione che conta, cioè con quella di sinistra. Quando D'Alema e diventato segretario del pds, Berlusconi ha chiesto subito un incontro con lui. Poi con il "decreto Biondi" è saltato tutto e noi non abbiamo saputo insistere con convinzione. Errore. Eccone un altro: non abbiamo avuto la forza di sfidare in tempo Bossi nel momento in cui la sua volontà di potenza poteva essere colpita con efficacia ristabilendo una leadership chiara nella coalizione». E non è stato forse un vostro errore quello di aver inconsapevolmente adottato il motto «molti nemici, molto onore»? Non è stata una vostra colpa aver aperto contemporaneamente contenziosi con la magistratura, i sindacati, Bankitalia, la Confindustria... «Alt sulla Confindustria. La politica del maggioritario ò fondata sui principi del fair-play: gioco duro ma corretto». E la Confindustria che Giovanni Cerniti A sinistra: Giuliano Ferrara Sopra: il coordinatore del Ccd Pierferdinando Casini e il coordinatore di An Gianfranco Fini
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