«Speriamo faccia bene» «Agnelli»

«Speriamo faccia bene» «Speriamo faccia bene» TORINO. «Lamberto Dini ò stato un ottimo direttore generale della Banca d'Italia, un eccellente ministro del Tesoro. Speriamo che faccia bene il presidente del Consiglio». L'affermazione è del presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, che ha cosi risposto alle domande dei giornalisti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Torino. Al termine della cerimonia, che si è svolta ieri mattina nell'aula magna della Scuola superiore di applicazione d'arma, è stato ancora chiesto al presidente della Fiat se fosse d'accordo sul «governo di tecnici». «Tecnici - ha ribattuto Giovanni Agnelli - è una parola insufficiente, perché ogni tecnico ha anche una valenza politica». Accanto ad Agnelli c'era Cesare Romiti. Ma l'amministratore delegato della Fiat non ha voluto fare alcun commento sulla situazione politica italiana all'indomani dell'incarico a Dini di formare il governo. [Ansai Sopra: Lamberto Dini A sinitra: il palazzo della Banca d'Italia A destra: Guido Carli e Paolo Baffi Il nuovo premier nella scia di Ciampi, Baffi e Carli berlusconiani e postfascisti. Sarà perche, comunque, chi esce dalla Banca d'Italia - come gli ex studenti di Yale o di Oxford - mantiene forte il senso d'appartenenza a un'istituzione salda, prestigiosa, effetto di un'intuizione lungimirante, che portò a capire presto la necessità di selezionare li una nuova classe dirigente. Cosa che la classe politica oggi scomparsa, invece, non capi mai, avviandosi al suicidio. Carli raccontava che la sua idea era proprio l'opposto di quella di Montague Norman, un grande governatore della Banca d'Inghilterra, il quale diceva: «Prima prendo una decisione, poi chiamo il capo del mio Research Department e gli chiedo di giustificare la mia scelta con raffinate analisi». Al contrario, in Banca d'Italia, il mitico Servizio Studi è diventato sempre più importante per le scelte operative da compiere. Ed è per questo che produce un materiale umano di primissima qualità, rispettato in tutto il mondo. Non soltanto Carli, ma anche Ciampi e Dini hanno molti meriti su questo terreno. Nel '79, con Ciampi governatore e Dini direttore generale, fu introdotta, ad esempio, una piccola rivoluzione culturale, la famosa riunione delle 18, che, insieme all'understatement e al senso ofhumor, è diventata parie integrante dello stile e del mito di Palazzo Koch. Ogni sera hanno accesso allo studio del governatore, tappezzato di seta rossa, i responsabili di tutti i servizi. Se uno di loro è assente, lo sostituisce il vice, e poi il vice del vice, fino al più giovane funzionario. E tutti possono esprimere la propria opinione. Ecco allora la questione: poco importa quanto Dini sia di destra, perché quel che prevale è di sicuro l'imprinting della scuola di Palazzo Koch - civiltà e rigore -, che è proprio l'opposto rispetto alla destra un po' confusionaria e soprattutto alberlusconismo. C'è perfino, se ci è permesso, un fatto fisiognomia): paragonate la faccia da supertecnico sgobbone di Dini - anche se non disdegna una moderata mondanità - a quella incerata di Berlusconi, agli occhiali Ray Ban di Previti - un Califano un po' incanutito, di cui pure Dini è amico - ai sobri abili da banchiere del presidente incaricato. A riprova dell'esistenza di un fattore - come dire? antropologico c'è, del resto, l'indiscrezione sui dubbi dello stesso Berlusconi circa l'effetto televisivo della faccia di Dini, considerata un po' lugubre. Ma chissà che, dopo tanti sorrisi a 32 denti, riflettori e ceroni, non ci voglia adesso proprio una faccia un po' da famiglia Addams. E, lasciando da parte destra e sinistra, lo stile, oltreché la scienza, della scuola di Palazzo Koch. Alberto Staterà

Luoghi citati: Oxford, Torino