«Eltsin sta per sciogliere il Parlamento» di Giulietto Chiesa

Le Izvestija gridano al golpe: vuole elezioni addomesticate per conservare i poteri speciali Le Izvestija gridano al golpe: vuole elezioni addomesticate per conservare i poteri speciali «Eltsin sta per sciogliere il Parlamento» Truppe dalla Siberia per l'ultimo assalto a Grozny MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La morsa russa si stringe attorno e dentro Grozny. Arrivano altri carri armati e blindati e truppe fresche e meglio addestrate dall'Estremo Oriente. Ma la città è ancora un andirivieni di gruppi armati ceceni che approfittano di ogni pausa dei bombardamenti per ridislocarsi e attaccare i russi, sia dentro che fuori della capitale. In ogni caso il palazzo presidenziale di Dudaev è ancora in mano cecena, mentre il Cremlino ha assolutamente bisogno di conquistarlo per poter dichiarare ai russi e al mondo che la guerra è finita con la vittoria. Il problema è proprio nell'ultimo scalino. E il comando russo sembra aver deciso di scioglierlo a colpi di cannone e di missili. Ieri il bombardamento è ripreso su larga scala e con intensità di un obice ogni dieci secondi. Anche l'aviazione - secondo i giornalisti stranieri presenti avrebbe colpito con razzi e bombo numerosi punti della città. Ma le stesse fonti ufficiali russe riconoscono che «importanti» concentramenti di guerriglieri ceceni sono ancora presenti in città e si sarebbero raggruppati attorno alla stazione ferroviaria, alla piazza Minutka e al quartiere industriale. Un triangolo che dimostra fino a che punto gli accerchiatori continuano a essere accerchiati, anche se il cannoneggiamento russo rende estremamente pericolosi gli spostamenti nel centro cittadino. Fuori da Grozny la situazione non e migliore. I segni di un inizio di guerra partigiana diffusa si moltiplicano nei villaggi dove, come conferma la Itar-Tass, si segnalano numerosi concentramenti degli armati di Dudaev. Insomma il nodo militare rimane spinoso. Tanto che ieri il nuovo ministro della giustizia Valentin Kovaliov ha pronosticato il «disarmo forzoso» delle bande annate non più in due giorni come era stato detto il giorno prima - ma «entro una settimana». Nel frattempo a Mosca aumenta la pressione del governo contro i mass media perché la smettano di raccontare la guerra cecena. Le voci su una prossima nazionalizzazione di fatto dell'unica televisione privata esistente, la Ntv, si sono moltiplicate ieri e sono state sostanzialmente confermate da pesanti dichiarazioni critiche di importanti esponenti dell'entourage presidenziale. Viktor Iliushin, primo aiutante di Eltsin, ha addirittura dichiarato ieri che Ntv lavora «se non proprio su commissione, certo per difendere determinati interessi». Quali? L'estrema destra in Parlamento, in prima fila Zhirinovskij, ò stata più esplicita: per difendere la mafia cecena e su indicazione della Cia e del Mossad israeliano. L'operazione in cantiere negli uffici del Cremlino e del governo consisterebbe nella nuova registrazione del canale, nella ripresa in mano statale del pacchetto maggioritario (51%) e nella vendita del 49% restante ad altre gruppi privati vicini al governo. Così Ntv si troverebbe imbavagliata, come sta per accadere al canale russo, sulla testa del cui direttore Oleg Popzov pende la spada di Damocle di un decreto presidenziale che lo licenzierebbc in tronco. L'offensiva del potere contro i mass media procede senza ostacoli. Tanto più che la Duma sembra voler evitare un confronto duro con Eltsin. Ieri la mozione dei radical-democratici, che doveva impedire l'uso dell'esercito nei conflitti interni, ha raccolto soltanto 172 voti (54 meno del necessario) ed è stata respinta. Respinta anche la mozione sull'inizio del dibattito sulla riforma dell'esercito. Approvata solo la mozione che chiede al presidente e al governo «misure risolutive per l'interruzione delle azioni militari e la creazione di condizioni per un regolamento politico del conflitto)). Un appello analogo starebbe per essere approvato dal Consiglio della Federazione. Ma il Parlamento nel suo complesso, per varie e contrapposte ragioni, appare incapace di trovare una posizione unitaria. E si spiega. Si fanno insistenti le voci su un suo prossimo scioglimento con decreto presidenziale. Qualcuno avanza perfino la data: il 2 febbraio prossimo. Le Izvestija lanciano l'allarme. Lo schema sarebbe questo: una mozione di sfiducia al governo o al presidente (magari presentata da Zhirinovskij o da qualche altra testa di turco). Eltsin potrebbe cogliere al volo la palla e sciogliere la Duma. Può farlo, a termini di Costituzione, fino a giugno. Oltre non potrebbe perche si andrebbe in vicinanza delle elezioni «nonnali», previste per dicembre. Poi, con decreto presidenziale, verrebbe cambiata la legge eletto- rale, riducendo o annullando la percentuale proporzionale delle listi; di partito. I seggi uninominali permetterebbero di eleggere quasi dovunque i notabili locali, fedeli al Cremlino o sufficientemente impauriti. Le elezioni, entro giugno (in condizioni di monopolio dell'informazione) assicurerebbero a Eltsin una sufficiente maggioranza. La nuova Duma prolungherebbe ini ine al 1999 - cioè per altri quattro anni, gli stessi della durata del Parlamento - i poteri del presidente. Addio elezioni presidenziali. Esattamente ciò che i padroni del Cremlino si proponevano fin dall'inizio. Ci riusciranno? Giulietto Chiesa

Luoghi citati: Estremo Oriente, Grozny, Mosca, Siberia