Coop, un pentito contro D'Alema di Gio. Bia.

Coop, un pentito contro D'Ulema Tagliavini: quando Stefanini mi chiese soldi c'era anche il segretario Coop, un pentito contro D'Ulema Ma daipm nessuna conferma alle «rivelazioni» ROMA. La data dell'interrogatorio di Occhetto e D'Alema si avvicina, e nel frattempo i giudici romani che indagano sulle «tangenti rosse» si preparano all'appuntamento rivedendo punto per punto quello che hanno in mano e ciò che dovranno contestare, martedì prossimo, ai due esponenti del pds indagati per finanziamento illecito e concorso in falso in bilancio. Ieri è stato nuovamente ascoltato, su sua richiesta e per oltre un'ora, il finanziatore occulto «pentito» Nino Tagliavini, l'ex presidente della cooperativa edile «Unieco», di Reggio Emilia, il quale ha dichiarato di aver versato 370 milioni «in nero» al pci-pds, a cavallo tra il '90 e il '91, in tre diverse tranches. Fu l'ex amministratore della Quercia Marcello Stefanini, ha dichiarato Tagliavini, a chiedergli quei soldi per il partito, anche a nome dei «vertici politici» del pcipds. Quello che abbia aggiunto nell'interrogatorio di ieri non si sa, ma ieri mattina il suo avvocato, Roberto Rampioni, aveva diffuso la voce secondo la quale Tagliavini avrebbe anche detto che ad uno degli incontri nei quali Stefanini (morto il 29 dicembre scorso) gli chiese i soldi, era presente pure Massimo D'Alema, allora coordinatore della segreteria ed oggi numero uno del pds. Lo stesso avvocato aveva anche ipotizzato, su questo punto, un possibile confronto tra il suo cliente e D'Alema. Ma sulla ventilata presenza di D'Alema nel momento della richiesta dei soldi non ci sono conferme da parte dei magistrati, e l'avvocato Rampioni, dopo il nuovo interrogatorio di Tagliavini di ieri, non ha voluto dire più nulla. Quanto all'eventuale confronto (che si renderebbe necessario solo se l'ex presidente della «Unieco» avesse effettivamente reso quelle dichiarazioni), il pubblico ministero Gianfranco Mantelli, titolare dell'inchiesta insieme alla collega Maria Teresa Saragnano, l'ha definita un'ipotesi «fantasiosa». L'interrogatorio del finanziatore «pentito» di ieri pomeriggio è avvenuto nell'ufficio del procuratore aggiunto Ettore Torri, e né lui né i pm Mantelli e Saragnano hanno detto niente sul suo contenuto. Tagliavini è stato ascoltato nei giorni scorsi a Milano dal sostituto procuratore Paolo Ielo, e a Venezia dal pm Carlo Nordio; anche questi giudici, oltre a quelli di Ravenna e di altre città, indagano sulle «tangenti rosse», in stretto contatto con i magistrati romani. Per adesso, anche se gli episodi sono vari, l'attenzione della Procura della capitale è puntata su quei 370 milioni che l'ex funzionario della tesoreria del pds Vincenzo Marini, pure lui indagato per gli stessi reati, ha definito non un finanziamento illecito ma un semplice «prestito» per far fronte ad una scadenza immediata per la quale il pds non aveva fondi sufficienti. Comunque, il presunto «prestito» non fu mai restituito alla coop emiliana. [gio. bia.]

Luoghi citati: Milano, Ravenna, Reggio Emilia, Roma, Venezia