Usl lombarde, interrogati i manager

Usi lombarde, interrogatii manager Perquisizioni a tappeto per l'inchiesta sulle nomine. Due mozioni di sfiducia alla giunta Usi lombarde, interrogatii manager Tafferugli in Regione, confermata la fiducia alla giunta MILANO. Una lunga notte per la Regione Lombardia. Il Consiglio regionale ha confermato la fiducia alla Giunta composta da Lega, Pppi e Psi al termine della discussione sulla nomina dei direttori delle Usi. L'ordine del giorno con cui la giunta chiedeva la fiducia ha ottenuto 32 voti a favore e 26 contrari. Respinte le mozioni presentate dalle opposizioni che chiedevano le dimissioni del governo regionale e il ritiro delle nomine dei direttori. Ieri urla, fischi, insulti dal pubblico hanno costellato l'intervento di Paolo Arrigoni, leghista, presidente della Regione che ha difeso l'operato della giunta sulla scelta dei commissari Usi: «Non abbiamo nulla di cui pentirci o vergognarci», ha detto; mentre a gran voce si gridava «Dimissioni, dimissioni» e ben di peggio. Ma chi gridava? A distinguersi un gruppetto di Alleanza nazionale e Forza Italia tra cui era presente il vicepresidente della Camera Ignazio La Russa (Ari). Fianco a fianco con quel Piergianni Prosperini, già della Lega, che degli insulti al suo ex partito ha fatto quasi una ragione di vita. Pratica espletata alla grande anche ieri, mentre un altro dei contestatori (il «pensionato» Palazzo) si incatenava. Dopo venti minuti di gazzarra al presidente del Consiglio regionale, Francesco Zaccaria, non ò restato altro che sospendere la seduta per «l'evidente impossibilità di proseguire». Immediate le polemiche. «Una trentina di facinorosi di An e Fi, capeggiati dal vicepresidente della Camera La Russa - dice Binelli, capogruppo pds - hanno impedito il regolare svolgimento del Consiglio. E' gravissimo che una cosi alta carica istituzionale di fatto impedisca il funzionamento di un'assemblea elettiva». Stesso tono e quasi stesse parole per Rossoni, capogruppo ppi: «E' molto grave che un'istituzione democraticamente eletta non possa svolgere le sue funzioni per tumulti promossi da uno dei vertici delle massime istituzioni nazionali». Replica La Russa: «p;ro presente solo per assistere all'epilogo di una vicenda che non fa onore alla città in cui sono stato eletto. La mia assoluta compostezza e la mia estraneità alla protesta verbale è testimoniata da tutte le riprese tv» (vero che La Russa stava zitto; altrettanto vero che chi sta¬ va insieme a lui strepitava e il vicepresidente della Camera non ha fatto nulla per impedirlo). Gli incidenti hanno comunque fatto solo sospendere la seduta, ripresa più tardi e con all'ordine del giorno due richieste di dimissioni della giunta (formata da Lega, ppi, psi e indipendenti): una di sinistra (pds, prc, verdi e ad), l'altra di destra. Ma la giunta ha respinto le accuse di lottizzazione e non ha alcuna intenzione di dimettersi. A meno che una svolta non arrivi dal fronte giudiziario; e dovrebbe essere ormai questione di poco. Ieri, infatti, i tre magistrati che conducono l'inchiesta (Rollerò, Gittardi e Napoleone) hanno ordinato perquisizioni a tappeto nelle case e negli uffici di 30 ammini¬ stratori Usi appena nominati; inoltre hanno fatto perquisire la sede della società di consulenza Russell Reynolds che aveva compilato l'ormai famosa «classifica» dei manager. Finite le perquisizioni, tutti in caserma per essere interrogati. Al momento solo come testimoni ma qualcuno, per prudenza, si è portato dietro l'avvocato. Ascoltati anche due dirigenti della «Russell». In sostanza i magistrati vogliono scoprire per quali motivi i manager in questione (tutti nelle fasce B o C) siano stati preferiti ad altri della fascia A (i più «competenti»). E dietro questi motivi la risposta alla domanda: la giunta ha abusato dei suoi poteri per favorire gli «amici»? [r. m.] Il leghista Paolo Arrigoni, presidente della giunta regionale lombarda

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