Il trasloco del Cavaliere fra simboli e suppellettili

Il trasloco del Cavaliere fra simboli e suppellettili Il trasloco del Cavaliere fra simboli e suppellettili DELLA CUSSI AROMA Palazzo Chigi, stavolta, non dovrebbe trattarsi di un trasloco semplice-semplice. Dunque: enorme specchiera - maneggiare con cura - attualmente poggiata sul camino del terzo piano; specchiera più piccola - idem come sopra - dell'appartamento presidenziale; scrivania Ottocento in noce massiccio di metri 2,40; tavolo di mogano sempre Ottocento con allunghe incorporate; numero 10 tovaglie di lino; centrotavola d'argento; argenteria varia... Ma con tutta probabilità anche il lettone dell'ex presidente del Consiglio dovrà abbandonare la sede del governo. «Lui lo vuole antico e grande - annunciava al tempo della rivoluzione mobiliare berlusconiana il grande arredatore Giorgio Pcs -. Forse l'abbiamo trovato». E così, almeno per ora, pure l'augusta suppellettile verrà malinconicamente caricata sopra un gelido camion. Perché se il pavimento di marmo con il quale è stato sostituito il brutto parquet su cui hanno camminato decine di presidenti de e laici rientra negli interventi strutturali, non è tuttavia pensabile che Berlusconi, che ci ha rimesso già due miliardi, intenda lasciare a Palazzo Chigi quel tanto che vi ha introdotto per migliorare l'ambiente. In Italia, purtroppo, non ci sono norme troppo precise che regolano cosa debba restare a Palazzo del presidente uscente in termini di regali, ricordi, documentazione, memoria collettiva. Né, per forza di cose, esistono rigidi criteri che disciplinano cosa s'intenda oggi per reperto di possibile interesse, più che storico, culturale e antropologico. Con raro tempismo, l'ex presidente del Consiglio è finito nel quarto volume della quinta appendice dell'Enciclopedia Treccani, voce dello storico Vittorio Vidotto, correlata con foto (come non accade per tutti). Allo stesso modo, giusto per passare al mondo delle arti figurative, il personaggio Berlusconi ha ispirato una gigantesca (10 metri per 3) allegoria murale con sagome lignee del pittore Enrico Baj. Il titolo, ((Berluskaiser nel regno dei troll», non rende appieno la carica polemica dell'opera, dedicata al malgoverno. Vero è che Berlusconi, fattosi riprendere in ogni occasione pubblica da due operatori ex Fininvest, ha lasciato una notevole videoteca che, dopo la sua partenza, dovrebbe comprendere anche gli interventi politici in cassetta inviati ai tg e le pubblicità governative («Fatto!») sospese l'estate scorsa dal garante per l'editoria. E, tuttavia, mai come nel suo caso resta qualcosa d'impalpabile che va al di là della pur lodevole iniziativa -di conservazione e delle dovute procedure degli archivi. Tutt'altro che poetiche, queste ultime non contemplano quelle che oggi ap- paiono come le foglie morte di un'esperienza metapolitica che più di tutte, finora, ha impressionato gli italiani: la lozione anticalvizie, per dire, spedita a Palazzo Chigi da un barbiere di San Marco di Resana, il finto avviso di garanzia che Cuore invitava i suoi lettori a inviare al Cavaliere, la ballata in siciliano di Otello Profazio sul tema «Silvio e Umberto» («O Silvio Berluscuni prisidenti,/ cu Bossi ti mentisti e ora lu scunti!») o la registrazione dei testi di un truffaldino 144 che, approfittando della popolarità del presidente del Consiglio, si faceva pubblicità con uno squillante e ultimativo: «Dillo a Berlusconi!». E saranno dettagli, certo, inezie, bizzarrie, però in setto-otto mesi di era berlusconiana s'è accumulata una paccottiglia notevole e a suo modo straniarne. Berlusconi non può pensare di cavarsela con una misera videocassetta di 30 minuti. Più che un governo, il suo è stato un grandioso fenomeno di costume. Perché non c'è solo l'astuto venditore di pigiami bolognese Giulio Telesforo che ha deciso di lanciare il modello «Cavaliere per una notte», o l'artigiano dei presepi napoletani che nei giorni dell'avviso di garanzia ha costruito una statuetta di Berlu¬ sconi, piazzandogli un paio di carabinieri alle spalle. Anche senza volerlo - o senza fare troppi sforzi - Berlusconi ha imposto mode e personaggi. Secondo le misteriose e per certi versi anche agghiaccianti logiche di un evento mediologico que- st'uomo ha dato vita, anzi ha regalato una vita pubblica a un certo numero di figure che sono finite sui giornali solo in quanto legate a lui, meglio se in condizioni di intimità. Ecco, perciò, oltre ai parenti, anche loro iperfotografati e intervistati, il prete di Berlusconi, il medico di Berlusconi, il cuoco di Berlusconi, l'allenatore di Berlusconi, la segretaria di Berlusconi, il segretario di Berlusconi (che ò anche il marito della segretaria di Berlusconi), il cane della segretaria di Berlusconi (sul serio), il maggiordomo di Berlusconi, il sosia di Berlusconi e perfino, come in un serial, il sultano del Brunei che si voleva comprare una delle innumerevoli ville di Berlusconi in Sardegna. Sotto questo aspetto fa sorridere fino a un certo punto che in un sondaggio - altra entità di oscura risonanza depositata definitivamente nell'immaginazione di tutto un popolo - poco meno del 15 per cento degli intervistati lo volesse come re. L'uomo, classificatosi a! 36° posto nella classifica dei sexy-symhol maschili di Paris Match, è comparso fin dall'inizio sulla scena politica come avvolto da un'aura magica. E quando questa veniva a mancare, ci pensavano i giornali ad intervistare l'astrologa Luisa De Giuli che spiegava come in un'altra vita Berlusconi fosse stato un Papa, oppure come mai accaduto per nessun politico - interveniva YAdnKronos compulsando la signora Apollonia Bratti, di 96 anni, «Miss Nonna 1994» che confermava: vAl'èpropi n bel om!)). Anche con la collaborazione di Tatarella, che un giorno l'ha portato improvvisamente a far da testimone di nozze a due ignari sposini di Bari, l'insolito, il buffo, l'irrazionale ha accompagnato questi otto mesi di governo. Berlusconi non ha solo rilanciato il genere della barzelletta, anche audace e pericolosa (a Clinton ne ha raccontata una che aveva come protagonisti due uomini con tatuaggi sul pube e durante una trattativa sindacale ha evocato Fantozzi). Berlusconi deve aver liberato «demoni» - nell'accezione originaria di forze, spiriti, passioni - che, una volta fuori, non ne vogliono più sapere di ritornare dentro i vecchi otri della politica del tempo che fu. Ieri notte, a Roma, ha nevicato. Filippo Ceccarelli Da Palazzo Chigi si riporterà via specchiere, tovaglie scrivanie e tavoli In otto mesi l'era berlusconiana ha creato «lozioni per capelli pigiami, ballate e statuette» E' stato un fenomeno di costume e dall'inizio il premier è apparso come avvolto da un'aura magica Ma di lui resta soprattutto una ricca videoteca A sinistra: Silvio Berlusconi Sopra: Emilio Fede direttore del Tg4 A sinistra: Paolo Villaggio nei panni del ragionier Fantozzi A destra: Enrico Baj

Luoghi citati: Bari, Brunei, Italia, Resana, Roma, Sardegna