La Lega torna unita i conti a febbraio di Giovanni Cerruti

Maroni, che lascia il Viminale, riconosce: «Questa è stata una vittoria politica per Umberto» Maroni, che lascia il Viminale, riconosce: «Questa è stata una vittoria politica per Umberto» La Lega torna unita, i conti a febbraio Bossi: ora le elezioni s'allontanano ROMA. Soddisfatto? Ai giornalisti dice sì, ci mancherebbe altro, il nemico Berluskaiser lascia Palazzo Chigi e Umberto Bossi non può che esultare: «Da qui alle elezioni passerà tanta di quella acqua sotto i ponti che Berlusconi fa a tempo a morire di noia e di vecchiaia!». Ve bene Lamberto Dini, adesso che ha accettato l'incarico por un governo tecnico. Andava meno bene nella notte, quando l'ipotesi Irene Pivetti era ancora in aria e la pizzeria leghista intonava «Bella Ciao». «Va bene, anzi va meglio ancora. Fallisse Dini, è pronta la nostra cara Pivetti per un governo istituzionale». La Lega, tutta, approva. Ma che brividi in mattinata, quando pareva sicuro l'incarico a Carlo Scognamiglio, l'anticamera delle elezioni anticipate. I brividi di Bossi e di Roberto Maroni, che si precipita alla Camera per rilanciare Pivetti. Poi, a mezzogiorno, il Colle chiama Bossi. «Il primo ministro incaricato de¬ ve dare garanzie, deve dire che non sarà un governo elettorale». Dini chiama Bossi, Bossi richiama Scalfaro. E Bossi, avute tutte le assicurazioni, può comunicare ai suoi: «Scalfaro, uomo saggio, darà l'incarico a Dini. sarà un governo tecnico, non elettorale, non a termine. Dini l'ha giurato, e mica può imbrogliare Scalfaro!». Bobo Maroni all'una e mezza, era al ristorante di Montecitorio. Suona il telefonino, è Scalfaro. «Presidente! Dini? Ah! Ottima soluzione». Salmone e patate bolliti possono attendere, Maroni comincia a pensare ai suoi «dissidenti», a quale effetti potrà avere questa candidatura nella Lega. Ancora non sa che Dini annuncerà un governo di tecnici, neppure che Bossi dirà «Bobo resta fuori», e che al contrario il portavoce dei «dissidenti» Luigi Negri lo ricandiderà subito al Viminale. Ma già a quest'ora Maroni s'impone la linea fino a sera: «Non ci saranno problemi e i conti nella Lega li regoleremo al congresso». Così, questa volta compatta, la Lega si può accodare alla soddisfazione di Bossi. Però con qualche dissidente ed evidente distinguo. Negri che candida Maroni, ad esempio. O ancora Negri che rivendica alla dissidenza il merito di aver evitato il ribaltone: «C'era qualcuno che voleva i tre segretari di Lega, ppi e pds al governo o sbaglio?». Ma il distinguo di giornata è solo in queste battute. Anche Bossi rinvia al congresso dell' 11 febbraio e parla già da vincitore: «La paura è la paura, ma chi si vende, chi tradisce e sta dalla parte dei corruttori, viene spazzato via dalla faccia della terra. Occhio a chi ha preso la stecca». Occhio anche alle tv del nemico Berlusconi. Davanti ai microfoni Bossi è tutto uno scoppiettio. Con l'incarico a Dini, sorride a tutte, «si stabilisce il principio che morto un Papa se ne fa un altro». Oppure: «Il governo dei tecnici, non elettorale, provvederà all'economia. Poi ci saranno le riforme indispensabili, e a quelle provvede il Parlamento presieduto dalla nostra cara Pivetti. Sarà lei a mettere le date, altro che Berlusconi. E pronti con l'antitrust!». Sfottò per il Nemico: «La Lega, come un airone fragile e libero, ha staccato Berlusconi sui tornanti del Pordoi!». Come Fausto Coppi, via. Da oggi c'è da aspettare Dini con i suoi ministri, e pazienza se una settimana fa l'aveva liquidato con un «un ragioniere»: «La sua ò un'agenda da un anno di tempo, ma se vuole i voti dove dire qualcosa di più sul programma». In ogni caso, fa capire, lui e la Lega, dissidenti compresi, sono usciti dalla morsa «o Berlusconi bis o elezioni subito». E anche questa la ripete, bossianamcntc: «Dini o Dani o Doni chiunque vada lì ci può liberare dalle cappe e dalla pregiudiziali politiche in Parlamento e ci permette di buttar fuori dalla politica il Grande Corruttore. Cacciato Lui si può metter mano alle riforme». Soddisfatto? Già rientrato a casa, a sera, anche Bobo Maroni lo è. Viminale addio, comunque è stato bello e intenso. Soddisfatto, dice, «perché questo governo se va su, sarà ben difficile che venga giù». E poi arriva la chiosa, a sorpresa: «Questa e la vittoria di Bossi, perché ha dimostrato che si può far cadere Berlusconi senza andare a elezioni e che questo Parlamento può esprimere un governo diverso da Berlusconi. Con o senza Dini, questo Parlamento può durare a lungo». E la Lega? «Anche, e lo si vedrà al congresso». Vittorio Sgarbi non la pensa così: «Con l'incarico a Dini, Bossi e la Lega sono morti». Requiem. Giovanni Cerruti Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi

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