Scelto Dini: un governo solo di tecnici di Alberto Rapisarda

L'incarico al ministro del Tesoro, ex direttore di Bankitalia, con «quattro cose da fare» L'incarico al ministro del Tesoro, ex direttore di Bankitalia, con «quattro cose da fare» Scelto Pini; un governo solo di tecnici Ma ipolitici già litigano sulla data delle elezioni ROMA. Il prescelto è il ministro del Tesoro Lamberto Dini, secondo uomo della Banca d'Italia destinato alla guida di un governo. Il Capo dello Stato gli ha dato ieri alle 13 l'incarico di formare un governo di tregua che ridia fiato alla lira. Ma, sino alle 11, l'incaricato sicuro sembrava Scognamiglio. Era già pronta la Thema con le bandierine al vento, che avrebbe dovuto portarlo al Quirinale. In questo repentino cambio di protagonisti sta nascosta la chiave di interpretazione della sperata conclusione della crisi. Che lascia, per quel che si ò visto, pienamente soddisfatto solamente Rocco Buttiglione e, per ragioni opposte, Bertinotti. Il quale ha potuto cancellare le divisioni interne di Rifondazione comunista con un coiaio no a questo governo. Tutti gli altri stanno maturando sofferti assensi o stanno lottando contro la tentazione di non votare la fiducia. Come fa Fini, che andrà a sciogliere il msi tra dieci giorni ritrovandosi, a sorpresa, fuori dal governo. Dini riceve l'incarico non come uomo del governo Berlusconi (una carta che il Polo si è lasciata sfuggire volendo insistere sul Berlusconi-bis) ma come grande tecnico che lavorerà al di sopra delle parti politiche. Dini, infatti, non farà «consultazioni formali» con i partiti ma «colloqui informali» e non sceglierà ministri politici, ma solo tecnici. Ma, per i partiti, il segno vero di questo governo in gestazione (che Dini potrebbe presentare a Scalfaro lunedì) sta nella previsione della sua durata. Permetterà di andare ad elezioni anticipate a giugno, come sperano ancora Berlusconi e Fini, o durerà di più, come sostengono invece Buttiglione, D'Alema e Bossi, il quale ultimo assicura che «durerà un anno e mezzo»? Il presidente incaricato non ha fissato date, non ha promesso scadenze a Berlusconi. Ha solo elencato un programma in quattro punti per risolvere problemi «particolarmente urgenti» che, volendo, potrebbe forse essere realizzato anche entro maggio. Una nuova manovra economica, trasformare in legge gli accordi sulla previdenza, la riforma elettorale per le Regioni per votare in primavera con un sistema come quello nazionale, la disciplina, «se si vuole, anche di carattere transitorio», dell'uso dei mezzi di comunicazione, per mettere tutti alla pari. «E' un governo pre-elettorale», è l'interpretazione di Fini, capo di An. «Scalfaro ha detto a Dini che doveva giurargli che non sarà un governo elettorale», assicura Bossi. Quelli di Forza Italia si affidano ai «se» e alle speranze, come fa il ministro Ferrara che confida in «un patto tra gentiluomini, come si fa in politica». La resa definitiva di Berlusconi è avvenuta ieri mattina quando è stato messo di fronte al rischio di un governo istituzionale guidato da Scognamiglio, candidato che continuava a godere di simpatie nella maggioranza del «ribaltone», o addirittura da Cossiga, avversario diretto di Berlusconi anche sul piano dell'immagine e deciso a portare nel governo Antonio Di Pietro. Perso per perso, Buttiglione ha offerto a Berlusconi la possibilità di incassare almeno un potenziale risultato politico, promettendogli che Forza Italia e popolari potranno far politica fianco a fianco per costruire «un grande schie¬ ramento moderato». Cioè, è Buttiglione che ora tira dalla sua parte Berlusconi, allontanandolo dalla destra di Fini, e non viceversa. «Berlusconi ha fatto una scelta lungimirante. Questo governo ci avvicina a Forza Italia, rende molto più facile il dialogo», ha detto Buttiglione rendendo l'onore delle anni al presidente che lascia Palazzo Chigi. In cambio il segretario dei popolari ha assicurato a Berlusconi che rinuncia alla minacciata alleanza elettorale per le politiche con D'Alema: «Si sgonfia questo pericolo e diventa meno plausibile questa necessità». E, probabilmente, gli promette anche l'assenso allo scioglimento dello Camere, magari quando sarà stata approvata la riforma elettorale che introduce il doppio turno. Non certo subito, visto che se cadesse Dini ci sarebbe ormai un'altra maggioranza pronta per dar vita ad un governo istituzionale, forse della temuta Irene Pivctti. Per D'Alema la scelta di Buttiglione è una delusione. Ci saranno, probabilmente, liste di centro-sinistra nelle elezioni amministrative ma per il governo ! l'ex de Buttiglione ormai pensa al «grande centro» in cui ha | sempre creduto, forse fagociI tando le truppe di Forza Italia se J dovesse indebolirsi la posizione I di Berlusconi. Così il segretario del pds ha promesso l'appoggio al governo Dini, ma senza entu' siasmo, «a patto che sia veraj mente super partes, svincolato | dai partiti». Ma, ormai, siamo al gioco al rialzo per il dosaggio dei ministri che, anche se «tecnici», ! qualche sfumatura politica po. trebberò avercela. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Ferrara, Roma