Il Polo a denti stretti «Un bravo a Scalfaro»

LA SCELTA DEL COLLE Il Polo a denti stretti «Un bravo a Scalfaro» LA SCELTA DEL COLLE FROMA ORZA Scalfaro, ò l'inno di resa dei berluscones. Solo gli irriducibili della curva Silvio provano a buttarla sul pareggio, lai, ina nemmeno loro sono sicuri di aver segnato davvero un gol. Pietro Di Muccio, baffetti e scarpe lucide, passeggia in una Camera deserta (non si è ancora inventata una crisi più urgente di un weekend) e sembra Sandro Ciotti: «Rete di Scalfaro, ma noi abbiamo agguantato il pareggio, evitando ali meno il ribaltone». E in quell'«almeno» c'è già tutto. «Certo, con che faccia mi presento adesso dai miei elettori a dirgli che voto un altro governo senza Berlusconi e insieme a Bossi? E poi era proprio il governo dei tecnici quello che noi volevamo evitare». Insomma, questo 1 a 1 assomiglia maledettamente a una goleada del Quirinale. E' che volano così leggere le opinioni, in questa crisi. Il «ribaltone» dialettico dei berluscones si consuma in poche ore. Fino a ieri mattina, alla borsa-livori di Forza Italia, il mal sopportato Scalfaro era secondo soltanto a Umberto Bossi, l'Iscariota. Le stesse lingue che ripetevano meccanicamente «o Berlusconi o elezioni» informavano che era l'uomo del Colle il vero avversario da battere, la mente del «ribaltone» cattocomunista. Poi c'è stato l'ultimo round al Quirinale. Scalfaro che dice a Berlusconi: «All'una dò l'incarico a Dini. Se ti va bene, meglio. Altrimenti, io chiamo Cossiga». E Berlusconi, che il giorno prima aveva già temuto di veder spuntare la Pivetti dalla giacca di Scalfaro, abbozza un sorriso e per la prima volta in un mese dice: «Sì». Non c'è più niente da fare, se non trangugiare, possibilmente con classe. Così, ora prima dell'era Dini, «bisogna dare atto al Presidente della Repubblica di aver tenuto in massima considerazione il voto del 27 marzo», comincia l'assolo di violino del capo dei senatori italoforzuti, il palermitano Enrico La Loggia. Astuzie da vecchio navigatore democristiano? No, visto che le sue parole sono condivise dai capi degli ultra. Come Enzo Savarese, quello che Previti al confronto è una colomba. Quello che in aula, il giorno del tradimento leghista, mentre Bossi parlava, per la rabbia gli è venuto un coccolone. Si liscia la barba e dice: «Scalfaro ha perso un po' di tempo, ma alla fine ha mostrato saggezza. Ha vinto lui, ma anche noi. Qui l'unico che ha perso è Umberto Bossi, perché dopo la tregua di Dini ci sarà la resa dei conti alle elezioni: il centrodestra di Berlusconi contro il centrosinistra di Prodi. Addio, Lega. E Buttiglione si sbrighi: ha tre mesi di tempo per decidere con chi sta¬ re». E Alessandro Meluzzi, lo psichiatra da corteo, inventore della piazza neogollista all'italiana? Almeno lui ammetterà che se Scalfaro ha vinto, non può aver vinto anche Berlusconi? L'uomo è esperto di trappole capziose e trova subito una brillante scappatoia: berlusconizza- re Scalfaro. Attribuendo a Forza Italia il merito della scelta compiuta dal Presidente: «Per troppi giorni il Quirinale ha dato corda ai profeti del ribaltone. Se non connivente, è sembrato almeno disponibile. Si è fermato in tempo, per fortuna. Comunque Dini non se l'è mica inventato lui. E' stato Previti il primo a fare quel nome. Ed è stato Berlusconi ad accettarlo, con grande senso di responsabilità». Eccolo, il famoso «senso di responsabilità». I maligni diranno che è la solita storia della volpe e dell'uva. Ma i berluscones non si abbassano a simili miserie. Per loro Scalfaro è un benefattore: ha fatto quel che Berlu- sconi, per troppo amore verso il Paese, non avrebbe mai trovato il coraggio di fare da solo. «Erano mesi che gli ripetevo, sondaggi alla mano, che uscendo da palazzo Chigi la sua popolarità sarebbe cresciuta ancora di più». E' Gianni Pilo che parla da Milano, dove con la Ombretta Fumagalli e il missino La Russa ha di fatto inaugurato la campagna elettorale, fondando un'alleanza senza i leghisti, il «Pilo della libertà». Pilo, comunque, non si allinea del tutto agli adoratori di Scalfaro. «Una gestione della crisi, la sua, fintamente tecnicistica. Non ci ha convinti col ragionamento. E noi non abbiamo convinto lui. Però non si illuda. La notizia del giorno è l'incarico a Dini. Ma la notizia del giorno dopo è: elezioni a giugno. Ormai tutti le vogliono, tranne proprio Scalfaro, credo». Nel frattempo, spiega- Meluzzi, «Berlusconi sarà il leader del Polo. L'altro giorno mi diceva: "Sono così oberato dal lavoro quotidiano che non ho avuto ancora un momento di tempo per pensare al milione di posti di lavoro, agli anziani, alla poltica estera". Ecco, il momento è arrivato». Massimo Gramellini «Così abbiamo scongiurato il ribaltone» V - ' < , Almeno quello è un personaggio che non vale una lira. Inve\m& ce, mandare Di¬ ni a fare una buendo a Forza della scelta comente: «Per troppi e ha dato corda ai ne. Se non connio almeno disponiin tempo, per for Dini non se l'è i. E' stato Previti el nome. Ed è stad accettarlo, con esponsabilità». oso «senso di re maligni diranno oria della volpe e erluscones non si ili mialfaro e: ha Berlu- nella suaall'iniziograto a Bquell'occma ha fBiondi dto tanti dto di appvoglia divori anchglio». Ma Beun persotroppa fidella libsi allineScalfarola suaNon ci mento. to lui. Pdel giornotizia a giugntranne Nel fra«BerlusL'altro così obche nonmento dlione dini, alla mento Qui accanto: Gianni Pilo parlamentare di Forza Italia A destra: il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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