Autogol alla cocaina per il Napoli

Ricercato l'ex manager di Maradona: con altre 2 persone avrebbe fornito lo stupefacente tra l'87 e il '90 Ricercato l'ex manager di Maradona: con altre 2 persone avrebbe fornito lo stupefacente tra l'87 e il '90 Autogol alla cocaina per il Napoli «La usavano i giocatori dopo le vittorie» NAPOLI. Quanta neve fioccò sul Napoli. 0 se preferite «forfora», «polvere», «paillettes», «mentaforte», «farina», «zucchero». Insomma, cocaina. Chi più chi meno avrebbero sniffato tutti, dividendosi tra festini con la partecipazione straordinaria della camorra a bordo di navi e yacht privati, e scudetti vinti o persi in modo tanto clamoroso quanto sospetto. «Tirava» come un dannato il solito Maradona, ma come lui faceva quasi tutta la squadra. Qualche giocatore ha ammesso, qualcun altro continua disperatamente a negare. Un fatto è certo: dall'87 al '90 un fiume di droga tracimò sul club azzurro. E ora, dopo cinque anni, due magistrati della direzione distrettuale antimafia hanno scoperchiato il pentolone lasciando aleggiare sulla città un odore pestilenziale. La stura l'hanno data due pentiti: Pietro Pugliese, ex autista di Maradona e camorrista militante, e Mario Fienga, narcotrafficante napoletano. In galera sono finiti due dei tre fornitori «ufficiali» della squadra, Rosario Viglione e Vincenzo Buondonno. Il terzo, più importante, è latitante: è Guillermo Coppola, l'ex manager del «pibe». Si sarebbe rifugiato in Uruguay. Secondo l'accusa seppe vendere il piede più famoso del mondo alla camorra, che ne fece un tossico da ricovero e un gingillo di lusso da esibire in pubblico. Ma dal nausea- bondo pentolone esce ben altro. Saltano fuori almeno dieci nomi che fecero grande il Napoli: Diego Armando Maradona, Massimo Crippa, Nando «Rambo» De Napoli, Alessandro Renica, Bruno Giordano, Andrea Carnevale, Ciro Ferrara, Giovanni Francini, Tebaldo Bigliardi, Ciro Puzone. L'anno scorso sono comparsi tutti davanti ai giudici e ai funzionari della Direzione investigativa antimafia, interrogati con le loro mogli e, in alcuni casi, con i papà. In qualità di testimoni, sia chiaro, anche se alcuni di loro figurano come «consumatori» più o meno abituali di droga. L'accusa sostiene che in quegli anni folli Rosario Viglione, ufficialmente industriale caseario ma in realtà faccendiere in odore di camorra, regalò cocaina a piene mani a Crippa, De Napoli, Renica, Giordano e Carnevale. Viglione, pure lui tossicomane, nega solo di aver dato la droga a Renica, un amico che lo aiutò a entrare in comunità. E gli altri? Tutti negli uffici della Dia, o in procura, per essere ascoltati assieme alle loro consorti. Avrebbero ammesso Crippa e Francini, riscontri «forti» graverebbero su De Napoli, Renica, Bigliardi e Carnevale, ascoltato la scorsa estate dalla polizia che andò a prendere a Palinuro lui e la moglie Paola Perego. Sugli altri la polizia sta svolgendo altri accertamenti. Anni d'oro, gli Ottanta. Fra una partita e l'altra i magnifici undici parteciparono a festini a base di coca, a tu per tu con camorristi di rango. Come il party del 30 aprile '90 sul transatlantico <(Achille Lauro». Fu lì che il Napoli festeggiò il suo secondo scudetto, quello del '90. Viglione, Buondonno e l'immancabile Coppola pensarono allo champagne e alla cocaina. Ne fecero uso un po' tutti. Anche Crippa, che avrebbe ammesso imbarazzatissimo davanti ad un funzionario di polizia. Poi ci sono i party a bordo dello yacht di Viglione cullato dalle onde nel porticciolo di Mergellina: in una cabina appartata, lontano dagli occhi indiscreti delle consorti, ai giocatori fu offerta la coca già divisa in tante strisce su un piatto d'argento. Piovve polvere bianca anche in un albergo sul litorale a Nord di Napoli e nelle case dei capi di due cosche fra le più temute della mala vesuviana, Giuliano e Lorusso. L'inchiesta ò partita in un'aula del tribunale di Roma, dove si sta celebrando il processo contro Pietro Pugliese e Diego Maradona, accusati di traffico di droga. Il pentito della camorra alluse chiaramente ai vizi privati dei giocatori del Napoli. E ieri ha confermato: «Maradona e gli altri furono usati. In questa storia che sa di marcio hanno un ruolo importante molti esponenti dell'entourage di Diego». Ma Pugliese fece di più: dopo aver parlato di droga e del ruolo di Guillermo Coppola, indicato come uno degli organizzatori dei festini a base di droga, cominciò a parlare di partite combinate. A cominciare da quella costata nell'88 lo scudetto al Napoli, che perse contro il Milan. Già, le partite truccate; è il secondo capitolo dell'indagine, quello che più interessa i magistrati napoletani. I sostituti procuratori Luigi Gay e Luigi Bobbio lavorano su tre ipotesi. La prima porta al toto nero: lo scudetto sarebbe stato perso dal Napoli per rimpinguare le casse della camorra che controlla il giro delle scommesse clandestine. La seconda porta al Nord: protagonisti della combine sarebbe un gruppo di bookmakers legati alla grande criminalità. La terza, più suggestiva, porta a un fantomatico accordo fra i vertici delle società per motivi di interesse imprenditoriale. Per questo motivo i magistrati stanno decidendo se interrogare nei prossimi giorni l'ex presidente del Napoli Ferlaino e l'allenatore dell'epoca, Ottavio Bianchi. Fulvio Milone Nel mirino i droga party in hotel, yacht e case di camorristi cui avrebbero partecipato i campioni e le loro mogli Indagini anche su totonero e gare truccate I tempi dei trionfi in campionato portarono anche eccessi fuori dal campo per i «Diego boys» e per un esercito di ragazze e portaborse L'ex manager di Maradona, Guillermo Coppola Nella foto grande Maradona e la moglie, in alto la loro casa a Napoli. A sinistra l'ex attaccante del Napoli Andrea Carnevale A fianco Massimo Crippa. oggi al Parma. Sotto. «Rambo» De Napoli, passato dal Napoli al Milan e poi alla Reggiana

Luoghi citati: Napoli, Roma, Uruguay