Ciancimino sfida Andreotti

«e Pio La Torre fu massacrato dai compagni di partito» «e Pio La Torre fu massacrato dai compagni di partito» Ciancimino sfida Andreotti «Aveva avuto rapporti con i Salvo» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A complicare la vita a Giulio Andreotti ci si mette anche Vito Ciancimino. L'ex sindaco de di Palermo condannato per mafia ha rivelato alcune sue «verità». Si tratta di dichiarazioni acquisito a»,li atti del processo in cui il cinque volte ex presidente del Consiglio ò imputato di associazione mafiosa. L'udienza preliminare si svolgerà il giorno 27 a Palermo e due settimane prima circolano anticipazioni più o meno clamorose. Ciancimino un anno e mezzo là (giugno 1993) dichiarò infatti che certamente Andreotti conosceva bene i cugini Nino e Ignazio Salvo, a loro volta accusati di essere boss oltre che finanzieri e amiconi di Salvo Lima. Andieotti ha sempre smentito la conoscenza, ma Ciancimino - come alcuni pentiti • sostiene invece che il leader de era in rapporti con i Salvo. I verbali con le dichiarazioni di Ciancimino sono agli atti del processo ad Andreotti e il nome dell'ex sindaco a questo punto figura, quale fonte di prova a carico, accanto a quelli dei dodici pentiti che hanno parlato di legami che il senatore a vita avrebbe avuto con ambienti mafiosi attraverso il suo proconsole siciliano Lima. In particolare Ciancimino ha riferito che in occasione di un pranzo dopo un comizio di Andreotti a Palermo nel 1979 lo vide conversare come un vecchio conoscente con Nino Salvo. Sarebbe accaduto all'hotel Zagarella appartenente ai Salvo. «Si salutarono come due che ;rano in rapporti di assoluta familiarità • na dichiarato Ciancimino e parlarono per alcuni minuti». Andreotti ha sempre smentito. Infatti un pentito ha sostenuto che l'allora potentissimo uomo politico incontrò Totò Hiina latitante nel lussuoso attico di Ignazio Salvo in quel periodo agli arresti domiciliari. Si spiega perciò l'imbarazzo di Andreotti ben a ragione preoccupato di negare ogni contatto con i cugini Salvo. La striscia di sangue che è poi seguita, d'altronde, è un altro motivo per giustificare l'apprensione di Andreotti: Ignazio Salvo fu assassinato tre mesi dopo l'eurodeputato Lima. Quanto a Nino Salvo morì nel 1986 di tumore in ospedale a Bellinzona poco prima che cominciasse il primo maxiprocesso in cui con il cugino era imputato di mafia. Perché Ciancimino ha parlato anche su questa circostanza negata recisamente da Andreotti? Non per pentimento, né per vendetta ma avrebbe precisato «per spirito di ve¬ rità». E nella sua foga ha anche sostenuto che Pio La Torre, il segretario del pei siciliano, nel 1982 non fu assassinato dalla mafia ma dai suoi compagni di partito e Dalla Chiesa peté essere eliminato pure non da killer delle «famiglie». Su La Torre ha affermato che «la decisione di ucciderlo fu presa dal pei cui non mancavano i mezzi per un'impresa del genere». «Non c'è nulla di nuovo: l'episodio del pranzo della Zagarella rimane l'unico in cui ò certo che Andreotti e Nino Salvo si incontrarono. Per il resto si tratta solo di deduzioni e congetture», ha dichiarato l'avvocato Franco Coppi, uno dei legali di Giulio Andreotti. Immediata anche la replica dell'avvocato Armando Sorrentino legale di parte civile nel processo per il delitto La Torre: «Da un soggetto accusato di essere nelle mani di Totò Riina ci si può aspettare questo e altro. In un momento di grande confusione Ciancimino vorrebbe inserirsi da par suo nella dialettica politica». E Dalla Chiesa? Sarebbe stato Lima «con gli occhi rossi di rabbia» a far notare a Ciancimino che «per certi romani Dalla Chiesa era più pericoloso da pensionato che non da prefetto». Antonio Ravidà L'avvocato dell'ex leader de «Ignobili congetture» I legali di parte civile «C'è Riina dietro questi veleni»

Luoghi citati: Lima, Palermo