«Sto bene e sono felice di tornare a viaggiare» di M. Tos.

«Ho il bastone non per camminare ma per tenere a bada voi giornalisti» «Sto bene e sono felice di tornare a viaggiare» CHIACCHIERATA IN AEREO PMANILA APA Wojtyla si concede por la prima volta da molto tempo - a una «conferenza stampa» volante sull'aereo che lo porta a Manila. Una domanda è sulla bocca di tutti: come sta? «Come vedete porto il bastone - risponde Giovanni Paolo II, che appare un po' fragile, ma in buona forma - e questo bastone si porta per dare bastonate a chi non è in ordine, forse anche a qualche giornalista. Ma porto bastone per appoggiarmi sopra questo bastone dopo otto mesi... no, è il nono mese dopo l'intervento, Tutto va bene ma la gamba non ò ancora sufficientemente forte. Questa è la situazione realistica e psicomedica». L'incidente di aprile ha costretto a una sosta forzata il Papa: «Voglio dire che questo viaggio è un po' straordinario, perché e il primo grande viaggio da quasi due anni. Sono un po' sorpreso - ha detto -, non credevo proprio di trovarmi di nuovo su un aereo Alitalia, con la prospettiva di andare fino alle Filippine. Dieci ore di volo, e più... l'ultima volta era Zagabria, Un'ora di volo». Ma sembra deciso a recuperare il tempo perduto: «Ora si deve riprendere tutti questi progetti dell'anno scorso. C'è il Belgio, Sarajevo, l'aeroporto è ancora chiuso, il Libano forse non quest'anno, dipende tutto dal Sinodo libanese. Invece c'è una canonizzazione in Boemia, c'è una visita in Slovacchia, poi c'è l'Africa per concludere il Sinodo africano, poi la Slovenia, forse non subito, e poi in America, negli Stati Uniti e all'Onu». Manila lo accoglie con il caldo abbraccio di migliaia di persone nelle strado, e un paio di arresti collegati forse - ma le autorità non forniscono dettagli di nessun genere - alla visita del Pontefice. La città trabocca di gio¬ vani venuti per la Giornata Mondiale della Gioventù. La prossima - ha annunciato in volo Papa Wojtyla - si svolgerà a Parigi. E poi il pensiero del Papa va all'Algeria: «Prego ogni giorno per l'Algeria - confessa - per persuadere, attraverso il ciclo, i nostri fratelli musulmani, e soprattutto gli islamici, per persuaderli che non si può fare come essi fanno». Nelle sue preghiere quotidiane Papa Wojtyla ricorda, come in un viaggio, tutti i Paesi dell'Africa: dal Sahel risale alla Tunisa «e prego S. Agostino, che si trova in Tunisia», e poi il Marocco, e l'Algeria: «E qui mi fermo un po' a pregare specialmente per la pace, ci sono là i nostri fratelli, il card. Duval, mons. Tessier, questi fra- telli sono minacciati. Allora prego per la pace, speriamo che si vada a una soluzione più pacifica». Scherza come ai vecchi tempi, Papa Wojtyla, chiedendosi se è più pericoloso volare a diecimila metri, o un incontro con i giornalisti. E alla fine borbotta a mezza bocca qualcosa come «una buona razza, una buona gente i giornalisti». Insomma, sembra proprio in forma; anche se gli oganizzatori del viaggio papale, preferendo non prendere rischi, hanno alleggerito al massimo impegni e scadenze, concedendo al Papa due pomeriggi di riposo. Il cuore è una cosa, le gambe un'altra, hanno pensato; e il clima caldo umido è quello che patisce di più. [m. tos.]

Persone citate: Duval, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Tessier, Wojtyla