Durate un solo giorno le cinque stelle di Boris

Durate un solo giorno le cinque sfelle di Boris iiiiiiiiÉ Durate un solo giorno le cinque sfelle di Boris CHI COMANDA L'ARMATA? IMOSCA L sangue vero scorre, a fiumi, a Grozny e in tutta la Cecenia. A Mosca, per ora, scorre soltanto il sangue metaforico delle battaglie «sotto il tappeto». Ma le coltellate - anch'esse metaforiche s'intende - sono violente e le lame roteano scintillando in tutte le direzioni. Mercoledì sera lo speaker del Consiglio della Federazione, Vladimir Shumeiko, uscendo dall'incontro con Boris Eltsin e Viktor Cernomyrdin, aveva lanciato la bomba: lo stato maggiore delle forze armate passerà sotto il controllo diretto del comandante supremo. Cioè di Boris Eltsin. Il fendente sembrava - ed era - diretto a tagliare la testa di Pavel Graciov, il ministro della difesa. Non per mancanza di simpatia. Al contrario tra i due fino al giorno prima correva buon sangue. Ma serviva a due scopi. Prima di tutto mostrare al mondo - che sospetta qualche ulteriore guaio in vista che Eltsin ha in mano lo scettro del comando e può fare quello che vuole, anche ridimensionare i generali. In secondo luogo mostrare all'esercito che lassù, nel Cremlino, si comprende e si condivide l'insoddisfazione generale per il modo fallimentare e umiliante con cui è stata condotta la guerra cecena. Ma anche Graciov ha la spada in pugno. E ieri Shumeiko è stato punto alla schiena. La smentita, molto secca ma anche molto imbarazzata, è venuta dal portavoce di Eltsin (e futuro ambasciatore in Vaticano) Viaceslav Kostikov: «Nel corso dell'incontro non è stata discussa, tanto meno approvata, nessuna decisione concreta per quanto concerne la riforma militare, incluso lo Stato Maggiore». Un altro portavoce di Eltsin Georgij Satarov, ribadisce che è stato solo «uno scambio d'idee». Ma la valanga ha già cominciato a scendere a valle. Il primo a reagire è il comandante in capo delle truppe di terra, Vladimir Semionov: «completamente d'accordo» per sottrarre lo Stato maggiore al ministero della difesa. Aggiunge: il capo di Stato Maggiore deve entrare di diritto nel Consi- glio di Sicurezza. E poiché quest'ultimo organo, come ormai tutti hanno capito, è il nuovo politbjuro del regime, è evidente che il peso di Graciov ne sarebbe dimezzato. Il ministro della difesa si troverebbe infatti caricato soltanto dell'«elevamento delle capacità difensive dell'esercito, della formazione dei quadri e delle questioni amministrative». Primo passo per una seconda mossa, destinata a tranquillizzare i democratici: un ministro civile invece che un militare. E per Graciov sarebbe la fine. L'altro fendente viene dalle Izvestija, che raccontano di una sbornia collettiva a Mozdok, al¬ la vigilia dell'offensiva di capodanno, alla quale avrebbero preso parte sia Graciov che il primo vice-premier Soskovets, il falco «civile» che i fautori della guerra vedrebbero volentieri al posto di Cernomyrdin. Il piano d'attacco sarebbe stato deciso tra i fumi dell'alcol, a colpi di battute di spirito come questa, attribuita a Graciov: «tre stelle da generale a chi prenderà Grozny». L'unico a smentire è Soskovets, che nega di essersi mosso da Mosca nell'ultimo mese e nega anche di essere stato «estromesso segretamente dagli affari ceceni». Chi manovra queste voci non è del tutto chiaro. Comunque passano solo poche ore e arriva la controffensiva. L'attuale capo di Stato Maggiore cade dalle nuvole: «Non ne sapevo niente. Non sono stato consultato». E dal ministero della difesa spunta una dichiarazione (anonima): proposta «irrealistica» perché richiederebbe la «revisione completa del bilancio militare». Se Graciov è inabile a Grozny, sembra invece che a Mosca se la cavi bene. Gli viene in soccorso un altro generale, Jurij Rodionov, deputato: «Non si può fare. Prima costruiamo un esercito, poi ci occuperemo dello Stato Maggiore». Solo un cieco non vedrebbe infatti che, date le condizioni di salute del presidente (e la crescente influenza del capo della guardia presidenziale, Aleksandr Korzhakov), un ulteriore accentramento di funzioni nelle sue mani significherebbe di fatto porre l'intero esercito russo sotto il controllo diretto di Korzhakov. E questo non piace nemmeno ai falchi del politbjuro di Boris Eltsin, che pure con Korzhakov collaborano a tutto spiano nell'operazione cecena. Forse l'unico cui piace è Shumeiko che, tolto di mezzo in qualche modo Cernomyrdin, sarebbe il candidato naturale a riempire l'eventuale «vacanza» presidenziale. E, non a caso, molti ritengono che sia proprio Shumeiko l'uomo più vicino a Korzhakov. Dietro il fumo dello Stato Maggiore c'è un sacco di arrosto. Giulietta Chiesa HO VISTO MORIRE I VOSTRI FIGLI Grozny, 10 gennaio 1995 Care madri di Russia, Tra le rovine di Grozny giacciono cadaveri ammucchiati. Sono i cadaveri dei so/dati russi. Vengono mangiati dai cani randagi. Questi resti con i segni dei morsi erano figli di qualcuno. Spero con tutto il cuore che non fossero vostri. Nel bunker, buio e umido, ci sono i feriti. Sono soldati ras-, si catturati. Alcuni di loro hanno le ferite ormai incancrenite. Anche loro sono figli di qualcuno. Il premier russo Viktor Cernomyrdin mi ha incaricato di trattare una tregua di 48 ore. La tregua è necessaria per raccogliere i cadaveri ed evacuare i feriti gravi. Questa missione che mi è stata affidata ha avuto il consenso del presidente Boris lìltsin. Per portarla a termine per alcune ore ho tentato di mettermi in contatto con i genera/i di Mozdok, dove ha sede il comando delle truppe russe in Cecenia. Ma si è scoperto che i generali erano troppo impegnati per poter rispondere al telefono. Ficco i loro nomi: Graciov PavelSergheevicb, ministro della Difesa della Russia; Kvasbnin Anatolij Vasilevicb, comandante del gruppo delle truppe russe in Cecenia; Shevzov Leontij Pavlovich, vicecomandante delle truppe russe in Cecenia. Dopo un paio d'ore a nome del governo della federazione Russa è stata pubblicata una dichiarazione che puntava chiaramente a silurare l'accordi) per il cessate il fuoco. I generali non mentono. Sono davvero molto impegnati. Sono impegnati a impedire ogni trattativa. Non vogliono la tregua. Non vogliono che qualcuno conti i cadaveri. Non vogliono che / prigionieri sopravvivano. Alcune di voi riceveranno un comunicato che dirà che vostro figlio è scomparso nei combattimenti. Non ci credete. Vostro figlio giace in una strada di Grozny. mangialo daicani Oppure è morto di infezione nella prigionia cecena. Madri di Russia! La Russia siete voi. Paté qualcosa per i vostri figli. Serghej Kovaliov Commissario per i diritti dell'uomo della Russia 21