Fininvest «gli elettori saranno con noi» di Andrea Di Robilant

Fininvest Fininvest «Gli elettori saranno con noi» ROMA. Chi si aspettava un fuoco di sbarramento della Fininvest contro la decisione della Corte di ammettere i tre referendum «anti-Berlusconi» è andato deluso. Non una critica, non una lagnanza. Anzi, ad appena 24 ore dalla decisione della Consulta, è proprio il Presidente del gruppo. Fedele Confalonieri, che inaugura la campagna referendaria pregustando la battaglia. «Questi quindici anni di buon lavoro ci hanno messo in una posizione privilegiata nel cuore del pubblico. E i telespettatori sono anche gli elettori che andranno a votare per i referendum. Così conclude Confalonieri con un largo sorriso - quando entreranno nella "gabina elettorale", come la chiama Bossi, si ricorderanno di tutti i programmi che la Fininvest manda in onda e decideranno di sostenerci». Pronto alla battaglia si dichiara subito Paolo Liguori. «I referendum sono salutari - dice il direttore di Studio Aperto - perché diventano un terreno importantissimo di confronto tra due opposte concezioni della vita e della libertà». E più prosaicamente, Emilio Fede: «Non vedo l'ora che si vada a votare per appioppare un calcio nel sedere ai promotori dei tre quesiti». La Fininvest rischia grosso in questa battaglia referendaria. Se vinceranno i sì non potrà avere più di una rete, dovrà ridurre il numero di spot nei film che trasmette e la concessionaria di pubblicità non potrà operare la raccolta per più di due reti nazionali. Ma se i telespettatori risponderanno all'appello di Confalonieri, la Fininvest consacrerà nelle urne il suo monopolio della tv commerciale. «Così si rischia di fissare l'esistente - avverte Enrico Mentana, direttore del Tg5 -. I referendum potrebbero diventare un boomerang contro chi li ha promossi». All'Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio, intanto, il comitato promotore dei tre referendum anti-Mammì fa festa e brinda con spumante. «Oggi muore il coordinamento per i referendum, viva i comitati per il sì che stanno per nascere», esulta Stefano Semenzato, coordinatore del comitato, alzando il suo bicchiere di carta. Ma i promotori del sì quasi sicuramente non avranno dalla loro parte Marco Pannella, guru del movimento referendario, che ieri ha accusato la Corte di aver ammesso i quesiti «perché anti Fininvest». Ed è un'assenza che già fa sentire il suo peso. Tanto che Franco Corleone, deputato verde, ammonisce: «Mai atto di diserzione sarebbe così clamoroso e strumentale». L'approvazione del referendum sulla privatizzazione della Rai suscita commenti soddisfatti soprattutto da parte della Lega, che lo aveva promosso. «Permetterà - dice il capogruppo leghista in commissione di vigilanza Luca Leoni Ors^nigo - di portare nell'ambito della Rai la voce diretta del popolo». Ma rimangono parecchie perplessità sugli aspetti tecnici di una privatizzazione della Rai e l'ex presidente Claudio Dematté dice chiaramente che «non è possibile portare i privati nella Rai così com'è». Reazioni polemiche, invece, per l'ammissione del referendum sui contributi sindacali. A questo punto, dice Raffaele Morese (Cisl), i sindacati si augurano «che non si chiami il popolo italiano a pronunciarsi su queste materie ma che si evitino i referendum con leggi ragionevoli e accettabili. Se ci sfidano, siamo comunque pronti a tener testa ad argomentazioni becere». Andrea di Robilant

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