Gli spot uccisi dallo zapping di R. Sii.

Gli spot uccisi dallo zapping Gli spot uccisi dallo zapping 1137% degli italiani contro le interruzioni PUBBLICITÀ' E TELECOMANDO POVERA pubblicità, che ribaltone: da anima del commercio a capro espiatorio della società dei consumi. Non bastava la Consulta e il via libera al referendum contro gli spot nei film. Il colpo di grazia glielo dà lo zapping: secondo un sondaggio di «Pubblicità Italia» solo il 10,9 per cento dei telespettatori la guarda con «interesse e curiosità». Mentre il 37 per cento cambia subito canale. E dire che appena ieri Beniamino Placido teorizzava: «la pubblicità è una forma di racconto particolarmente adatta al mondo in cui viviamo, al modo in cui viviamo, agli esseri umani che siamo». Non siamo dunque tutti figli di Carosello? Parrebbe di no, stando all'indagine della Datamedia, realizzata su un campione rappresentativo di 1234 persone: gli italiani si dividono in un 10,9 per cento di «cultori della materia» che guardano «con interesse e curiosità» gli spot, mentre il 24,6 per cento di «pigri» afferma di guardarli «aspettando la ripresa del programma» e il 12 per cento di «inco- stanti» ne guarda solo una parte. Sommmando i dati, comunque, scopriamo che, in perfetto stile maggioritario, circa la metà degli italiani la pubblicità la accetta. Dell'altra metà, il 37 per cento sono irriducibili «integralisti», mentre il restante 11,2 per cento di «affannati» approfitta degli intervalli per rigovernare velocemente in cucina, andare di corsa in bagno, mettere in ordine, scorrere rapidamente sul quotidiano l'articolo lasciato a metà e via dicendo. In ogni caso, dalla ricerca di Datamedia il martellamento di spot, promozioni e televendite esce fortemente malconcio. «Lo spettatore è infastidito - afferma Lillo Peni, direttore di "Pubblicità Italia" - e così presta sempre minore attenzione ai "consigli per gli acquisti" e ricorre allo zapping come vero e proprio strumento di difesa». E av¬ verte: «Il problema dell'affollammento televisivo è grave: non bisogna trascurare l'enorme danno economico che deriverebbe da una sempre maggiore e diffusa ostilità dei consumatori nei confronti della pubblicità». Ma c'è anche chi vede le cose meno tragicamente: secondo Alberto Contri, presidente dell'Assap, «questi sondaggi vanno presi con le molle, in quanto esprimono intenzioni generiche che possono essere anche molto diverse dalle azioni concrete». Ma Contri riconosce anche che la ricerca di Datamedia è «la spia significativa di un disagio dovuto all'aumento della pubblicità di scarsa qualità, realizzata senza l'appoggio di strutture qualificate o addirittura dalle emittenti». E conclude: «Tutto dipende da ciò che il telespettatore trova sul video». L'eterna questione di qualità, non quantità. E dunque lunga vita agli spassosi siparietti di Fabio Fazio per Dash e alla telenovela di Massimo Lopez per la Sip, ora Telecom Italia. Italia? Noo, «Ukraìna, Ukraìna». [r. sii.]

Persone citate: Alberto Contri, Beniamino Placido, Contri, Dash, Fabio Fazio, Lillo Peni, Massimo Lopez

Luoghi citati: Italia