«Necessario bocciare i referendum »

Le motivazioni della Corte: l'abolizione della quota proporzionale avrebbe determinato un vuoto normativo Le motivazioni della Corte: l'abolizione della quota proporzionale avrebbe determinato un vuoto normativo «Necessario bocciare i referendum » La Consulta: c'era il rischio di paralisi elettorale ROMA. I due referendum per l'abolizione della quota proporzionale del 25% dalle leggi elettorali della Camera e del Senato sono stati bocciati dalla Consulta perché avrebbero potuto paralizzare il meccanismo elettorale. L'eventuale vittoria dei sì nella consultazione popolare, infatti, avrebbe potuto determinare un vuoto normativo con conseguente mancato funzionamento del Parlamento. Di qui l'inammissibilità delle due consultazioni di maggior peso politico, proposte dei club Pannella con firme raccolte con la Lega. E' quanto emerge dalla motivazione delle attese sentenze della Corte Costituzionale depositate ieri in cancelleria. Via libera, invece, agli altri 9 referendum, perché il loro oggetto rientra tra le materie per cui è consentita la consultazione popolare, e le domande sottoposte agli elettori sono sufficientemente chiare, né sono in gioco leggi in contrasto con l'art. 75 della Costituzione. REFERENDUM ELETTORALI. La Corte ha ritenuto che i due quesiti agli elettori fossero chiari, univoci e omogenei e tali da consentire un voto consapevole. Ma ciò non è bastato per il via libera, perché gli organi costituzionali come il Parlamento «non possono essere esposti all'eventualità, anche solo teorica, di paralisi di funzionamento. Da questo principio deriva necessariamente la costante operatività delle leggi elettorali di Camera e Senato». La Consulta ribadisce «per quanto riguarda il Parlamento l'as- soluta indefettibilità di un sistema elettorale permanentemente efficiente». Nelle 64 pagine della motivazione, redatta dai giudici Mauro Ferri e Francesco Guizzi, la Corte ha affermato che «in qualsiasi momento deve essere garantita la possibilità di rinnovamento delle Camere e che l'esercizio del potere di scioglimento anticipato da parte del Presidente della Repubblica non può subire impedimenti». i Invece dalla vittoria dei sì, J| proposta dai due referen- || dum, con eliminazione del meccanismo proporzionale volto ad attribuire il 25% dei seggi, «sarebbe scaturito un sistema elettorale che in assenza di legge non poteva funzionare». La Consulta ha, poi, respinto tutte le tesi difensi¬ ve del Comitato promotore per superare «l'accertata ragione di inammissibilità» perché, pur ammettendo per ipotesi un dovere del Parlamento di carattere costituzionale, davanti «all'inerzia del legislatore, pur sempre possibile, l'ordinamento non offre alcun efficace rimedio». In questo caso se l'inerzia si prolungasse oltre i 60 giorni (termine in cui il Capo dello Stato può ritardare l'effetto dell'abrogazione) determinerebbe «la crisi del sistema di democrazia rappresentativa». SINDACI. La Corte ha ammesso il referendum per abolire il doppio turno per l'elezione dei sindaci nelle città con più di 15 mila abitanti, in quanto il sì determinerebbe l'unificazione della disciplina delle modalità elettorali senza far venir meno «in nessun momento lo strumento elettorale necessario per il rinnovo delle amministrazioni locali». LEGGE HUMMC. Con un'unica sentenza favorevole la Corte ha detto sì ai tre referendum sulla legge Mammì, che rischiano di penalizzare il gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi. I tre quesiti, che mirano ad abolire la norma che consente alla Fininvest di avere tre reti tv nazionali, nonché ad evitare le interruzioni pubblicitarie nei film in tv e ad impedire alle concessionarie di pubblicità di lavorare per più di due reti nazionali, sono per la Corte «chiari, omogenei ed univoci». Nella sentenza si sottolinea come il Comitato promotore abbia «con tutta evidenza ed immediatezza» proposto di «limitare ad una sola le concessioni a favore di uno stesso soggetto privato, di rendere più rigorosa la regola sugli spot e di rendere più rigoroso il limite alla raccolta pubblicitaria». PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI. Pienamente ammissibile per la Corte anche il referendum che prevede la possibilità di privatizzare la Rai. L'eventuale ingresso dei privati, infatti, non contrasterebbe con la natura pubblica del servizio e con il carattere di società di interesse nazionale riconosciuto alla Rai. TRATTENUTE SINDACALI. La Corte ha dato via libera al referendum per abrogare la trattenuta automatica in busta paga della quota a favore dei sindacati, in quanto voler «eliminare la base legale del diritto» di riscossione automatica delle quote sindacali «per restituire la materia all'autonomia privata, individuale e collettiva» presenta i requisiti della «necessaria chiarezza nella finalità e nella struttura e tende ad un esito netto e lineare». COMMERCIO. Ammissibili, infine, «sotto tutti i profili» i due referendum che mirano alla liberalizzazione degli orari d'apertura e delle licenze dei negozi. Il primo «appare pienamente comprensibile, essendo chiaro all'elettore che egli viene chiamato ad abrogare le norme che attribuiscono a pubbliche autorità il potere di determinare gli orari dei negozi di vendita al dettaglio». Il secondo quesito, spiega la Consulta, «incide esclusivamente sul momento della pianificazione commerciale e non è contraddittoria con la disciplina relativa al potere del Sindaco di autorizzare l'esercizio dell'attività commerciale, che può continuare a permanere in via autonoma, anche in assenza di poteri pianificatori». [p. 1. f.l «Rischio di blocco per Camera e Senato» Il presidente della Fininvest Fedele Confalonieri

Persone citate: Fedele Confalonieri, Francesco Guizzi, Mammì, Mauro Ferri, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Roma