Una farsa il blitz a Montecarlo se si perdona chi sta a casa

=1 HOm E COGNOMI Una farsa il blitz a Montecarlo se si perdona chi sta a casa indiscutibile scienza del professor Giulio Tremonti, il ministro delle Finanze che proponeva non una riforma (ossessione dei borghesi radicali, secondo Carlo Marx), ma addirittura una rivoluzione fiscale, non è bastata a evitare che la farsesca aneddotica tributaria, ormai sconfinata, si arricchisse di qualche perla anche all'inizio dell'anno di grazia 1995. Ancora non s'era spenta l'eco dei bagordi di San Silvestro, che una nota ministeriale c'informava dettagliatamente di una nuova «strategia dell'attenzione» - guarda la ferma delicatezza lessicale - adottata nei confronti dei falsi emigranti e, in particolare, di quelli formalmente residenti nel Principato di Monaco. Un incrocio tra i dati dell'Anagrafe dei residenti all'estero e le informazioni raccolte dalla Guardia di Finanza, verificate magari sfogliando le annate di Novella 2000, ha infatti rivelato che colà risiedono ben 5500 italiani in odore di ricchezza - e questo non è un defitto -, ma soprattutto d'inadempienza fiscale. Il blitz di Montecarlo, è vero, si poteva prima farlo e poi annunciarlo; ma all'alba del nuovo anno, aperti come siamo alla speranza, vogliamo forse stupirci per un pizzico, soltanto un pizzico, di demagogia, di fronte allo storico annuncio che gli 007 fiscali metteranno finalmente il naso negli iperbolici redditi di ricconi, come la coppia Caltagirone-Rovelli, la modella Carla Bruni o il cantante Luciano Pavarotti? Si sa, l'Epifania tutte le feste porta via e così l'altro giorno, passata la Befana, una si I ste I gior nuova nota ministeriale ci rivelava i dati dell'Anagrafe tributaria, secondo i quali gli italiani che dichiarano un reddito superiore ai 500 milioni l'anno sono, dalle Alpi al lilibeo, 9500, cioè soltanto 4 mila in più rispetto a quelli che svernano nel chilometro e mezzo quadrato del Principato di Monaco. Noi crediamo di conoscerne personalmente o per sentito dire almeno il dieci per cento e potremmo, per il gusto della sfida cibernetica, recitarne i nomi dinanzi all'anemico Megacervellone elettronico. Cinquecento milioni, la base della fascia dei ricchi, sono decisamente uno splendido reddito, ma, tolte le tasse, questi pochi privilegiati portano a casa, alla fine, una ventina di milioni al mese con i quali non si muore di fame, per carità, ma che certo non bastano a gestire un attico a Portofino, una villa a Porto Cervo, una baita a Cortina, una Porsche o un veliero ormeggiato a Cala Galera. La politica fiscale, per la teoria della damigiana, è necessariamente più attenta alla parte inferiore del recipiente, perché è più larga e vi si pesca di più. Ma anche qui, inopinatamente, il Cervellone fa tilt, avendo immagazzinato - e neanche per suo merito - i nomi di soli 76 mila facoltosi (da 200 a 500 milioni di reddito) e 380 mila benestanti (da 100 a 200). Eccola qui la farsa di Capodanno del blitz virtuale contro l'emigrazione tributaria: se il Fisco non riesce a pescare i ricchi di Montesilvano, Monteruscello, Monterotondo o Montemario, che è un quartiere di Roma, come pensa di mettere il sale sulla coda, se non a colpi di note ministeriali e di parole, a quei 5500 italiani superblindati di Montecarlo? Ma, in fondo, le statistiche di Capodanno, incrociate con quelle dell'Epifania, un merito ce l'hanno: di dimostrare vieppiù che il problema del Fisco italiano (oltre che della democrazia) è l'evasione istituzionalizzata; e di far sorgere quindi il legittimo sospetto che non servano né riforme, né libri bianchi e, tantomeno, rivoluzioni tributarie, ma soltanto la volontà di utilizzare il più pletorico apparato fiscale del mondo (tra impiegati e poliziotti quasi il doppio dei 76 mila italiani autodichiaratisi facoltosi) per inseguire alcuni milioni dì evasori e qualche centinaia di migliaia di miliardi di redditi occultati. Ammiriamo sinceramente e senza riserve la scienza del professor Tremonti e anche il suo bello scrivere e le sue capacità divulgative. Ma pensiamo francamente che, archiviato il governo Berlusconi, nessuno gli dedicherà un epigramma come quello composto in morte di Quintino Sella: Attenzione o pellegrino —A quest'urna non t'accosta — Se si sveglia l'inquilino — Paghi subito un'imposta. Alberto Staterà sra^J

Persone citate: Alberto Staterà, Berlusconi, Carla Bruni, Carlo Marx, Giulio Tremonti, Luciano Pavarotti, Quintino Sella, Tremonti