Il leader ceceno: state vincendo, tratto di Anna Zafesova

Ricompare Dudaev in un sotterraneo a Grozny. L'inviato di Stern ucciso da un kamikaze Ricompare Dudaev in un sotterraneo a Grozny. L'inviato di Stern ucciso da un kamikaze Il leader cecero»; state vincendo/ tratto EEltsin assume il comando diretto delle Forze Armate MOSCA NOSTRO SERVIZIO Il presidente ceceno Dzhokhar Dudaev è ricomparso ieri, dopo due settimane di invisibilità, per fare un annuncio sorprendente: la Cecenia è pronta a trattare con il Cremlino su tutto, incluso il suo status nella Russia. E' ricomparso presiedendo addirittura una riunione del suo governo, quasi al completo, nel sotterraneo di una casa distrutta nei pressi del palazzo presidenziale. Poi, sorridente e apparentemente tranquillo, è arrivato alla conferenza stampa convocata in una residenza alle porte di Grozny, per dichiarare che la Cecenia insiste sulla sua indipendenza, ma che si tratta di un concetto «relativo». Una svolta nella guerra? Il Presidente-generale è stato ambiguo. Le sue parole potrebbero far pensare che accetti una qualche forma di associazione con la Russia, ma nessuno può giurarci. Più probabile che l'obiettivo di Dudaev sia quello di fermare la guerra. Il suo esercito è allo stremo e lui stesso ha ammesso l'impossibilità di resistere a una potenza bellica come quella dispiegata da Mosca in Cecenia. E, da politico astuto qual è, Dudaev capisce che una soluzione politica salverebbe non solo lui, ma anche Boris Eltsin. E il Presidente russo sembra ora rendersene conto. Ieri, incontrando il premier Cernomyrdin e i presidenti delle due Camere Shumeiko e Rybkin, ha abbandonato l'idea di insediare a Grozny un governo fantoccio e puntare sulla riesumazione dei resti del Parlamento ceceno, eletto nel 1990 e disciolto da Dudaev l'anno successivo, per organizzare nuove elezioni. L'altra decisione cruciale, annunciata ieri, è l'assunzione diretta del comando dello stato maggiore delle forze armate da parte di Eltsin. Il ministero della Difesa viene così esautorato di tutte le funzioni di comando e manterrebbe solo quelle della «formazione» e della gestione amministrativo-organizzativa. Non è chiaro in che forma - e attraverso chi - Eltsin prenderà il controllo operativo, ma è certo che il ministro Graciov viene ridimensionato. Sembra un segnale rivolto alle forze armate per parare e attenuare lo scontento e la rivolta, e forse è anche un segnale rivolto ai circoli politici internazionali, per dimostrare che il Presidente ha in mano lo scettro del comando. Ieri comunque l'altro temibile fronte, quello della Duma, non ha provocato eccessivi mal di testa a Eltsin. La Camera bassa del Parlamento - riunita dopo le vacanze natalizie - ha infatti respinto la proposta di «Vybor Rossii», il gruppo dell'ex premier Gaidar, di votare per l'arresto immediato dei combattimenti. L'ordine del giorno approvato è più moderato di quello proposto dai radical-democratici e si è aperto con un aspro dibattito su un progetto di legge che dovrebbe proibire l'impiego dell'esercito in operazioni all'interno del Paese e prevedere il controllo preventivo sulle spese militari da parte del potere legislativo. La Duma appare tuttavia profondamente divisa sulla questione .cecena. Pochi deputati accettano l'idea dell'indipendenza cecena, ma quasi tutti, con l'eccezione degli uomini di Zhirinovskij, propendono verso una soluzione politica del conflitto. E' chiaro comunque che, con queste divisioni interne, il Parlamento non è in grado di imporre alcun punto di vista chiaro al Presidente. Per giunta i leader delle Camere, Shumeiko e Rybkin, apertamente schierati con il Presidente, sono stati appena promossi membri effettivi del Consiglio di sicurezza, un organismo presidenziale che prende tutte le decisioni strategiche. Intanto là battaglia a Grozny prosegue. Ieri c'è stata una breve pausa per un tentativo di negoziato sul campo tra combattenti ceceni e ufficiali russi. I ceceni hanno proposto una tregua e il ritiro delle truppe russe dalla città. Ma nel pomeriggio gli scontri e il fuoco dell'artiglieria russa sulla capitale ormai in macerie sono ripresi. L'avanzata russa è comunque fermata e tutte le zone controllate dai russi sono in questione. All'elenco delle vittime si è aggiunto un altro giornalista. Il corrispondente del settimanale tedesco «Stern», Jochen Piest, è rimasto ucciso martedì, in un villaggio a 30 chilometri da Grozny, da un kamikaze ceceno che si era lanciato a bordo di una locomotiva contro un treno militare russo. Il kamikaze ha visto dalla cabina un gruppo di soldati russi e ha aperto il fuoco prima di schiantarsi, uccidendo Piest e ferendo un fotografo russo. E' il terzo giornalista che perde la vita in Cecenia. Dudaev ha rivelato ieri che i morti ceceni sono più di 18 mila, di cui 12 mila solo a Grozny. E un deputato ha affermato che i russi hanno perduto 1500 uomini. Il conto ufficiale delle vittime non c'è ancora e forse non ci sarà mai. Anna Zafesova Il giornalista di «Stern» Jochen Piest