Mitragliate contro il bus Undici morti
Agguato in Algeria Agguato in Algeria Mitragliate contro il bus Undici morti ROMA. Mentre a Roma sta per concludersi - con una seduta pubblica annunciata per domani - la seconda riunione tra esponenti di forze politiche algerine promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, in Algeria continua l'offensiva, sempre più sanguinosa, del terrorismo islamico. Martedì, a Barika, vicino Batna, un gruppo di presunti fondamentalisti ha aperto il fuoco contro dei fedeli all'uscita di una moschea uccidendone quattro e ferendone un quinto e ieriundici persone sono state uccise e altre sei ferite in un attacco di presunti integralisti islamici contro un autobus delle linee private a Batna, 400 chilometri a Sud-Est di Algeri. L'ultimo attentato si è verificato alla vigilia del terzo anniversario del colpo di stato sostenuto dai militari dopo l'annullamento delle elezioni che avevano sancito l'ascesa del Fronte Islamico di Salvezza. Secondo le fonti, a Batna un gruppo armato con armi automatiche ha aperto il fuoco sull'autobus. Alla moschea di Barika alcuni uomini armati e con il volto coperto hanno sparato all'impazzata su un gruppo di fedeli che lasciava il luogo santo al termine dell'ultimo servizio di preghiera uccidendone quattro. Gli integralisti ritengono che agli «iman» nominati dal governo, come quello della moschea di Barika, non dovrebbe essere consentito lo svolgimento delle funzioni religiose. Sempre fonti della polizia hanno riferito che sei presunti integralisti sono stati uccisi martedì in uno scontro con le forze di sicurezza algerine nella provincia orientale di Msila. I sei militanti islamici sono stati uccisi in un'operazione di rastrellamento condotta a Ruag, a 360 chilometri dalla capitale. Il gruppo era armato di kalashnikov e pistole automatiche e faceva capo a un leader di 32 anni ricercato da tempo per atti terroristici. Tra gli argomenti che saranno sviluppati nel documento che concluderà domani la riunione romana tra esponenti di forze politiche algerine, la cessazione della violenza, il rispetto della Costituzione, la cogestione tra regime e forze politiche della transizione verso la democrazia, la creazione di una commissione di personalità indipendenti che accerti le responsabilità nelle uccisioni. Ieri mattina Ali Yahia, presidente della Lega algerina per i diritti umani e portavoce della riunione, incontrando i giornalisti, ha affermato che la prima violenza è stata «quella del potere», con il colpo di stato del gennaio 1992, seguito dalla legge marziale, dai tribunali speciali, dalla apertura di «campi di concentramento» e da «esecuzioni sommarie». Yahia ha anche accusato il governo di essere responsabile di uccisioni di civili e di «giovani presi non con le armi in mano, ma nelle loro case, perché accusati di appoggiare la lotta armata». [Agi-Ansa]
Persone citate: Yahia
Luoghi citati: Algeria, Roma, Sant'egidio, Sud-est Di Algeri
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