Occhetto e D'Alema l'ora dei giudici di Giovanni Bianconi

Tangenti rosse, i due leader della Quercia saranno interrogati il 17 gennaio Tangenti rosse, i due leader della Quercia saranno interrogati il 17 gennaio Occhetto e D'Alema, l'ora dei giudici Indagati per finanziamento illecito e falso in bilancio Li accusa Tagliavini: Stefanini disse che sapevano tutto ROMA. Dopo tanti annunci mai rispettati, almeno la data adesso è stata fissata: il 17 gennaio Massimo D'Alema e Achille Occhetto saranno interrogati dai giudici romani che indagano sulle «tangenti rosse». Il segretario del pds e il suo predecessore saranno ascoltati dai pubblici ministeri Gianfranco Mantelli e Maria Teresa Saragnano nelle vesti di indagati, in un'inchiesta arricchitasi di recente con le dichiarazioni di un finanziatore occulto «pentito», quel Nino Tagliavini, ex presidente della cooperativa Unieco di Reggio Emilia, il quale ha ammesso di aver versato, nel 1991, 370 milioni al pci-pds perché, gli disse l'allora amministratore del pds Stefanini, «era dovere morale della cooperativa di contribuire alle necessità del partito. Stefanini diceva anche di parlare a nome della segreteria politica del partito». Occhetto e D'Alema sono indagati in qualità, rispettivamente, di segretario e di coordinatore di segreteria prò tempore del partito della Quercia. 11 reato ipotizzato nei loro confronti è quello di finanziamento illecito dei partiti e concorso in falso in bilancio. Dopo le ammissioni di Tagliavini, che ha detto di aver versato i soldi in tre tranches al funzionario della tesoreria del partito Vincenzo Marini, quest'ultimo ha sostenuto di essersi limitato ad incassare non un finaziamento illecito, ma un prestito «in nero» per far fronte ad una scadenza ravvicinata, per la quale il pds non aveva i soldi. Ma il «prestito» non fu mai restituito, e la coop di Tagliavini avrebbe falsificato i bilanci per nascondere il finanziamento illecito. La versione di Marini, il quale sostiene che i vertici politici del partito non ne erano a conoscenza, non ha convinto i magistrati, i quali chiederanno conto di questa vicenda anche ad Occhetto e D'Alema. Ma c'è un piccolo «giallo» sulle modalità con le quali è stata fissata la data dell'interrogatorio del fondatore del pds e del suo attuale segretario. A sentire l'avvocato Guido Calvi, che assiste sia Occhetto che D'Alema, l'interrogatorio è stato concordato ieri mattina tra lui e i due magistrati. In procura invece, dopo che la notizia è stata diffusa dallo stesso Calvi, veni- va precisato che l'interrogatorio dei due leaders politici è stato «disposto secondo quanto previsto dal codice di procedura penale». Cioè, stando all'articolo 375 del codice, attraverso l'«invito a comparire» inviato dal pubblico ministero. Immediata la smentita dell'avvocato Calvi: «Non è stato notificato alcun preowedimento, né a me né ai miei assistiti. Stamattina (cioè ieri, ndr) ho incontrato i pm Mantelli e Saragnano che erano impegnati in udienza. Avevo saputo che avevano intenzione di interrogarli, loro me l'hanno confermato e quindi abbiamo concordato per martedì, probabilmente nel pomeriggio. Nessun atto, avviso di garanzia o invito a comparire è stato notificato». Nella sostanza cambia ben poco; c'è differenza per la forma e per l'effetto che avrebbe provocato una convocazione «d'imperio» di Occhetto e D'Alema da parte dei giudici piuttosto che una presentazione, se non spontanea, almeno concordata per un interrogatorio pluri-annunciato. L'una o l'altra cosa denoterebbe infatti un diverso atteggiamento (di collaborazione o no) degli indagati nei confronti dei magistrati. Il tam-tam delle indiscrezioni vuole che l'invito a comparire fosse effettivamente pronto, e che la notizia della convocazione sarebbe stata pubblicata sabato da un settimanale. Ma è circolata in anticipo fino a giungere all'orecchio dell'avvocato, il quale s'è presentato ai giudici concordando l'appuntamento. Il codice stabilisce che l'invito deve arrivare ai destinatari entro tre giorni dalla data fissata per l'interrogatorio; bisognerà vedere se prima di sabato D'Alema e Occhetto lo riceveranno ugualmente, ad appuntamento già preso. «Fin da quando fu presentata la denuncia per calunnia nei confronti di Craxi - ribadisce l'avvocato Calvi , ho informato i giudici della più completa disponibilità dei miei assistiti ad essere ascoltati non appena ciò fosse stato ritenuto utile ai fini delle indagini». I soldi del finanziamento illecito di Tagliavini dovevano servire secondo quanto ammesso da Marini - a pagare una penale per la compravendita di un palazzo definita diversamente da come era stato concordato. Per quella vicen¬ da, sempre con le accuse di finanziamento illecito e falso in bilancio, è stato chiesto il rinvio a giudizio di alcuni ex amministratori del pci-pds; tra gli imputati c'era pure Stefanini, morto il 29 dicembre scorso. Intanto ieri il presidente della Lega nazionale delle cooperative Giancarlo Pasquini, indagato in altre inchieste sulle «tangenti rosse», ha presentato un esposto contro ignoti per denunciare chi, attraverso lettere anonime di denuncia contro i giudici che non indagherebbero sul pci-pds, esercita «una vera e propria violenza morale per influire su appartenenti all'ordine giudiziario al fine di forzarne i provvedimenti». Giovanni Bianconi A lato, il segretario del pds, Massimo D'Alema. A sinistra, l'ex leader della Quercia, Achille Occhetto

Luoghi citati: Reggio Emilia, Roma