Di Pietro «consulta» il polo

Blitz romano, a sorpresa, del magistrato. Colloquio con Cossiga. Biondi: ci vedremo a cena Blitz romano, a sorpresa, del magistrato. Colloquio con Cossiga. Biondi: ci vedremo a cena Pi Pietro «consulta» il polo Fini: non sarà un ministro del ribaltone ROMA. E sul più bello nella Roma del potere apparve il Fantasmone. Facendo anche lui un suo particolarissimo giro di consultazioni: Fini, Cossiga e mezzo ccd. Subito tutti a chiedersi perché il dottor Antonio Di Pietro, presenza incombente e inafferrabile della Crisi, abbia scelto proprio questo mercoledì politico già abbastanza complicato per materializzarsi fra i palazzi che da almeno un mese lo evocano o lo temono. Viene a offrirsi per palazzo Chigi o per un ministero extra-lusso? O è sceso a Roma apposta per chiamarsi fuori? E perché ha incontrato soltanto uomini del centrodestra? Ed è vero che ha chiamato Scalfaro, anzi, Berlusconi? No, si è presentato al Csm per discutere delle sue dimissioni. Impossibile, il Csm smentisce... Per parecchie ore l'apparizione rimane avvolta nel mistero. Tanto per non scalfire la magia del silenzio che contraddistingue il personaggio, la notizia della visita trapela solo a metà pomeriggio, quando Di Pietro è già ripartito per il Nord da un pezzo. «E' venuto? Davvero? E' venuto?», spalanca la bocca in transatlantico Alberto Michelini, che pure ha appena visto Casini, uno degli interlocutori sicuri di Di Pietro. Ma stavolta i ragazzi del ccd sono incredibilmente riservati: «Incontro tan- ta di quella gente...», sfugge via Casini fra un vertice del Polo e l'altro. «Eh, sì, forse è venuto a trovarci, ma comunque non sarebbe la prima volta», bofonchia il ministro Mastella. Con le dita grassocce si disegna persino una croce sulla bocca: «Non dico di più», e sembra stupirsene lui per primo. La consegna deve essere ferrea, perché anche Ombretta Fumagalli Carulli, amica di Di Pietro e propiziatrice dell'incontro, si affretta a staccare il cellulare. Col passare delle ore la nebbia si dirada, almeno un po'. L'incontro con Gianfranco Fini non è avvenuto ieri ma il giorno precedente, alla presenza del più grande sponsor di Di Pietro dentro Alleanza Nazionale: Mirko Tremaglia, che da settimane lo candida come «presidente di un governo di legislatura». Qualche missino mette in giro una voce. Di Pietro avrebbe garantito: «Mai ministro in un governo senza An». Tocca così a Fini precisare meglio: «Ne ho parlato già in televisione, martedì sera, a "Cronaca in diretta", e non certo a caso: Di Pietro era appena venuto a spiegarmi la sua posizione. Quello che ho detto corrisponde al cento per cento al suo pensiero». In tv il «portavoce» Fini aveva raccontato: «L'idea di un partito di Di Pietro è stata clamorosamente smentita dall'interessato, lo non escludo che domani si metta in politica. Ma lo deve decidere lui. Credo che ci sia uno spazio per Di Pietro: ma in un determinato ruolo e in un governo voluto dagli elettori». Cioè come ministro di Giustizia o degli Interni nel governo che vincesse le invocatissime elezioni; mai come premier o foglia di fico di un «ribaltone». «Non entrerebbe mai in un governo senza i partiti del Po- lo», conferma Ciocchetti del ccd. E' il concetto che l'ex-magistrato ha ribadito anche nei due incontri di ieri mattina negli uffici privati di Cossiga e Casini. In un momento come questo la stessa scelta degli interlocutori non può essere considerata del tutto casuale. «Non risulta che Di Pietro abbia visto D'Alema», malignava ieri sera l'eterna «veli¬ na» di Vittorio Orefice. Invece era proprio dal fronte ami-destra che negli ultimi giorni erano arrivate a Di Pietro le maggiori sollecitazioni a schierarsi. Aveva cominciato Buttigliene ad indicarlo come ministro del- la Giustizia di un governo del presidente. E Mario Segni aveva fatto di più, proponendolo come premier al capo dello Stato e beccandosi subito l'altolà di Bossi: «Di Pietro va bene come ministro, ma non ha la competenza economica per palazzo Chigi». Infine era uscita la storia del fantomatico partito «Mani pulite», smentita prima ancora che da Di Pietro da alcuni degli imprenditori coinvolti: Marina Salamon e il presidente della Confindustria, Luigi Abete. Rimangono le 5000 telefonate a pagamento al «144» gestito dai «Pre.Di.», il comitato «Di Pietro premier» fondato dall'antiberlusconiano creativo Gianfranco Mascia (quello del Bo.Bi., Boicottiamo il Biscione). Un po' poco, per un sogno così grande. Intanto il Csm smentisce che la visita romana di Di Pietro sia da collegare ad un'audizione a Palazzo dei Ma| rescialli, dove aspettano di incontrarlo dai tempi delle sue dimissioni. 11 vicepresidente del Csm, Capotosti, ha negato di aver incontrato Di Pietro, mentre il ministro Biondi, almeno lui, conferma di averlo sentito per telefono: «Andremo a pranzo insieme, la prossima settimana». Finché anche alle visite romane di Di Pietro, «l'ammazza-politici», cominceremo a farci l'abitudine. Massimo Gramolimi Ha smentito le voci sul «partito di Mani pulite» La destra: è con noi L'ex pm simbolo di Mani pulite, Antonio Di Pietro. A destra, Gianfranco Fini, leader di An

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