«Silvio preghi la Madonna» «E Rocco lo Spirito Santo» di Raffaella Silipo

«Silvio preghi la Madonna» «E Rocco lo Spirito Santo» «Silvio preghi la Madonna» «E Rocco lo Spirito Santo» RELIGIONE E POTERE IN God we trust. «A Berlusconi direi di pregare la Madonna, che gli dia saggezza ed un amore più grande per l'interesse del Paese, piuttosto che per quello di una parte, magari con l'aiuto delle zie suore...» suggerisce soave Rocco Buttiglione. «Spero che lo Spirito Santo illumini Buttiglione e lo induca a passi concreti» risponde compunto Pierferdinando Casini. Era ora: dopo tante preghiere di Scalfaro, tante Messe di Pivetti, i deputati finalmente l'hanno capita. Stato laico? Macché, solo un intervento dell'Altissimo può illuminare gli intricati albori della Seconda Repubblica. Per tutti, Tatarella: «La crisi è nelle mani di Dio». Il primo a muovere passi nella direzione del sovrannaturale, naturalmente, è stato il presidente della Repubblica. Ricordate quella primavera 1992, all'indomani dell'investitura? «Dopo il vostro voto mi sono fermato in silenzio a meditare - disse Scalfaro -: mi sono fermato a chiedere protezione e coraggio a colei che, umile e alta più di ogni creatura, è Madre di Dio e dell'uomo». Subito dopo invocò «l'aiuto della Divina Provvidenza», sottolineando il suo spirito di sacrificio: «Dio m'è testimone, non ho chiesto quei voti». Sparò allora Umberto Bossi: «Come possiamo fidarci di uno che ogni giorno parla con la Madonna in diretta tv?» Eppure anche la sua «figlioccia» Irene Pivetti, croce di Vandea al petto, appena dopo l'elezione a presidente della Camera si mise sotto la protezione del Dio, «cui appartiene il destino degli Stati». Subito dopo, Pivetti riapre la cappella di Montecitorio, dove «prego molto. Devo molto al Rosario. L'ho riscoperto in un momento assai difficile della mia vita. Lo considero uno strumento potentissimo». Il cappellano di Montecitorio le dà manforte: «Eh, qui dentro pregare farebbe un gran bene». A dire il vero, non sempre all'indubbio vantaggio spirituale della preghiera corrisponde un vantag¬ gio politico. Che dire, altrimenti, di Mariotto Segni? «Con l'aiuto di Dio, il popolo italiano è riuscito a fare questa scelta nella pace» diceva neanche due anni fa, dopo la vittoria nel referendum. Altri tempi: se n'era appena andato dalla de, Liberation titolava «Dio non è più democristiano» e al Consiglio nazionale del 23 marzo, l'on. Sinesio sorrideva al segretario: «Dio ti aiuti, Mino, ne hai proprio bisogno». Al che Martinazzoli, amaro: «Dio ormai si è voltato dall'altra parte». Uno sguardino a Brescia, però, deve averlo ancora dato. Francesco Cossiga concludeva i discorsi con l'immancabile «Iddio protegga l'Italia». E Antonio Gava così motivò le sue dimissioni da ministro dell'Interno: «Non l'ho fatto perchè me l'ha chiesto il pei, ma perchè me l'ha chiesto Nostro Signore, e a Nostro Signore non si può dire di no». Criptico, Don Tantardini di Mp chiamò in causa il Padreterno persino per l'alleanza De Mita-Sbardella del 1992: «E' il gioco del Signore: il Signore gioca con queste cose». Ma è soprattutto nei momenti cruciali che i politici non possono non dirsi cattolici. Il laico Giuliano Amato alzò gli occhi al cielo quando, nel settembre 1992, annunciò l'aumento del tasso di sconto a reti unificate: «Che Dio ci assista». Commentò allora un Berlusconi non ancora politico: «Che Dio ce la mandi buona... Siccome il nostro Presidente è vicino alla Madonna, speriamo che ci metta una pezza lui...». Parole profetiche? Certo sembrano tagliate apposta per oggi, anche se piace ricordare un Cavaliere più incisivo, come in quella lontana Finale di Coppa Campioni Milan-Steaua Bucarest. Un Cavaliere vincente: «Ho chiesto a Dio di far Derderc i comunisti». Raffaella Silipo Sopra, il leader ppi, Rocco Buttiglione. A lato, l'ex ministro de Antonio Gava

Luoghi citati: Brescia, Bucarest, Italia