Tecnologia italiana sulle banchine russe di V. S.

Tecnologia italiana sulle banchine russe Sinport ristruttura il porto di San Pietroburgo Tecnologia italiana sulle banchine russe MILANO. La Sinport, società del gruppo Impresit che assieme al Porto di Amburgo e alla Scac Deimas francese ha creato il Consorzio Ept che gestisce l'assistenza tecnica del Porto di Pietroburgo, tira le somme dei primi dodici mesi di attività. E si dichiara soddisfatta. Ept porta avanti un piano quinquennale finanziato dalla Cee, del valore di oltre 12 miliardi per il primo anno, che ha come scopo l'informatizzazione e la modernizzazione del Porto. E si inquadra nel programma Tacis, strumento di assistenza della Cee agli Stati ex Urss. Ma Cirillo Orlandi, che di Sinport è l'amministratore delegato, guarda già oltre e spiega: «Stiamo verificando altri progetti da finanziare direttamente, come strutture interportuali che privilegino l'intermodalità mare-rotaia, e interventi nella grande area metropolitana di Pietroburgo». San Pietroburgo, primo porto dell'Urss, è anche, secondo Orlandi, «un punto nodale della modernizzazione del Paese e della sua economia», e in prospettiva potrebbe aprirsi ad ottime opportunità di investimento. Le strutture esistenti, dalle banchine ai terminali, sono tutte vecchie, e dovranno essere rifatte ex novo, anche perché, nei programmi della città, è già prevista la privatizzazione del porto stesso. Un complesso di opere che, quando verranno avviate, comporteranno svariate migliaia di miliardi di spesa. Nel primo anno di attività, il consorzio Ept si è concentrato su cinque obiettivi: snellire, d'accordo con le autorità portuali, le pra¬ tiche burocratiche; organizzare una manutenzione preventiva e la gestione dei ricambi; fornire assistenza sulla organizzazione marittima. Ept ha poi realizzato l'informatizzazione del porto formando professionalmente gli operatori, ed ha riorganizzato il terminal container, che gestisce direttamente. Il che ha permesso di smaltire le giacenze, ossia 4500 container fermi sulle banchine da oltre sei mesi. Un lavoro sofisticato dunque, proiettato su un «modello organizzativo di tipo industriale, capital intensive». San Pietroburgo non è l'unico banco di prova di Sinport, che già gestisce i termina) container di Genova-Voltri (con un investimento che ha già superato i 100 miliardi e che, a opera completata supererà i 300 miliardi) e di Civitavecchia-Roma. Nata poco pia di cinque anni fa in seno a Fiatimpresit, la società è già impegnata in studi di fattibilità nei porti di Trieste e di Livorno. «(Abbiamo molte sollecitazioni da parte di Paesi come il Brasile, il Messico, il Cile - ammette Orlandi - ma per il momento preferiamo consolidarci in Europa». I ritardi nelle privatizzazioni dei porti italiani, soprattutto i ritardi di Voltri, pesano sui conti di Sinport holding, che si avvicineranno al pareggio solo quest'anno, come conferma Ugo Montevecchi, presidente di Sinport e amministratore delegato di Fiatimpresit. Che precisa: «Sinport è uno degli assi portanti dello sviluppo del settore ingegneria del gruppo Fiat, un business nuovo nei nuovi quadri di mercato». [v. s.]

Persone citate: Cirillo Orlandi, Orlandi, Ugo Montevecchi