Morì di Aids «Rivivono coreografie di Bagouet» di Sergio Trombetta

Morì di Aids Morì di Aids Rivìvono coreografie di Bagouet LIONE DAL NOSTRO INVIATO Nostalgia e rimpianto. Sono i sentimenti che si provano a rivedere «Déserts d'amour» di Dominique Bagouet. Rimpianto perché una mente coreografica fervida e intelligente come quella di Bagouet sia scomparsa per sempre: il giovane coreografo francese moriva di Aids nel 1992. Nostalgia perché nel 1984, quando ((Déserts d'amour» vide la luce al Festival di Montpellier, la nuova danza francese era nel pieno del suo fiorire e un balletto come questo veniva a dire tantissime cose nuove sul rapporto fra contemporaneo e tradizione. I movimenti brevi e secchi, i gesti cesellati delle braccia e delle mani, i piccoli passi eleganti, l'organizzazione sulla scena di un disegno coreografico complicatissimo e perfettamente cesellato come una filigrana non potevano non rimandare alla grande stagione della danza barocca che proprio in quegli anni veniva ripresa in considerazione da molti coreografi francesi. Per questo è stato molto importante che dopo la sua morte la compagnia di Bagouet abbia fondato una associazione, Les Carnet Bagouet, il cui compito è ricreare i balletti di Dominique presso le altre compagnie francesi. Per questo ha ben fatto Yorgos Loukos il direttore del Lyon Opera Ballet a scegliere «Déserts d'amour», su musica di Mozart e Tristan Murail, per una serata tutta francese: sapeva che la sua talentosissima compagnia avrebbe assimilato con straordinaria bravura lo stile elegante e difficilissimo di Bagouet. Gli Anni 80 sono stati il grande decennio della nuova danza francese. Oggi l'esplosione di creatività ha lasciato il posto a un momento di riflessione. Giusta quindi la scelta, fatta da Loukos per la sua serata, di mettere in scena tre coreografi che sono a modo loro un classico della modernità francese. Oltre a Bagouet infatti Jean Claude Gallotta e Maguy Marin completavano il programma. ((La solitude du danseur» di Gallotta è un omaggio al ballerino nel momento della sua massima debolezza quello dell'audizione, quando tutto viene messo in gioco e pochi minuti possono decidere una carriera. Ne è risultato un pezzo da camera molto bello per quattro danzatori declinato sulle Gnossiennes di Satie. Concludeva la serata un pezzo divertente di Maguy Marin, «Groosland», che Maguy aveva creato per l'olandese Het Nationale Ballete. «Groosland» cioè il paese dei grassoni, con venti danzatori gonfiati e ingrassati da una armatura di gomma piuma. Facile e comico il risultato con questi ballerini grassoni che cercano di apparire lievi, seducenti, addirittura sexy nella loro spessa pelle di grasso, sulla musica dei brandeburghesi di Bach. Sergio Trombetta