Almodóvar: basta tv fate figli

Praticamente un insulto il brano di punta dell'album «Il cielo della vergine», dove il cantante è arrabbiato nero Parla il regista che sta girando un nuovo film e pensa «a un bambino tutto mio» Almodóvar: basta tv, fate figli Kika, donna telecamera, in un inferno urbano MADRID DAL NOSTRO INVIATO Pedro Almodóvar ha quarantatre anni, lui, però, dice solo di aver superato i quaranta. Non veste più di rosso e di giallo e non porta più stivaletti col tacco. E' dimagrito molto, ride meno di un tempo e i capelli nerissimi mostrano tracce di tintura. In questo momento Almodóvar, il più famoso regista spagnolo, Oscar per «Donne sull'orlo di una crisi di nervi» nonché «chico prime-time» con tutte le sue pellicole censuratissime all'estero, è sospeso tra due film: l'ultimo, «Kika», che per problemi tra Aurelio De Laurentùs e la produzione esce in Italia a un anno di distanza dal debutto, e il prossimo, «Esiste una possibilità benché minima di salvare il nostro rapporto?» che comincia a girare lunedì prossimo con suo fratello Augustin. In entrambi i film c'è un giornalista: Andrea la sfregiata-Victoria Abril in «Kika», conduttrice televisiva di spettacoli di orrore quotidiano ripresi a Madrid nelle ultime ventiquattro ore; il redattore capo delle pagine culturali del Pais-Juan Echanove in ((Esiste una possibilità», nei panni dell'amico di una scrittrice di romanzi rosa, bravissima a dar consigli sentimentali, ma pessima nel gestire la sua vita personale. Cos'è? La stampa è diventata per Almodóvar un'ossessione privata e pubblica? Almodóvar nega. «Non c'è nessuna parentela tra la giornalista televisiva e il giornalista di El Pais. Anche se, lo devo ammettere, la stampa scandalistica ha complicato pesantemente la mia esistenza». In che senso? «Non posso più girare per la città, non posso più andare nei locali, non posso più ascoltare al mercato le chiacchiere delle donne. E questo, per il mio cinema, è un danno. Ma nei miei film i giornalisti non li ho messi per vendetta. Anzi». Certo, ma Andrea la sfregiataVictoria Abril che porta in tv crimini e nefandezze da mostrare al pubblico, è un personaggio assolutamente negati¬ vo. «E come poteva essere diversamente? La tv è diventata un grosso pericolo, e voi italiani che avete il primo Tele-Presidente della storia lo sapete benissimo. A me tocca additarlo alla gente per aprirle gli occhi». Insomma, ce l'ha anche lei con la tv? «No, il mezzo televisivo in se stesso è neutro. Ce l'ho con l'organizzazione della nostra vita urbana. Ne abbiamo fatto un inferno. Corriamo sempre per guadagnare soldi che spendiamo con velocità crescente. E il tempo per fare all'amore, per parlare con gli amici, per ballare, per stare in famiglia? Nessuno di noi ha più tempo per fare le cose per cui vale la pena vivere. Non è finita solo la "movida" spagnola: è finita la Spagna». Questo che c'entra con la tv? «C'entra perché è la tv a riempire quel vuoto interno che ci siamo creati: troppo stanchi per ogni altra cosa ci sbattiamo davanti al televisore a sorbirci ogni schifezza». Non è che è diventato pessimista? «No. Con gli anni sono più buono. M'è venuta perfino l'idea pazza di fare un figlio per avere un pezzo del sangue del mio sangue che mi sopravviva. Una follia, per uno come me che non avrà mai una moglie perché gli piacciono gli uomini». Allora che è successo? «E' che sto molto a casa a pensare, a leggere, a riflettere e vedo le cose che non vanno. Anche noi in Spagna stiamo vivendo la nostra Tangentopoli: non c'è da stare allegri». Perché non va a vivere in campagna? «Odio il verde: mi deprime. Sono un cittadino, io, ma voglio una città più vivibile, dove la gente veda meno la tv perché ha di meglio da fare». Gli intellettuali sono tutti ossessionati dalla televisione. Anche Oliver Stone, e prima di lui Costa-Gavras hanno fatto film contro la tv. «Si vede che il problema esiste in tutto il mondo. Comunque io, a dif¬ ferenza di Stone, ho usato il linguaggio parlato per denunciare gli orrori del linguaggio visivo. E questo mi pare già una conquista. Un ritorno al cinema che ho adorato Billy Wilder, la commedia, le paro le per dire i sentimenti, le storie della piccola gente. Nel mio prossimo film voglio metterci tutto que sto perché, sembrerà strano, ma dopo anni duri mi sento più ottimi sta». Anche il suo giornalista di El Pais sarà quindi migliore della giornalista televisiva di «Kika»? «Di più. Sarà il primo personaggio maschile positivo di tutto il mio ci nenia. Stavolta, racconto la storia di una famiglia dove tutti si vogliono bene ma sono troppo goffi e maldestri per farlo capire. Dopo, invece, voglio girare un western. Mi sto già preparando con alcuni libri sugli indiani d'America. Ma gari ci riesco». Ma lei non era considerato un regista trasgressivo? «Mai stato trasgressivo: ho solo mostrato la vita come la vedo io. Se il pubblico si è scandalizzato che c'entro? E poi per me lo scandalo non è Cicciolina, è la guerra civile». Simonetta Rohiony «Non è finita la movida è finita la Spagna abbiamo anche noi Tangentopoli» una che lui presumibilmente ha portato via al suo migliore amico, ma che poi l'ha piantato per farsi «vedere in giro/ per alberghi e ristoranti/ con il culo sul Ferrari di quell'essere arrogante...». «Non lo sai che i miliardari anche ai loro, sentimenti danno un buzzurrone in vena di Tenendo conto che la cmolto orecchiabile e sacantata per via della pdell'interprete e del titomente suadente, si potreprefigurare una bella isa delinquere musicale. Come sempre più sovcade, «Il cielo della vergiche un disco egregiamenzionato da un punto di nico/musicale, con fior dzione e ampio dispiego dtici archi. Ma in nompostneorealismo da strateam di Masini questa ubriacato ancor più di tiParla il regAlmKika, Pedro Almodóvar e nelle foto a fianco due immagini del film «Kika» sugli schermi con un anno di ritardo

Persone citate: Abril, Aurelio De Laurentùs, Billy Wilder, Masini, Oliver Stone, Pais-juan Echanove, Pedro Almodóvar, Simonetta Rohiony

Luoghi citati: America, El Pais, Italia, Madrid, Spagna