Ritorna la corsa «Pechino-Parigi per auto d'epoca»

Ritorna la corsa Ritorna la corsa Pechino-Parigi per auto d'epoca LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Poteva essere uno dei tanti raid automobilistici che appassionano il mondo delle quattro ruote, o una folle Parigi-Dakar giostrata a Est anziché a Sud; ma poiché la Pechino-Parigi del 1997 vuole celebrare i novant'anni della storica sfida vinta dall'Itala del conte Borghese, più che i turbo e i cavalli d'oggi, gli organizzatori inglesi hanno avuto la geniale idea di escludere i mostruosi prototipi e le tecniche più moderne, riservando il confronto alle auto d'epoca. Nessuno dei cinquanta concorrenti, infatti, potrà iscrivere una vettura meno che trentenne, costruita prima del 1968. E molte si parla già di una Austin del 1927 e di una Bentley del 1925 - saranno veterane con tre quarti di secolo sulle spalle. Che non sia una corsa dozzinale sembra dimostrarlo anche la decisione del governo di Pechino di aprire - eccezionalmente - la frontiera con il Nepal. E così, anziché la rotta settentrionale attraverso la Siberia, il grande raid lascerà la Grande Muraglia per toccare il deserto di Gobi, penetrare nel Tibet e poi nel Nepal, sfiorare l'Everest, attraversare in India il deserto di Thar e poi in Iran in Grande Deserto Salato. «Abbiamo deciso di non seguire il percorso originale perché non è più interessante o pittoresco come nel 1907», dice l'organizzatore, Philip Young. Vuol dire che in Siberia ci sono ormai troppe strade; che non si farebbe giustizia a quel glorioso raid, cui parteciparono cinque auto e che al vincitore fruttò un magnum di Mumm, se non si trovassero piste impossibili, migliaia di chilometri fra sassi, mulattiere e sabbia. Quello che ci sarà, questa volta, è una più attenta assistenza logistica, con autocisterne piazzate anche nelle regioni più inaccessibili per foraggiare i cinquanta motori. Era il nummo che gli organizzatori potessero offrire. L'iscrizione, infatti, costa 15 mila sterline, circa 38 milioni di lire: abbastanza per scoraggiare chiunque consideri la Pechino-Parigi una corsa e non un monumento. [f.gal.]

Persone citate: Borghese, Philip Young