I predatori del Congresso

Gingrich costretto a licenziare in tronco la «sua» storica della Camera, accusata di antisemitismo Gingrich costretto a licenziare in tronco la «sua» storica della Camera, accusata di antisemitismo I predatori del Congresso E' allarme per l'«orda repubblicana» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Investito da un'ondata di indignazione, Newt Gingrich, questa volta, non ha nemmeno abbozzato una resistenza. E così, ieri mattina, ha comunicato il licenziamento immediato della nuova storica della Camera, da lui stesso appena nominata. Qualcuno ha frugato nel passato di Christina Jeffrey e ha scoperto, tra i suoi scritti, una professione di revisionismo storico in materia di Olocausto che è stata giudicata oltre il segno e inaccettabile. La • frase incriminata venne scritta dalla Jeffrey all'interno di un giudizio complessivo su un programma scolastico per i primi due anni delle medie superiori. La Jeffrey sostenne che quel programma sull'Olocausto non doveva essere finanziato con danaro pubblico perché mancava della necessaria obiettività. «Per quanto esse possano essere impopolari, le posizioni dei nazisti e del Ku Klux Klan non vengono adeguatamente presentate». La storica - è naturale - nega con veemenza di essere nazista o anche vagamente antisemita, ma il deputato democratico Charles Schumer ha montato comunque una campagna contro di lei, definendola una scelta «indegna». Nell'arco di poche ore, il nuovo «speaker» repubblicano Gingrich ha comunicato il licenziamento della Jeffrey. Schumer ha applaudito la decisione di Gingrich: «Newt ha fatto la cosa giusta, velocemente, e di questo gli deve essere dato credito». La storia, così, sembra essersi conclusa in un modo soddisfacente e le polemiche, almeno a questo riguardo, appaiono destinate a calmarsi. Ma lo scandalo probabilmente non sarebbe neppure esploso se non ci fosse una tensione particolare. Nessuno sarebbe andato a frugare nei pareri emessi dalla Jeffrey nove anni fa, se la sua nomina non fosse stata la conseguenza di un altro licenziamento clamoroso. Appena assunta la carica di «speaker», Gingrich aveva infatti annunciato il licenziamento in tronco del vecchio storico della Camera, Raymond Smock, nominato dai democratici fin da quando venne creato l'ufficio, nell'83. Il licenziamento dello stimato Smock ha innescato una dinamica da «occhio per occhio, dente per dente». A sua volta, questo licenziamento ebbe particolare risonanza perché avveniva nel quadro di un drammatico ridimensionamento degli apparati della Camera. Riconquistando dopo 40 anni la maggioranza in Congresso, i repubblicani avevano subito annunciato circa 3000 licenziamenti di impiegati e collaboratori all'interno del precedente Parlamento. Questa è stata considerata una delle più spietate applicazioni della storia della regola delle «spo¬ glie», quel famoso «spoils system» in base al quale il vincitore prende tutto. In molti democratici si è creata la convinzione (rispecchiata nell'articolo del commediografo Arthur Miller, che pubblichiamo qui sotto) che i repubblicani vogliano praticamente smantellare il Congresso. Non è affatto da escludere che, se lo facessero, la maggioranza degli elettori comuni sarebbe con loro. Ma probabilmente non lo faranno. Smantelleranno soltanto il Congresso «democratico», lasciando ai democratici, la prossima volta, il compito di smantellare il Congresso «repubblicano». Ciascuno è più bravo a smantellare i privilegi degli altri. Paolo Passarmi li drammaturgo americano Arthur Miller

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