luci rosse in tribunale di Bruno Gianotti
Un magistrato accusato di atti di libidine. Nei guai anche l'ex procuratore Bozzola Un magistrato accusato di atti di libidine. Nei guai anche l'ex procuratore Bozzola luci rosse in tribunale Asti, quattro giudici nella bufera ASTI. Ieri era un temporale, oggi è già una tempesta sul palazzo di giustizia: sono quattro i giudici sotto inchiesta per reati che vanno dal favoreggiamento all'abuso d'ufficio e all'omissione di denuncia. Ma non sono soltanto l'eccesso o la mancanza di zelo ad essere contestate. C'è anche concussione, ricettazione e atti di libidine. E sui quattro magistrati pendono le richieste di rinvìo a giudizio avanzate dal tribunale di Milano, competente per il Piemonte. Le toghe sotto accusa sono di primo piano: venerdì comparirà a Milano, nell'udienza preliminare davanti al giudice per le indagini preliminari, l'ex sostituto procuratore della Repubblica Ercole Armato. Il 14 febbraio toccherà a Renzo Massobrio, appena uscito dal servizio dopo una trentennale carriera che lo aveva portato fino alla presidenza della seconda sezione penale del tribunale astigiano c quindi, dopo l'apertura dell'inchiesta c il trasferimento d'ufficio, alla corte d'appello di Genova. Ma queste erano notizie già annunciate. Ad esse si sono aggiunte ieri, ufficialmente, le vicende di Mario Bozzola, procuratore della Repubblica da poco in pensione e di Aldo Femia, procuratore della Repubblica presso la pretura. Per loro non è stata ancora fissata l'udienza davanti al gip. Storie diverse e di diverso peso. Ercole Armato, 55 anni, personaggio notissimo anche per essere stato presidente di una società di calcio, l'Asti Sport, è Imito sotto inchiesta quando è scattato il rinvìo a giudizio per la moglie Domenica Randazzo, fino a due anni fa dirigente dell'ufficio licenze commerciali del Comune. Tra le pieghe delle indagini sulle licenze facili (un mese fa la donna è stata condannata a 5 anni), sono emersi fatti inquietanti a carico del marito giudice: tre assegni (sui 5 milioni in tutto), con le firme di tre imputati in un processo in cui era pm, gli sono valsi l'accusa di concussione. Poi si era intestato una Mercedes 190 (il regalo di un concessionario alla signora Domenica seconda l'accusa) e questo potrebbe essere ricettazione. Un'altra auto, questa volta un'Alfa Romeo, rischia di mettere nei guai (concussione e abuso d'ufficio), Aldo Femia, 54 anni. Pare che Guido Torello, concessionario sull'orlo del fallimento, avesse concesso al giudice un maxi-sconto dopo la firma del decreto che sequestrava i beni di un creditore. Tornerà in un'aula di tribunale anche Mario Bozzola, 65 anni, procuratore in pensione dal '93, presidente della Croce verde (è appena rientrato da una missione in Bosnia), coordinatore dei giudici di pace. Il suo successore Francesco Saluzzo, già sostituito a settembre da Sebastiano Sorbello, aveva inviato il dossierBozzola a Milano l'estate scorsa. L'ipotesi è di favoreggiamento e omissione di denuncia nei confronti di un altro magistrato astigiano. Bozzola avrebbe «coperto» Renzo Massobrio, 60 anni, accusato dei reati più gravi: atti di libidine su un giovane inabile, abuso d'ufficio per aver privilegiato amici nell'affidamento di un bambino, favoreggiamento e abuso di atti d'ufficio per il troppo interessamento alle vicende di un commerciante e di un pregiudicato. Bruno Gianotti Il giudice Renzo Massobrio
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