Tutti i «Principi neri» dal calcio alla scherma

I MUSCOLI DELLA DESTRA I MUSCOLI DELLA DESTRA Tutti i «Principi neri» dal culaci alla scherma Cm ROMA ™ ERANO anche i missini nella Prima Repubblica. Stavano allo sport. L'unico posto dove li avevano lasciati entrare. Fin dall'inizio, quando i partiti della Resistenza preferivano dare l'assalto alle università più che ai circoli sportivi. L'attività fisica rimandava alla prosopea guerresca dei fascisti, ai cerchi di fuoco di Starace. Così la parola "sport" non compare mai nella nostra Costituzione. E diventa terreno di pascolo per l'unico partito escluso dall'arco, appunto, «costituzionale». I migliori dirigenti dello sport arrivano fatalmente da quell'area. Come l'ex fascista Renzo Nostini, presidente della Federscherma, plurimedagliata. Un'eccezione è Primo Nebiolo, il signore del'atletica, cresciuto nel mondo laico dello sport universi- tario, il Cus. Benché, anche lì, il presidente nazionale si chiami per oltre quarant'anni Ignazio Loiacono, farmacista barese ed esponente di punta del movimento sociale della Puglia pre-tatarelliana. Negli Anni 60, delusi forse dai cervelli, anche gli altri partiti scoprono il fascino elettorale dei muscoli. Fioriscono gli enti di promozione: ce ne sono 13, anche i "dopolavoro" e gli oratori, almeno uno per ogni movimento politico e corrente democristiana. Ramificati sul territorio come cellule o sezioni. E' la partitocrazia dello sport. Ma a differenza che altrove, qui c'è dentro anche il msi. Al quarto posto, oltre i rossi dell'Uisp e i bianchi Csi e Libertas, crepita la Fiamma. Alla storia patria offrirà la vicentina Gabriella Dorio, campionessa olim¬ pica dei 1500, e alcuni atleti alle nazionali di pattinaggio a rotelle e hockey su prato. Troppo poco per preoccupare i padroni del Coni, Onesti e poi Carraro, che tengono a bada lo sport missino con tiepido disinteresse, pur senza emarginarlo. Sono anni in cui il rapporto fra la Destra e lo sport è solido, anche nel calcio, dove a reggere le fila è l'astuto senese Artemio Franchi, tessera P2, mentre il petroliere e presidente interista Angelo Moratti deve smentire chi lo indica fra i finanziatori del movimento sociale insieme al presidente del Napoli, Achille Lauro. Mentre non fa mistero della sua fede Lanza di Trabia, presidente "fascistissimo" del Palermo. Finché nel 1987 alla presidenza del Coni si siede, con quel suo bel faccione illuminato di potere, l'avvocato Arrigo Gattai* Ha alle spalle una ben orientata educazione sentimentale. Ha fatto la pratica legale nello studio di Franco Servello, il ras milanese della Fiamma. Si è seduto con lui nel consiglio direttivo della grande Inter morattiana, nerazzurra ma anche un po' nera, specie fra i tifosi della curva. Si è candidato, giovanissimo e servelliano, ad un'elezione amministrativa milanese. Adesso, nel 1987, è socialista e guai a chi osa ricordargli il contrario. Servello, l'unico che potrebbe davvero imbarazzarlo, tace con l'amnesia dei signori veri. Ma Gattai sa sdebitarsi: con sei anni di anticipo su Berlusconi, è lui il primo a scongelare i voti della destra. Nelle varie commissioni del Coni, da quella legale a quella medica, spuntano uomini di area missina. Non è un disegno politico. Di loro Gattai si fida perché in molti casi li conosce fin dagli anni censurati della giovinezza. Per la prima volta gli allenatori del "Fiamma" entrano nei quadri tecnici delle federazioni più importanti, atletica compresa. I contributi del Coni all'ente missino crescono generosamente. E fra i dipendenti e i neo-assunti del Foro Italico aumentano le adesioni alla Cisnal. Un missino doc, non più mascherato o pentito, diventa presidente di Tina federazione nazionale: è quella piccolissima del pentathlon, 500 iscritti e 10 miliardi all'anno, meno che la Canottieri Lazio, circolo presieduto da un altro amico che politicamente sta nei paraggi: Cesare Previti. Il Presidente Nero si chiama Alberto De Felice: a Roma, nel novembre '93, il candidato sindaco Fini lo inserisce nella sua squa.dra di assessori, naturalmente allo sport. Adesso è indagato per uno strano giro di assegni. Il suo nume politico è Giulio Maceratini, presidente dei senatori di Alleanza Nazionale e grande premiatore: non c'era manifestazione del Fiamma, a Roma e dintorni, che non lo vedesse sul palco a stringere mani e appuntar medaglie. Massimo Grameliini

Luoghi citati: Puglia, Roma, Trabia