False residenze 600 nel mirino

Como, il procuratore: indaghiamo su tutti quelli che prendevano l'assegno di confine Como, il procuratore: indaghiamo su tutti quelli che prendevano l'assegno di confine False residenze, 600 nel mirino S'allarga lo scandalo alla frontiera CHIASSO DAL NOSTRO INVIATO Cento poliziotti indagati. E poi trecento ferrovieri, e 69 funzionari di dogana, e altri cento postini. Tutti quelli che prendevano l'assegno di confine finiranno nel mirino della magistratura. Tangentopoli di frontiera, sul lago di Como, per scoprire quanti dipendenti dello Stato avrebbero denunciato una falsa residenza in Svizzera per portarsi a casa un'idennità di trasferta, anche più alta dello stipendio. Ferdinando Vitiello, procuratore presso la Pretura di Como, convoca una conferenza stampa: «Avremo cura particolare nel ricercare tutte le posizioni assimilabili a quelle attualmente oggetto di indagine, anche se vi saranno delle difficoltà legate all'alto numero delle persone potenzialmente interessate». Una promessa. E una denuncia: «Ci sono state discrepanze, anomalie e ritardi durante lo svolgimento delle indagini. Alcuni inquirenti hanno raccolto elementi di prova che poi sono stati smentiti da successivi accertamen¬ ti». Accusa sibillina, ma resta un'altra certezza: anche qualche investigatore è stato messo sotto esame dalla procura. Dopo gli agenti, i ferrovieri, i postini, nel calderone adesso ci sono pure quelli che indagano. E pensare che sembrava solo un'inchiesta di ordinaria amministrazione. Grazie a una legge che esiste dal '48 e che è stata ritoccata negli anni, un agente semplice di polizia si ritrova in busta paga un premio di duemila franchi svizzeri (al cambio attuale, due milioni e mezzo di lire), se certifica di avere la residenza a Chiasso, in Svizzera. Per un poliziotto con più galloni, il premio sale fino a 3500 franchi (4 milioni e 300 mila lire). L'inchiesta, scattata a ottobre, avrebbe accertato che molti agenti avrebbero fatto finta di vivere in Svizzera, come dimostrebbero i casi di monolocali affittati contemporaneamente a cinque poliziotti, o gli indirizzi corrispondenti ad edifici ormai fatiscenti. I pm, Claudio Caretto e Valentina Paletto, hanno disposto controlli e perquisizioni, in Italia e in Svizzera. Hanno sequestrato le bollette di acqua, luce e gas, e quelle del telefono. E da ottobre, da quando è cominciata l'indagine, sono stati registrati i transiti quotidiani dei poliziotti ai valichi di confine. «Siamo partiti dopo aver ricevuto parecchie lagnanze da più parti», ha detto Ferdinando Vitiello. Alle inchieste hanno collaborato soltanto i due nuovi capi del settore di polizia di Chiasso, il dirigente dottor Benedetti e il suo vice, Tagliaferri. Per il resto, l'indagine non ha risparmiato nessuno: i 39 agenti in servizio adesso, e gli altri sessanta che si sono alternati dal 1990 in poi. Perché il posto alla polizia di frontiera era uno dei più ambiti da sempre. Prima, ci venivano solo i raccomandati. Dopo, grazie a un accordo tra il sindacato e il ministero, ci si passava per anzianità o altre regole interne. Turni di tre anni per volta, in modo da accontentare quasi tutti. Ma figli e figliocci probabilmente non erano spariti. E forse è stato proprio qualcuno escluso dal giro a mettere in moto la grande inchiesta. [pie. sap.] AGENTE SEMPLICE Primo stipendio: 1.800.000 Massimo stipendio: 2.500.000 Scatti biennali di anzianifa pari al: 2,5% ISPETTORE CAPO Primo stipendio 2.600.000 Massimo stipendio 3.500.000 Indennita di frontiera: da 2000 a 3500 franchi svizzeri (2.500.000 4.300.000) W\ 7

Persone citate: Benedetti, Claudio Caretto, Ferdinando Vitiello, Tagliaferri, Valentina Paletto

Luoghi citati: Como, Italia, Svizzera