I referendum ai «raggi X»

La Corte Costituzionale riunita a porte chiuse, protestano i giornalisti La Corte Costituzionale riunita a porte chiuse, protestano i giornalisti I referendum ai «raggi X» Entro sabato il verdetto della Consulta ROMA. Riflettori puntati sulla Corte Costituzionale, che entro questa settimana dovranno decidere sulla sorte dei sedici referendum: i tredici presentati dai Club Pannella con l'appoggio della Lega e i tre sulla legge Mammì, presentati da diverse associazioni della società civile (dalle Acli all'Arci) e appoggiati dallo schieramento progressista. I giudici della Consulta si sono riuniti per la prima volta ieri mattina, ascoltando gli ultimi chiarimenti su tredici richieste, tra cui quelle riguardanti l'abolizione del sistema proporzionale nelle elezioni per la Camera e il Senato, l'eliminazione del doppio turno per i Sindaci dei Comuni con più di 15 mila abitanti, la radicale revisione della legge Mammì, la disciplina della pubblicità Rai, l'eliminazione degli spot nei film in tv, la cancellazione della trattenuta sindacale su buste paga e pensioni e la liberalizzazione degli orari dei negozi. I giudici dovranno stabilire se le richieste non contrastano con l'articolo 75 della Costituzione, che vieta espressamente i referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Inoltre dovranno anche essere rispettati i «principi integrativi» che la stessa Corte Costituzionale ha stabilito in passato, dedicendo che non sono ammissibili i referendum volti ad abrogare leggi a contenuto costituzionalmente vincolato e che è necessario che i quesiti referendari siano chiari, univoci ed omogenei, per non disorientare i cittadini e fuorviarne le scelte. La riunione si è svolta a porte chiuse. In apertura di seduta, infatti, il presidente Casavola ha respinto la richiesta di cronisti e operatori televisivi che chiedevano di assistere alla riunione, provocan¬ do la dura reazione delle accociazioni sindacali dei giornalisti. Un no secco, spiegato da un'ordinanza lunga sedici pagine e motivato da una legge del 1970 che - ha detto Casavola - «prescrive la deliberazione in camera di Consiglio, così escludendo qualsiasi forma di pubblicità in ogni sua fase». C'è una data d'obbligo entro la quale i lavori della Corte dovranno concludersi: sabato 14 gennaio. Quel giorno, infatti, scadrà il mandato del giudice Gabriele Pescatore, attuale vicepresidente della Corte. Pescatore è stato nominato al Consiglio di Stato ed è chiaro che se l'esame sulla costituzionalità dei quesiti referendari dovesse protrarsi oltre quella data, il collegio giudicante sarebbe incompleto. Il verdetto potrebbe essere, però, reso noto già giovedì con un comunicato ufficiale della Consulta. Per ora non è, comunque, filtrata alcuna indiscrezione. Il riserbo è assoluto. Mai come questa volta, infatti, l'Alta Corte ha preso misure rigorose per evitare qualsiasi fuga di notizie. Ai giornalisti è stato impedito l'ingresso. Sono stati tutti bloccati in portineria e invitati ad andarsene. Lo ha denunciato l'Associazione stampa romana, definendo il fatto «increscioso e senza precedenti nella storia della Consulta. I'. divieto d'accesso dei giornalisti nel settecentesco palazzo limita, infatti, il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati». Anche l'Unione nazionale cronisti italiani ha protestato: «Impedire ai cronisti di attingere le notizie alle fonti dirette - dice un comunicato dell'Unci - equivale a costringerli a fornire una versione degli avvenimenti "ufficiale" o per forza di cose parziale. E' in questo modo che si determinano poi le imprecisioni che offrono l'alibi per accusare il sistema dell'informazione di "distorcere la realtà"», [r. i.] Francesco Paolo Casavola presidente della Corte Costituzionale

Persone citate: Casavola, Francesco Paolo Casavola, Gabriele Pescatore, Mammì, Pescatore

Luoghi citati: Roma