Gulliver, tragico viaggio a Disneyland di Fabio Galvano

Gulliver, tragico viaggio a Disneyland Gli sceneggiatori di Hollywood accusati di aver tradito il personaggio di Jonathan Swift Gulliver, tragico viaggio a Disneyland Riscritto come avventura di un innamorato sulle tracce della sua bella LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il dottor Lemuel Gulliver non si riconoscerebbe; anzi, si sentirebbe tradito. Mai, da quando Jonathan Swift raccontò le sue avventure nel 1726, il Gulliver-pensiero era stato così travisato e le sue vicende così reinventate. Gli swiftologi gemono: «Un'offesa», dice lapidario John Banville. E' accaduto che Hollywood si è impossessata di quel classico della letteratura satirica inglese. Ma mentre i precedenti cinematografici - prima il cartone animato, poi il film del 1976 con Richard Harris - avevano più o meno rispettato la traccia originale, questa volta gli sceneggiatori di Walt Disney sarebbero riusciti a trasformare l'originale e feroce critica della natura umana in una sdolcinata storia d'amore. Dei suoi tanti viaggi, quello a Hollywood si sta rivelando per Gulliver il più pericoloso. E se alla Disney si riparano dietro un «no comment», adducendo il fatto che il film è ancora in fasce, abbastan- za è emerso per gettare nello sconforto i cultori. Chirurgo di Nottingham che si dedica ai viaggi per sfuggire alla moglie, Gulliver diventa nel nuovo film un danese che affronta le sue straordinarie avventure per conquistare la mano dell'adorata. Parte per l'Ameri¬ ca in cerca di fortuna, è vittima di un naufragio e i suoi viaggi sono un pellegrinaggio alla ricerca dell'amata. Così facendo egli è testimone di avvenimenti spettacolari e, nelle parole del Sunday Times, «scopre la sua anima». Vissero felici e contenti, naturalmente; mentre nell'originale Gulliver è così irritato dal genere umano e da sua moglie in particolare che sviene quando «quell'odioso animale» l'abbraccia al suo ritorno; e cinque anni dopo si scopre che parla soltanto con i cavalli, che lo «comprendono in modo tollerabile». Ma al di là della trama si perde, a Hollywood, l'allegoria satirica. «I Viaggi di Gulliver dice Banville - è un libro umano, ma tagliente nella critica degli uomini e dell'Inghilterra di quei tem¬ pi. Trasformare Gulliver in uomo moderno è una mascherata. Questa è un'antologia di sciocchezze della nostra epoca». Prendiamo il viaggio a Lilliput. Swift usa la corte dell'imperatore per parodiare i politici del suo tempo. La satira del conflitto fra chi ha tacchi alti o bassi è trasparente, e così la controversia sulla questione di come rompere le uova, all'estremità piccola o grossa. Il senso del ridicolo, che Swift ottiene descrivendo la pompa dell'imperatore, le liti dei sudditi e la guerra con i vicini, si riduce nella versione di Disney a lillipuziani che parlano inglese con pesante accento italiano e con una serie di spiritosaggini sulla loro statura. Nella terza parte del libro, che in genere non compare nelle edizioni per i bambini, Gulliver visita l'isola volante di Laputa; e la satira attraverso filosofi, uomini di scienza, storici - è rivolta al despotismo. Tutto ciò si perde nel nuovo film : Laputa è retta da un inventore intento a fare sandwich al tonno su una catena di montaggio. Non sono da Hollywood i discorsi di Swift sulla natura umana. Quando Gulliver approda fra i giganti di Brobdingnag, il re sintetizza l'immagine che si è fatta dell'Inghilterra concludendo che «la massa degli abitanti è la più perniciosa razza di piccoli e odiosi animali nocivi a cui la natura abbia mai consentito di strisciare sulla superficie della terra». Né questo, né gli altri amari giudizi di Swift si salvano. Anziché testimone e giudice, Gulliver appare piuttosto im¬ pegnato in un esercizio d'introspezione, alla ricerca di quel sacro Graal che è per Hollywood il compimento di se stesso, la presa di coscienza del proprio pensiero. Salva l'amata dalla terra dei giganti e mentre la sposa, dichiara: «Ho trovato il successo, ed era nello scoprire me stesso». Swift confessò di avere scritto il libro «per irritare il mondo piuttosto che per divertirlo». Se il mondo ha sovente replicato riducendone i contenuti e offrendolo come lettura per i barnbini, c'è scritto nel risvolto dell'edizione Penguin, «non è mai riuscito a eliminare il pungolo da questa incisiva e sprezzante satira dell'uomo». Ci è riuscito questa volta, con l'aiuto di Hollywood. Fabio Galvano Scompare la feroce critica alla natura umana e alla corte d'Inghilterra «I viaggi di Gulliver» nella versione cinematografica

Luoghi citati: Hollywood, Inghilterra, Londra