Gente che va, gente che viene, ma i «professori» restano

Gente che va, gente che viene, ma i «professori» restano I NOMI E GLI AFFARI Gente che va, gente che viene, ma i «professori» restano Cambiano i governi, sorgono astri, tramontano poli e statisti, la gente si smarrisce nei labirinti della Babele politica, ma un solo punto resta fermo: il professore. Inteso come cattedratico, ovvero principe universitario. All'apice del successo con il governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi (basti pensare a Luigi Spaventa al Bilancio, Piero Barucci al Tesoro e Nino Andratta agli Esteri), il «professore» sembrava scivolato su posizioni di seconda fila col nuovo che avanza guidato da Silvio Berlusconi. Un imprenditore che ha studiato e si è laureato con onore, di cui tutto il bene si può dire tranne che sia intriAzeglio so di alta Ciampi cultura. Gianni Letta Detto fatto, cadde in Rai il consiglio dei «professori», capeggiato dal simbolico Claudio De Matte. Che mogio mogio se ne tornò in Bocconi, sacrificato sull'altare della donna manager Letizia Moratti. Mentre a consiglieri del Principe salivano uomini del marketing e del corridoio come Gianni Pilo, Roberto Tajani, Cesare Previti e Gianni Letta. E qualcuno, che trovava ridicola questa storia dei professori, tirò perfino un sospiro di sollievo. Ahimè per lui, troppo presto. Difatti, tra gli spettri più spettrali che popolano le notti del Re di Arcore, uno é particolarmente minaccioso, e si chiama Antonio Di Pietro. Ma chi è, oggi, questo Di Pie¬ tro se non un neodocente della libera Univertà «Carlo Cattaneo», ateneo giovane e sovrannazionale (progettato quando presidente degli Industriali di Varese era Flavio Sottrici), che oltre a servire l'industrioso varesotto è punto di riferimento per il Canton Ticino? Smessa la toga di magistrato, è il «professor» Di Pietro che incede. Ancora non si sa bene in che ruolo, ma certo non di serie B, e con un grande futuro davanti. Se è vero, e non c'è da dubitarne, che alle sue spalle marciano Marco Vitale, professore e grande artefice dell'università «Carlo Cattaneo», e il presidente di Confindustria Luigi Abete. Il quale Abete da tempo studia da politico, nono- Antonio Di Pietro Marco Vitale stante le smentite, e con l'Eroe di Mani pulite potrebbe trovare un battesimo degno delle sue ambizioni. Ma anche senza tirare in ballo il professor Tonino, sono ancora una volta i cattedratici a tener banco nel Borsino di Palazzo Chigi. Dove troviamo Mario Monti, ora anche Commissario Cee, e Giuliano Urbani, ministro per le gli Affari Regionali. Entrambi, guarda caso, docenti alla Bocconi, di cui il primo è pure Presidente. Per non parlare di Carlo Scognamiglio, così «strutturalmente» professore da sollevare le critiche di parenti e amici per aver tenuto il discorso di investitura a presidente del Senato con la mano in tasca. Un tic de¬ cisamente «professorale», oltre che finto degagé. Intanto, ecco altri professori, questa volta stranieri, dare una bottarella a Re Silvio, e caldeggiare un «governo di tecnici». «Agire subito» consiglia Franco Modigliani. «Nuovo governo stabile» controcanta Rudiger Dornbush, che negli ultimi mesi è stato consulente del ministro delle Finanze Giulio Tremonti (cattedra a Pavia). Ad essi si accoda il professor Giacomo Vaciago neosindaco di Piacenza, il quale sintetizza il barometro economico del governo uscen¬ te osservando: «Le dimissioni di Berlusconi sono stete una liberazione per i mercati». Fatto inconfutabile, visto il ritorno di fiamma ^^^^^^ della Borsa e il recupero della lira su marco. Mercati, parola magica. Ma quanto difficile. Se ne sono accorte le ex Bin non appena si sono trovate, privatizzate, a confrontarsi, appunto, sul mitico mercato libero. Per la Comit presieduta da Lionello Adler, il no alla conquista di Ambroveneto è arrivato subito e senza appello. Il presidente Giovanni Bazoli ha immediatamente stoppato la regina di piazza Scala chiamando a raccolta gli amici, come Gianni Zandano del San Paolo di Torino e la francese Crédit Agricole, e seducendo un nuovo alleato: Paolo Biasi della Cassa di Verona. Percorso meno stretto per il Credito Italiano, ma non meno spinoso. L'intervento del gruppo guidato dalla Cariplo di Sandro Molinai-i e dall'Imi di Luigi Arcuti ha fatto lievitare nella corsa al Credito Romagnolo costi e rischi. Cosicché, proprio in questi giorni, anche il presidente del Credit Lucio Rondelli e l'amministratore delegato Egidio Giuseppe Bruno sperimentano quanto sia dura la concorrenza. Che invece ha sorriso al presidente del Rolo, Emilio Ottolenghi. Il quale, con la antica ma infallibile tecnica del «bel ritroso», è riuscito in poco tempo a far sabre il valore della banca che presiede di parecchie centinaia di mihardi. Valeria Franco Sacchi Modigliani ^^^^^^ Azeglio Ciampi Gianni Letta Antonio Di Pietro Marco Vitale Emilio Ottolenghi Franco Modigliani

Luoghi citati: Arcore, Canton, Pavia, Piacenza, San Paolo, Torino, Varese, Verona