Cecenia un conto da 5 mila morti

Ma Dudaev non molla In meno di un mese la guerra caucasica ha avuto un terzo dei caduti dell'Afghanistan egu teo degCecenia, un conto da 5 mila morti A Grozny si combatte casa per casa MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Tutte le indicazioni confermano: è in atto da sabato notte la terza offensiva russa su Grozny. Il micidiale cannoneggiamento dei due giorni precedenti era dunque la premessa tecnica classica per un'avanzata «terrestre». Confermata anche dal fatto che ieri l'aviazione ha cessato di bombardare il centro della città, per evitare di colpire le teste di ponte russe e i cecchini ormai piazzati in vista del palazzo presidenziale, dalla parte Nord-Ovest del mercato. Ventinove blindati russi sarebbero arrivati a metà giornata nei pressi del palazzo presidenziale, che era stato in mattinata colpito ben quattro volte dall'artiglieria pesante. Ma la sua conquista appariva ancora ben lungi dall'essere realizzata. I combattenti ceceni non possono più stazionare sullo spiazzo retrostante il palazzo, come avevano fatto nei giorni scorsi, tenendosi al riparo dell'imponente edificio, e sono costretti a restare all'interno. Ma ce ne sono centinaia, armati di tutto punto, e pronti a difendersi fino all'ultimo uomo attorno al vicepresidente Jandarbiev, il più alto in grado rimasto nel palazzo. Dudaev - secondo fonti sia cecene che russe avrebbe già lasciato la capitale e si troverebbe nel villaggio di Galancezh, insieme al distaccamento delle fedeli guardie del corpo. Il centro stampa del governo russo afferma, usando le formule rituali, che «le truppe federali hanno proceduto a operazioni di ripulitura» e che, nei quartieri conquistati, «è stato introdotto un sistema ai permessi» per coloro che vi entrano ed escono. La città starebbe dunque trasformandosi in un mosaico cangiante, i cui tasselli sono rappresentati da case e piazze conquistate o perdute dai due eserciti. Combattimenti violentissimi erano in corso ieri attorno alla piazza Minutka, dove i giornalisti sul posto hanno visto un blindato ceceno e numerose vetture private prelevare i feriti ceceni. I russi affermano di avere «ripulito» anche la centrale via Lermontov, mentre una fitta sparatoria di armi leggere si è udita attorno all'ex palazzo del comitato di partito. «Ci sono molti cadaveri russi attorno all'edificio», ha dichiarato alla France Presse uno dei combattenti che aveva preso parte alla battaglia, il 25enne Zaindè. I russi avrebbero perduto finora, nella terza offensiva, da 10 a 12 blindati e un centinaio di uomini. E starebbero avanzando lentamente in diverse altre zone. Ieri pomeriggio un distaccamento di truppe russe si è affacciato sulla linea ferroviaria nel punto dove essa interseca la via Lenin, ma si è ritirato subito dopo sotto il fuoco ceceno. Due carri armati - secondo la testimonianza di Javaldi Duliev, comandante di un gruppo di miliziani ceceni - sarebbero arrivati addirittura sulla piazza del palazzo presidenziale e sarebbero stati colpiti dal fuoco ceceno. Nel pomeriggio - evidentemente dopo che i russi hanno registrato difficoltà nella loro avanzata - il bombardamento d'artiglieria è ripreso con estrema violenza. L'aviazione non ha bombardato il centro cittadino, ma si è accanita sulla periferia a Sud-Ovest. Nel quartiere Oktjabrskoe i missili hanno abbattuto due case private uccidendo sul colpo cinque persone - tre donne e due bambine - e ferendone una decina di altre. La barbarie continua senza sosta. Grozny è ormai distrutta. Tre incendi si levano dalla raffineria principale, colpita anch'essa dall'aviazione. Il fumo acre del petrolio che brucia copre tutta la città. E si delinea ormai, da diverse fonti, il primo, spaventoso bilan¬ cio provvisorio delle perdite di ambo le parti. Nei giorni scorsi il settimanale Moskovskie Novosti citando fonti militari attendibili ma anonime - ha rivelato che le perdite russe sarebbero superiori a 2000 morti. E si tratta di un bilancio fermo al weekend di Capodanno. I comandi russi nasconderebbero le cifre e i cadaveri sarebbero stati seppelliti in fosse comuni eliminando le piastrine di riconoscimento. D'altro canto ieri l'ufficio stampa del governo ha pubblicato il proprio bollettino di vittoria, vantando l'uccisione di almeno 2500 combattenti ceceni, la distruzione di 26 carri armati, di 129 automobili private, di tre elicotteri e di 150 aerei di varia dimensione. Se queste cifre sono vicine alla realtà, la guerra cecena avrebbe già fatto quasi cinquemila vittime. E si tratta di cittadini di Russia, anche se combattono gli uni contro gli altri. Il confronto fa impallidire i bilanci delle perdite russe in Afghanistan, dove, in quindici anni di guerra il Cremlino calcolò, ai tempi di Gorbaciov, di avere perduto in tuUo quasi 15.000 uomini. La guerra di Cecenia, in meno d'un mese, ha cumulato un terzo di quella carneficina. E si tratta soltanto di combattenti. Il conto dei civili uccisi non l'ha potuto fare ancora nessuno. Forse non lo si saprà per molto tempo ancora. E, comunque, quello di oggi è purtroppo provvisorio. Giuliette Chiesa L'aviazione di Mosca ha cessato gli attacchi per non colpire le teste di ponte che sono arrivate in centro IL GIOIELLO DELL'ARMATA ROSSA Il T-80 è l'ultimo gioiello uscito dagli arsenali dell'URSS, prima che l'armata si disgregasse. Con un cannone da 125 millimetri, un peso di 42 mila chili e un motore a turbina in grado di sviluppare una velocità di 75 Km/h è stato ideato per combattere nelle pianure dell'Europa centrale. In una città diventa vulnerabile e inutile. UN "TAXI" VULNERABILE Il trasporto truppe Mtlb è uno dei protagonisti della battaglia di Grozny: armato di una mitragliatrice da 7,62 è stato ideato per trasferire sul campo di battaglia in condizioni di relativa sicurezza undici uomini. Ma il suo punto debole è la modesta corazzatura che lo rende invulnerabile solo ai colpi di piccoli calibri e alle schegge di granata. Un difetto che è costato la vita a molti soldati di Eltsin. IL BRACCIO CECCHINI Il fucile di precisione Dragunov, calibro 7,62, è la versione del celebre fucile d'assalto AK-47 destinata ai tiratori scelti. Un cecchino ben appostato è in grado di eliminare tutto quello che si muove nel raggio di 800 metri. Come hanno fatto i tiratori scelti ceceni. IL TERRORE DEI TANK Il lanciarazzi anticarro Rpg-7 è una delle armi preferite da guerriglieri e terroristi di tutto il mondo. Leggero e maneggevole, in grado di lanciare proiettili efficaci contro bersagli mobili fino a trecento metri, è lo spauracchio per le forze corazzate, soprattutto quando case e rovine assicurano ai lanciatori una relativa invulnerabilità. Un mezzo da trasporto truppe russo catturato dai miliziani ceceni fa la spola davanti al palazzo della presidenza, ieri a Grozny

Persone citate: Dudaev, Eltsin, Giuliette Chiesa, Gorbaciov, Jandarbiev